I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO
CHE SPARIAMO NELL'ETERE
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE
PER FARE MERAVIGLIA
Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,
un anno di recensioni su Lettura candita.
Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!)
(BUM!)
Gennaio 2021
perché
Niente migranti, qui sono anime in viaggio. Questo modo di inquadrare la questione è frutto di una evidente 'abitudine' a leggere oltre la realtà dei fatti, a darne un contorno e una definizione inaspettati, a coglierne il senso profondo, a volare un po' più in alto del consueto rasoterra.
Volare alto significa anche essere capaci di rendere il più universale possibile le vicende dei singoli protagonisti. Vuol dire anche aver 'masticato e digerito' con maturità le questioni; in questo caso la storia personale di Angela Tognolini ha aiutato. Tuttavia, senza una profonda sensibilità e capacità di elaborazione, questo libro avrebbe potuto essere tutt'altro.
Questa angolazione, frutto di una diretta esperienza trasformata in buona letteratura, nei fatti, incolla le singole storie e i personaggi al nostro sentire, inevitabilmente.Ed è empatia.
perché
Questo romanzo della Rosoff ha non pochi punti di forza: la descrizione dell’ambiguità dei sentimenti, della confusione adolescenziale è rappresentata con estrema semplicità e naturalezza: il conflitto fra pulsioni irrefrenabili e consapevolezza di sé e dell’altro emerge chiarissimo nella protagonista, attratta da Kit, ma nello stesso tempo consapevole di essere una pedina nel gioco perverso del ragazzo. La seduzione è un gioco di sguardi, di inviti e di ritrosie, qui però privi di innocenza. La stessa ambivalenza sessuale, che nell’adolescenza rientra nella confusa ricerca dell’identità, è tratteggiata con sensibilità e intelligenza: la protagonista potrebbe benissimo essere un ragazzo: non ci sono descrizioni fisiche, né passaggi in cui questo sia chiaro, così come il finale svela come Kit sappia giocare con la seduzione a prescindere dall’oggetto del desiderio.
febbraio 2021
Rari sono quei libri che invece si pongono in modo maturo, intelligente, e sanno restituire la complessità della questione e, nel contempo, sono in grado di solleticare il pensiero del giovane lettore.
Tra questi rari, L'ospite. Rari, fortunatamente, non unici.
Il viaggio è un grande tema, legato spesso alla crescita e alla scoperta di sé; qui è anche la scoperta di un territorio, evidentemente molto amato, di cui si enumerano le piante, gli alberi, gli uccelli, gli insetti: dare un nome alle cose è dargli dignità e vita, è riconoscerne l’importanza, è vederle davvero per la prima volta. Da qui anche l’importanza della lingua, l’attenzione alla precisione dei dettagli, l’uso di immagini e metafore che danno vita anche al più banale dei suoni, al più comune animale.
Baccalario in questo riesce a mantenere un registro fra il realistico e il fantastico, a trasmettere alla lettrice e al lettore la magia della scoperta del mondo. Il viaggio di Billy è anche un omaggio alla vita del nonno e di chi ha vissuto la straordinaria stagione degli anni Sessanta e Settanta, con i miti, gli eccessi, le rivoluzioni che quegli anni hanno portato.
Billy è un personaggio ben disegnato, un ragazzino che si porta sulle spalle il peso delle assenze degli adulti: la madre mai conosciuta, il padre travolto dai propri problemi, il nonno lontano. Eppure ha imparato a cavarsela, ha imparato a gestire i momenti difficili con l’esercizio della enumerazione, degli elenchi mentali che acquietano le sue ansie.
A caldo, mi viene da dire che questa è la prova migliore di Baccalario, un romanzo che i ragazzi leggeranno come un’avventura appassionante, ma che sarà apprezzato anche da chi, come me, può girarsi a guardare gli anni passati e riconoscersi qua e là nel ritratto di un’epoca.
marzo 2021
perché
La bellezza del libro è sotto gli occhi di tutti.
La prima cosa che colpisce è la qualità del disegno. Una linea chiara, pochissimi colori, il marrone dei capibara e del cane, il rosso del tetto dei bargigli e dei cappelli dei cacciatori. Il resto è la matita, sapientissima, di Alfredo Soderguit, uruguaiano, che ha al suo attivo più di 50 libri illustrati e un film d'animazione, Anina, pluripremiato anche quello.
Immediatamente dopo arriva un testo che è essenziale, si potrebbe definire addirittura lapidario.
perché
La realizzazione richiama la pittura su tavola, con diversi strati di fondo, che traspaiono nell’ultima stesura, dando una profondità inconsueta all’immagine, uno spessore, giocando, nello stesso tempo, sui richiami cromatici fra fondi e oggetto in primo piano; basti guardare l’immagine del cane, in cui le ombre, tratteggiate con un colore freddo, alla Cezanne, sono tratte dal verde dello sfondo, mentre il rosa carne e il rosso fungono da lumeggiature.
I fondi scuri sono quelli che più direttamente richiamano lo stile delle nature morte, con il soggetto esposto con un contrasto cromatico forte: la pera intera e la pera a metà, il limone, il baccello di piselli aperto e chiuso, sono tutti realizzati così.
Grande tecnica, quindi, al servizio di una sorta di repertorio naturalistico messo a disposizione di osservatori e osservatrici curiosi.
aprile 2021
perché
Oliver Jeffers in una delle sue maggiori eccellenze.
