NELLA SUA PELLE
‘The skin I’m in’ è il titolo
originale del romanzo pubblicato nel 1998 dalla scrittrice
afro-americana
Sharon G. Flake; Giunti lo traduce nel
sottotitolo, ‘Il colore della mia pelle’. La scelta editoriale
coglie l’attimo, l’attenzione alle tensioni razziali, così forti
negli ultimi anni negli Stati Uniti e non solo.
Il romanzo racconta la storia di
Maleeka Madison, tredicenne dalla pelle molto scura, che frequenta
una scuola non certo di prim’ordine e del suo incontro con
un’insegnante dall’aspetto non proprio comune e dai modi
piuttosto irrituali. Le vicende di Maleeka, che ci parla in prima
persona, sono piuttosto complicate: è orfana di padre, la madre ha
faticato non poco a riprendersi dal lutto, grazie anche alle
improbabili attività di sarta; a scuola non è popolare e sopravvive
grazie a Charlese, ragazzina viziata e decisamente prepotente, che si
serve dell’amica per superare le prove scolastiche, ma
sottoponendola continuamente a ricatti e soprusi.
Poi c’è John-John, che ha avuto una
cotta per lei e si è sentito respinto e si si vendica schernendola
in continuazione.
La verità è che la ragazza non si
piace: si vede troppo scura, troppo alta, troppo magra; non le
piacciono i vestiti che le cuce la madre, non le piacciono le
‘amiche’ di Charlese, un giro di bulle di periferia. In compenso
le piace la matematica e, grazie ai metodi poco convenzionali della
professoressa Saunders, scopre anche che le piace scrivere.
E poi c’è un ragazzo, Caleb, che
timidamente le si avvicina.
Ovviamente, non stiamo parlando di una
scuola qualsiasi, ma di una di quelle scuole di periferia, non troppo
costose, che raccolgono alunni e alunne dei quartieri poveri; intorno
alla scuola, strade malfamate, teppisti, paure e coraggio che si
tengono a braccetto.
Maleeka ci racconta tutto questo in
un’altalena di stati d’animo, che alternano la speranza di una
vita diversa, normale, alla sensazione di essere chiusa in trappola,
all’interno di contesti violenti da cui non riesce a sfuggire.
Proprio per la sua difficoltà a reagire ed allontanarsi da Charlese
e le sue amiche, si fa coinvolgere in un atto di vandalismo dentro la
scuola. Ma non tutti credono alla versione ufficiale dei fatti e
quindi forse ci sarà per lei una possibilità di riscatto.
Come ambientazione e tematiche, questo
romanzo si affianca a quelli, decisamente successivi in termini
temporali, di Reynolds, in particolare a ‘Ghost’
,
a dimostrazione che venti anni non sono riusciti a modificare in modo
significativo la condizione degli afro-americani poveri: in entrambi
i romanzi sono raccontate famiglie monoparentali, difficoltà
economiche, un contesto sociale pericoloso e spesso violento.
Maleeka ci racconta, però, qualcosa di
in più: la difficoltà di amarsi quando si ha la pelle nera, troppo
scura, troppo lontana dall’ideale di bellezza rappresentato dalle
ragazze caucasiche. Non stare bene nella propria pelle, vedersi
brutta, introiettando un pregiudizio negativo, direttamente o
indirettamente razzista. Ma come tanti romanzi ci hanno raccontato,
la discriminazione per le peculiarità di alcuni individui non
riguarda solo il colore della pelle: scoprirlo per la protagonista di
questo romanzo è anche l’inizio di un percorso di accettazione di
sé.
Anche qui, come in altre storie, la
scuola è il principale strumento di emancipazione messo a
disposizione dei più giovani; spesso ce ne dimentichiamo, anche qui,
ora, accade che una pandemia allontani dal percorso scolastico quei
ragazzi e quelle ragazze più fragili, che non riescono a condividere
le magnifiche sorti e progressive della tecnologia.
Non stiamo parlando, dunque di
condizioni astratte e distanti: discriminazioni, bullismo, precarietà
economica, fragilità delle famiglie più esposte economicamente,
sono condizioni che continuano a presentarsi soprattutto nelle
periferie delle grandi città. Tanti ragazzi e ragazze sono lasciati
soli ad affrontare problemi troppo grandi per loro.
Singolare, dunque, l’attualità di
questo romanzo, anche al di là del suo contesto specifico; è un
romanzo imperfetto, con un ricorso in alcuni punti eccessivo a
metafore e paragoni; ma è una storia molto viva, vicina alla
sensibilità di giovani lettori elettrici, dai dodici anni in poi,
scritta con uno stile diretto, esplicito, e con un grande ritmo
narrativo.
Vale la pena leggerlo.
Eleonora
“The skin I’m in. Il colore della
mia pelle”, S. G. Flake, Giunti 2021
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