IL CORAGGIO DI ESSERE LIBERI
(trad. Flavio Sorrentino)
Biancoenero Edizioni 2021
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"'Coraggioso'. La gazzella non aveva mai sentito quella parola, ma le piaceva.
Coraggioso.
Fino a quel mattino non sapeva proprio cosa volesse dire.
L'orso glielo aveva spiegato: 'Sei coraggioso quando hai paura di fare qualcosa ma la fai comunque.
'Per esempio?' Era una gazzella ebrea: rispondeva sempre a una domanda con un'altra domanda.
'Per esempio evadere quando si è prigionieri...'"
Sono in quindici, anzi in sedici a partire. Gli animali che una notte sono fuggiti dal giardino zoologico di Mosca. Alla guida, l'orso che per giorni e giorni aveva studiato un piano per eludere i controlli, aprire le gabbie, incoraggiare i più pavidi e sorvegliare gli intemperanti. Lui, che ora è diventato il re degli animali, perché il leone aveva scelto di restare in gabbia dove il cibo veniva servito comodamente due volte al giorno, ha dietro di sé piccoli come il porcospino e grandi come l'elefante. In fila ci sono anche un pinguino, tre lupi (almeno per un po'), una gazzella, una donnola, una iena, due scimmie, un coccodrillo, un asino e, per aria, un gufo e un grande trampoliere.
Nonostante il cancello dello zoo sia stato aperto con le chiavi che il porcospino portava sul fianco, gli animali titubano. Sono davanti a un grande passo.
Spetta all'asino, che più degli altri sa cosa sia la libertà, incoraggiarli a superare le inferriate. Tanto più che è in arrivo il guardiano che, in assoluto silenzio, non ne ostacola l'uscita, anzi si unisce al gruppo. Tra le mille incertezze dell'orso cui non piace fare il capo, gli animali si mettono in cammino.
In mente hanno di attraversare l'intera Russia e di andare verso la libertà.
Questa è la storia della loro traversata, molto più simile a una passeggiata che non una fuga dall'oppressione. Una traversata diretta verso un avanti, guidati dal loro istinto, ora che sentivano di possederne uno. Boschi, un fiume, neve, tanta neve, molte chiacchiere e molti pensieri li accompagnano, fino al punto in cui tutti capiscono sia arrivato il momento e il luogo dove fermarsi.
Un grande libro, pieno di cose belle, che va letto e riletto, guardato e riguardato.
Ha contemporaneamente il tono della favola con una sua morale non dichiarata, ma anche quello del racconto filosofico. Talvolta arriva anche la meraviglia del testo poetico. Però è anche una storia che racconta un'avventura, e nello stesso tempo sembra un testo per una breve pièce di teatro (da leggere per forza ad alta voce) e, come se non bastasse, è anche pieno di ironia e sapienza, ma è anche un'esperienza visiva che, tavola dopo tavola, ripete echi che arrivano da lontano, ma che sono parte di un immaginario estetico che in qualche modo ci appartiene.
E su tutto questo si diffonde una cura grafica e di stampa che non possono essere ignorate.
Complice il formato che a tutto questo rende omaggio, in questo lento e cadenzato dispiegarsi di immagini e dialoghi si entra in una dimensione diversa, un inverno russo, in cui i protagonisti assoluti sono gli animali. Raccontati con un doppio intento, ovvero quello di restituirli per quello che sono, di non snaturarli nelle loro attitudini, ma nello stesso tempo di renderli incarnazione di una qualche umanità nel mettere loro in bocca un linguaggio che è solo nostro. Per non parlare del contesto geografico che è allusivo di molto altro ancora.
In altre parole, e questo accade anche a livello visivo, sono riconoscibili nei loro profili, ma nello stesso tempo sono forme grafiche sintetiche, simboli di qualcos'altro, di più profondo.
Inevitabile partire dal testo che può essere letto, davvero, a livelli diversissimi.
Ci si può divertire alle battute della iena o ai battibecchi tra asino e orso sulle modalità di comando di una truppa di subalterni. Oppure si può decidere di volerne privilegiare l'aspetto più filosofico e, in quegli stessi brevi ragionamenti tra i due, porsi domande circa il senso ultimo del potere che si esercita sugli altri. Si possono cogliere gli spunti che la fuga dei lupi offre per ragionare sul concetto di istinto e su quello di libertà e cattività.
Ci si può interrogare sul significato simbolico che il guardiano muto e consenziente, che ha visto una rivoluzione e due guerre, ricopre.
Per non parlare del finale che non si può definire aperto, quanto piuttosto spalancato.
Il lettore è continuamente chiamato a spostarsi: tra il sorriso che nasce dall'ironia dei dialoghi, per esempio quello tra orso e iena di fronte ai soldati morti assiderati che alcuni vorrebbero seppellire, mentre lei apprezzerebbe come cibo surgelato, e la profondità delle questioni messe sul piatto, come per esempio l'assenza di giudizio morale che esiste in natura: "Puoi mangiarle, se vuoi. Ora sei di nuovo un animale selvaggio, un animale che mangia carogne. Nessuno ti giudicherà, qui".
Questa alternanza è continua e rende la lettura del testo nello stesso momento piena di dialoghi leggeri e ariosi e anche di silenzi e profondità.
Impossibile non fermarsi a sorridere e non fermarsi a domandarsi.
Continui echi di cose amatissime che risuonano nelle orecchie e negli occhi. Dagli animali filosofi di Toon Tellegen, all'orso in cerca di identità di Oran Lavie (lui, le tasche le aveva), dagli animali pieni di vizi e difettucci di Ulrich Hub, dall'effetto serigrafico nelle sovrapposizioni delle forme, al vezzo dei registri fuori registro, di Blexbolex, alla programmatica assenza del disegno alle sintesi, alla composizione del disegno e gli scorci di artisti che hanno fatto la storia delle avanguardie sovietiche.
Questo lo rende un libro indimenticabile.
Carla
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