Su una fitta rete di riferimenti costruisce una storia che assume all'istante il carattere archetipico della favola e inizia come una fiaba. La favola d'altronde ha il merito, nonché il compito, di parlare una lingua universale e di farlo con poche ma esatte parole. Non sono forse questi alcuni degli elementi utili, ovvero necessari, per creare un albo illustrato? Brevità, chiarezza e senso?
E questo è un fatto.
riferimenti, che i lettori più piccoli non hanno neanche bisogno di cogliere, sono invece fondamentali per tutti coloro che apprezzano e studiano questo autore, riconoscendogli un talento fuori dal comune e un pensiero di spessore.
perché
Regina Giménez è un’artista affermata, con uno stile pittorico molto definito, che si sposa perfettamente con le necessità esplicative di un libro di divulgazione.
Il suo universo è geometrico, richiama alcune opere di Kandinskij, laddove il gioco dei cerchi di diverse dimensioni costruisce lo spazio. Qui propone le sue immagini con le necessarie imperfezioni, i tratti a matita che traspaiono, senza mai perdere in precisione. Si potrebbe a lungo filosofare sul rapporto fra arte e scienza, rapporto sempre vitale e che qui trova una bella esternazione. Ma quello che è più importante, qui, è che questo linguaggio, che risponde alle necessità di equilibrio di forme e di colori, è perfettamente funzionale alla missione che si è data: spiegare l’Universo ai bambini, per quel poco che ne sappiamo. Realizzando un piccolo miracolo: essere perfettamente fruibile dai bambini, anche alle prime armi nell’affrontare il Cosmo, ma, nello stesso tempo, essere un’apprezzabile prova d’artista.
maggio 2021
perché
Ci sono autori che meritano un tempo diverso. Un tempo che si possa distinguere, possa essere percepito come 'altro' rispetto a quello consueto.
Tellegen e Cneut, due passioni che condivido con l'editrice, sono tra questi.
Un tempo che forse sono loro stessi a suggerire, o per meglio dire, a rendere necessario. Un tempo denso. Un tempo lungo abbastanza per godersi, tavola dopo tavola, la botanica di Cneut e il bestiario di Tellegen. Per farsi attraversare dalle scelte cromatiche dell'uno e dall'immaginazione dell'altro.
E da qui, la prima ragione per averlo 'covato' un bel po'.
È sotto gli occhi e nelle orecchie di tutti che Toon Tellegen e Carll Cneut parlino lingue affini, condividendo una comune radice culturale. I Paesi Bassi, regione di grandi filosofi e pensatori e di immensi pittori e incisori, nederlandese l'uno e belga l'altro dimostrano in questo libro perfetta conoscenza del grande passato che li tiene insieme e che rende armonici i loro rispettivi linguaggi espressivi, i loro rispettivi immaginari.
Entrambi capaci di creare mondi alternativi alla quotidianità, e tutto sommato anche parecchio diversi, rispetto alla consuetudine cui ci hanno abituato i libri per l'infanzia.
perché
Singolare, dunque, l’attualità di questo romanzo, anche al di là del suo contesto specifico; è un romanzo imperfetto, con un ricorso in alcuni punti eccessivo a metafore e paragoni; ma è una storia molto viva, vicina alla sensibilità di giovani lettori elettrici, dai dodici anni in poi, scritta con uno stile diretto, esplicito, e con un grande ritmo narrativo.
Vale la pena leggerlo.
giugno 2021
perché
La cosa che colpisce di più in questo buon romanzo è l'abilità della Nicholls di essere credibile, pur nell'apparente assurdità dell'intera vicenda.
Il piacere che spesso la buona letteratura genera nei propri lettori, ovvero la c.d. sospensione dell'incredulità: lo so che non è vero ma ci voglio credere, qui è diffuso e capillare.
In primo luogo, la situazione di partenza: tre fratelli che vivono da soli, sotto la tutela del maggiore, è già un bell'avvio, narrativamente parlando. Di fatto, nella vita di questi ragazzini ora non c'è nessun adulto di riferimento: padri andati o morti, madre fatta fuori da un cancro, nonni affettuosi, ma anziani e in una casa di riposo, zia Grace anaffettiva e basata in Australia, cugina Jo troppo occupata, zio Evan gretto e meschino, al limite della perfidia: di certo il peggiore. Se tutto questo può sembrare effettivamente un buon inizio per un romanzo di fine Ottocento, nel 2021 potrebbe sembrare inverosimile, e anche un po' stucchevole. E invece questo non succede. Perché nella voce narrante, quella di Holly, c'è talmente tanta verità che il lettore, pagina dopo pagina, le va dietro. E basta. I singoli personaggi che, attraverso gli occhi di Holly, anche il lettore vede riga dopo riga, assumono spessore e credibilità nel loro essere la risultante di un complesso intreccio tra bene e male, tra difetti e pregi, tra debolezze e forza. Esattamente come accade nella realtà: qui nessuno è buonissimo o cattivissimo, ma tutti si muovono in quella zona intermedia che appartiene alla finitezza umana. Holly sa vedere i difetti, le manie, le fragilità, i limiti, ma anche le aspirazioni, le sensibilità e in generale i sogni di ciascuno.
[continua]
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