CAPIBARA SEMPRE
Intrusi, Alfredo
Soderguit (trad. Sara Ragusa)
Terre di Mezzo 2021
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Quello era un
luogo confortevole e sicuro.
La vita era tranquilla,
ognuno aveva un compito.
C'era da mangiare per
tutti e non succedeva mai niente di strano.
Finché un giorno
arrivarono i capibara."
In quel piccolo pollaio non lontano dalla palude vivono -per ora- una decina di galline, un gallo e tre pulcini. Al di là del recinto, un cagnaccio fa la guardia. Quando, dal canneto, si affacciano un gruppo di capibara di diverse misure ed età, tra il pollame si scatena lo scompiglio. Sono tanti, pelosi, bagnati e troppo grandi. Per loro non c'è posto, ma i capibara non hanno nessuna possibilità di fare dietro front, perché in laguna si sono accampati i cacciatori che, in barca, perlustrano i dintorni con i loro binocoli.
L'unico modo che i
capibara hanno per restare è quello di sottostare alle quattro
regole insindacabili imposte dai polli.
Contravvenendo alla
regola numero due, un cucciolo di capibara 'sbarca' sulla terraferma
e fa conoscenza con un pulcino, il più curioso e intraprendente dei
tre. Coraggioso a tal punto da avere l'ardire di andarsi a fare un
giro in acqua sulla schiena del suo nuovo amichetto capibara. Ripreso
aspramente dal gallo, viene fatto rientrare, ma il pulcino
dall'indole audace si mette di nuovo nei guai e sta per finire tra i
denti del cane quando l'intero gruppo di capibara si schiera...
Da questo momento in
poi, nulla sarà più come prima...ma proprio nulla!
Un annetto fa usciva
per Ekaré con il titolo Los Carpinchos o Els Capibares, i capibara,
in Spagna e Venezuela e dopo poco veniva premiato come miglior libro
in lingua spagnola dalle Biblioteche pubbliche di NY, selezionato tra
i White Ravens 2020, vinceva il Premio Quatrogatos nel 2021, veniva
selezionato nella rubrica Babelia del quotidiano El País, e
recensito magnificamente dal Kirkus Review, ancora prima della sua
uscita ufficiale negli Stati Uniti per la sua edizione in lingua
inglese che avverrà il 13 aprile.
Vorrà pur dire
qualcosa. Va da sé che nelle diverse lingue i capibara stanno
conquistando ziti zitti anche l'Europa, oltre che il pollaio di
partenza.
La bellezza del libro è
sotto gli occhi di tutti.
La prima cosa che
colpisce è la qualità del disegno. Una linea chiara, pochissimi
colori, il marrone dei capibara e del cane, il rosso del tetto dei
bargigli e dei cappelli dei cacciatori. Il resto è la matita,
sapientissima, di Alfredo Soderguit, uruguaiano, che ha al suo attivo
più di 50 libri illustrati e un film d'animazione, Anina,
pluripremiato anche quello.
Immediatamente dopo
arriva un testo che è essenziale, si potrebbe definire addirittura
lapidario.
Terza qualità sta
nell'uso sapiente dello spazio della pagina, o meglio della doppia
pagina. Le immagini chiuse con la cornice, secondo uno schema più
che canonico, sono sempre molto equilibrate e sempre bilanciate con
cura tra destra e sinistra, senza invasioni di campo: galline da una
parte, capibara dall'altra; bianco contro marrone. La cucitura della
legatura a fare da silenzioso spartiacque tra i due mondi.
E quando invece, per
ragioni di contenuto, le cose si mischiano ecco che anche l'uso dello
spazio registra un cambio di passo. Quando c'è da accelerare
arrivano le sequenze e quando c'è da frenare arrivano le tavole a
piena pagina in cui il bianco e il marrone si toccano e ibridano
molto di più.
A questo punto, nel
mettere in relazione l'immagine e la parola, Soderguit è capace di
far sollevare il libro in un continuo gioco, anche questo
sapientissimo, tra i due codici. Vola alto lasciando dietro di sé
una scia di raffinata ironia che non si rivolge più solo ai bambini,
ma chiama dentro anche il lettore più malizioso. Ironia che è in
grado di costruire storie interne alla storia più grande: una di
queste è quella che riguarda solo le galline, quelle che non
eseguono i compiti loro assegnati...
L'altro grande suo
colpo di genio sta nell'aver scelto personaggi e contesti che possono
immediatamente diventare emblema di qualcos'altro. Mettiamo in
elenco, senza voler spiegare tutto, il colore dei capibara e quello
delle galline, oppure la simbologia che c'è dietro un pollaio o
dietro una stagione venatoria. O ancora, nella scena finale, del
tutto silenziosa quanto allusiva al fatto che nessuno può dirsi
esente da un destino 'migratorio' verso la libertà e il proprio
riscatto.
Ed è così che il
libro si guadagna anche un messaggio preciso e condivisibile.
Il titolo italiano,
unico tra tutti, proprio a questa questione sente il bisogno
impellente di alludere.
Certo, lasciarla
inespressa fino all'ultima pagina, concentrandosi piuttosto sul nome
esotico di questo buffo e socievole animale, assecondando così la
scelta dello stesso Soderguit, e assecondando il suo evidente e
diffuso gusto per il non detto, non sarebbe stata una cattiva idea.
Carla
Noterella al margine.
Tra i tanti non detti a parole, ma disegnati con cura ci sono molte
delle abitudini dei capibara, i più grandi roditori al mondo diffusi
nelle zone paludose del sud America: il vivere in piccoli gruppi di
esemplari di età differenti, il loro habitat naturale tra i canneti
degli stagni, la loro passione per la vita acquatica e, la più
caratteristica, l'abitudine di portare in groppa, anche nuotando,
spesso e volentieri altri animali, come uccelli e.... forse anche
galline.
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