L'inizio
dell'anno è stato piuttosto preoccupante, per altro come l'anno
passato. Gli editori schierano i loro autori migliori, sperando nel
miracolo delle 'sfumature', ovvero nel best seller capace di
risollevare livelli di vendita decisamente bassi. Il clima generale
di incertezza non aiuta, vorremmo un paese migliore, ci ritroviamo
ancora una volta un paese diviso e paralizzato di fronte alla crisi
economica. E il nostro magico fantastico mondo dei libri per ragazzi?
Anche per questo settore i primi mesi del 2013 hanno confermato le
tendenze già evidenziate alla chiusura dell'anno passato, vediqui. Quindi una grande crescita delle collane economiche, dalla
E.Elle, alla Babalibri, alla Lapis, soprattutto nella sezione delle
prime letture, con Stilton che viene giustamente lasciato a dormire
fra gli scaffali e le collane tascabili storiche che confermano la
loro posizione. Basta questo a rassicurarci? Assolutamente no,
considerando il costo rappresentato, per le librerie, da un catalogo
significativo. Ovvero, tenere tanti titoli esposti è un costo,
soprattutto perché le vendite si vedranno soprattutto nella seconda
metà dell'anno. Avete idea della situazione delle librerie a Roma?
C'è chi non ha i soldi per comprare la carta igienica, chi fa rese
finanziarie, ovvero rende i libri per non pagare i fornitori, chi
campa vendendo caffè. Lo stato dell'arte è questo. Vorrei sapere
quanti editori, nel pensare i propri progetti editoriali, fanno anche
i conti con chi concretamente dovrà far arrivare i loro libri al
destinatario finale, i bambini e le loro famiglie.
Quante librerie in
questi mesi hanno ridotto il loro catalogo, puntando sul 'sicuro',
ammesso che sicuro lo sia per davvero? Quante librerie hanno venduto,
nel senso letterale, lo spazio espositivo interno a grandi gruppi,
che, senza questa forzatura, sarebbero in inequivocabile declino?
Parlo, per dirlo proprio chiaramente, dei gruppi Giunti e Disney.
Quante librerie possono permettersi il lusso di coltivare un catalogo
difficile in cui, magari, ci sono titoli che vendono una copia
l'anno?
Ho già
detto, nel post d'inizio anno sul bilancio della passata stagione,
che ci sono libri obiettivamente difficili da vendere, che richiedono
l'individuazione di un lettore particolare, informato, disponibile
anche a proposte nuove e magari spiazzanti. Vediamo di capirci bene:
il mio mestiere, con l'esperienza che ho accumulato, consiste
nell'immaginare, quando vedo una novità editoriale, la tipologia di
persone cui può piacere, il cosiddetto target. Essere bravi in
questo significa garantire la vendita di quel determinato libro,
facendolo incontrare con il suo lettore 'tipo'. Ovviamente capita di
sbagliare in queste valutazioni, ma più si ha esperienza, più il
margine di errore si riduce. Quante volte sono rimasta basita di
fronte alle proposte, coltissime, elevatissime, dense di contenuti,
ma sostanzialmente lontane dai lettori, grandi e piccoli, con cui
lavoro quotidianamente. E questo a chi lo proponiamo? E' la domanda
che la mia collega Alba, preziosissima, e io, ci poniamo abbastanza
sconsolate. Se per vendere ogni libro dovessimo metter su laboratori,
presentazioni, corsi di aggiornamento staremmo davvero fresche. E
così ogni tanto qualche vittima c'è, qualche libro dal valore
incontestabile, ma dalla difficile comprensione, che ritorna a casa
con vendite minori dell'auspicabile. Per non parlare del prezzo di
copertina, uno dei principali scogli contro cui s'infrange qualsiasi
discorso di qualità. Un ragionamento su questo, fra editori, librai,
bibliotecari, bisognerà pur farlo, se vogliamo continuare a fa
crescere in tutti i suoi aspetti un settore dell'editoria, quello dei
libri per ragazzi, assolutamente vitale. Mi rendo conto che può
sembrare estremamente riduttivo pensare alla produzione editoriale in
termini di quote di mercato e di target; ma è quello che
implicitamente ed esplicitamente ci viene chiesto, individuare il
giusto lettore per quel determinato libro; spesso viene sottolineata
la riluttanza di molti librai ad imbarcarsi in imprese laboriose che
implicano costi gestionali non indifferenti, ovvero dedicare tempo
alla qualificazione di un settore, dedicargli adeguata comunicazione
e promozione delle diverse espressioni editoriali, imbastire rapporti
con scuole e biblioteche. Se questo vi sembra poco..sicuramente le
scelte di molte librerie di catena, di selezionare il catalogo in
base alle condizioni di acquisto, abbassa di molto la qualità
dell'offerta. E poi, diciamolo, ci sono gli acquirenti, i lettori o
chi per loro, mamme, nonne papà e che magari si fidano di più di
una pubblicità televisiva che di un consiglio ben calibrato dato da
un libraio.
D'altra
parte, è anche vero che, parlando sempre dalla realtà romana, siamo
partiti da una situazione di arretratezza culturale abbastanza
desolante per arrivare ad oggi ad avere numerose piccole librerie
specializzate e alcune grandi librerie, indipendenti e non, che hanno
dato spazio alle migliori proposte dell'editoria per ragazzi. C'è di
che preoccuparsi, ma se questo è il pessimismo della ragione,
l'ottimismo della volontà ci porta a resistere ancora nel difendere
la qualità editoriale contro la mercificazione e l'appiattimento. Mi
auguro che la prossima Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi,
che si terrà a Bologna dal 25 al 28 di marzo, sia anche una
proficua occasione di confronto fra editori, librai, 'promotori della
lettura', bibliotecari, tutti attori indispensabili nella crescita di
questo settore.
Eleonora
Nessun commento:
Posta un commento