L'amico perfetto, Jon Agee (trad. Alessandro Zontini)
Il Castoro 2025
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Benvenuta al rifugio per animali Valle Felice.
Sei alla ricerca di un porcospino?
Di una donnola?
Ho un armadillo davvero adorabile.
No, grazie.
Vorrei un cane."
L'elegante quanto allampanato gestore del rifugio per animali comincia così una lunga trattativa con questa bambinetta vestita di giallo che gli arriva sì e no al ginocchio.
Nonostante la sua chiara richiesta, l'allampanato signore comincia a proporle una serie di animali piuttosto insoliti: dal formichiere, al babbuino al pitone. Persino un pesce rosso, morto!
La bambina è piccola ma granitica nella sua scelta. Lei vuole un cane.
All'allampanato signore non resta che il sotterfugio, ovvero propinarle come cane un'iguana travestita.
La piccola ha capito l'antifona: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in quel rifugio non ci sono cani da adottare, ma solo animali esotici. E quando lei è ormai sulla porta con l'intenzione di andarsene, il signore allampanato le chiede che cosa effettivamente un cane abbia di tanto speciale.
La risposta è immediata: un cane è leale, affettuoso, intelligente, coccoloso, divertente, coraggioso, insomma è l'amico perfetto...
Ma allora forse lui ha tra i suoi animali qualcosa che possa soddisfare il desiderio di quella bambina vestita di giallo...
Ci sono un paio, in realtà almeno quattro, caratteristiche che si ripresentano con una certa regolarità negli albi di Jon Agee. Qualità del disegno, a parte.
Abitati da un'infanzia gagliarda.
La relazione grandi e piccoli.
L'assurdo che prorompe nel consueto.
I loro testi che sono per voce tonante. Impossibile esimersi dal leggerli ad alta voce.
Partiamo dai bambini e dalle bambine che mette in scena.
Qui come già in Papà è un albero vediamo due piccoline impastate di determinazione che hanno le idee molto chiare sul da farsi e su cosa volere per sé. Altrettanto tetragoni sono stati il piccolo B che ha salvato la sua famiglia e ha deciso di non partire con loro per la Florida per rimanere invece tra le renne, la neve e gli elfi, oppure il piccolo astronauta che su Marte va cercando la vita, e la trova.
Direi che Jon Agee è schierato. E questo lo si vede ancora di più quando, accanto a questi bambini gagliardi, mette degli adulti che sono sottomessi, come nel caso del papà di Maddy che nel giardino apre le braccia e fa l'albero, con qualsiasi tempo, o come questo insistente quanto inadeguato gestore di rifugio per animali. Il suo ruolo è quello di rilanciare con le carte (animali) che ha in mano (nel retrobottega), cercando di turlupinare la sua caparbia cliente.
Tanto più lui tira fuori, con il sorriso dell'imbonitore, animali improbabili e molto diversi dal cane che lei cerca, tanto più crescono nel lettore la stima per la ragazzina e la commiserazione per quel poveretto.
Questo conferma la posizione di Agee nei confronti della classe degli adulti, che dai suoi libri escono sempre un po' malconci. Salvo poi essere ripescati proprio all'ultimo con un guizzo narrativo, una sorta di colpo di scena che ha il compito di far nascere una bella risata liberatoria, alla e vissero tutti felici e contenti!
E a proposito di comicità e risate Jon Agee dimostra di sapere molto bene quali ingredienti usare perché i suoi libri siano sempre divertenti. Il surreale, l'assurdo che si infila in assoluta scioltezza in un contesto del tutto "normale". E una capriola sul finale.
Pensiamo all'abitante di Marte, o agli elfi al polo, o ancora al muro che divide la scena ed è in corrispondenza esatta della cucitura della legatura del libro, in Il muro in mezzo al libro.
Qui c'è questo improbabile omone elegante che propone alla ragazzina animali ancora più improbabili di lui, comparendo, ovvero entrando in scena, per esempio con un pitone come sciarpa o un pesce rosso in verticale nella sua boccia di vetro.
Impossibile non ridere a ogni giro di pagina, così come era impossibile non ridere a ogni giro di pagina di Papà è un albero con l'entrata in scena di gufetti, pettirossi, cinciallegre ecc. ecc. che si andavano accumulando.
Qui ad accumularsi, nel crescendo consueto, sono le proposte di possibili adozioni.
Salvo poi, nel colpo di scena finale, concludere con una risata in cui si dimostra che i bambini sanno fare meglio di altri di necessità virtù.
A parte tutto ciò, ogni bambino sarà lì a fremere nell'attesa del nuovo animale e sarà impossibile, per chi legge, non assecondare con il tono di voce l'assurdità crescente della situazione.
E così si arriva al quarto punto: la scrittura per voce tonante.
Prima cosa: nessuna voce narrante, ma solo dialoghi serrati e, appunto, sempre crescenti in fatto di pathos. Almeno per quel che riguarda i poveri adulti. Al contrario, le bambine con cui discutono hanno come arma una calma serafica, dovuta alla loro serenità interiore.
I bambini sanno quel che vogliono, spetta agli adulti districarsi.
Almeno nei libri di Agee.
Carla
Noterella al margine. Più che in altri suoi albi, almeno in quelli tradotti in Italia, qui mi pare di notare una grande consapevolezza nel rendere il linguaggio corporeo dei due personaggi, parlante a sua volta e anche una capacità compositiva nell'alternanza delle tavole doppie, quelle singole, quelle al vivo e quelle con cornice. E meraviglioso è, come sempre, il rigone nero che tutto definisce.
Nessun commento:
Posta un commento