LA VIA MAESTRA
Babalibri 2024
NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni)
"Papà Reginald infilò una chiave enorme in una serratura altrettanto enorme.
Proprio in quel momento esplose un tuono, e un lampo spense le stelle.
Dall’interno della casa, una luce filtrò attraverso i vetri a losanghe e la porta chiodata si aprì rivelando una signora grassottella, imbacuccata in uno scialle di tartan.
«Per san Giorgio e sant’Uberto!» mormorò. 'Entrate, entrate!' La famiglia March, Miss Noah e Jim si riversarono nel salone di Forest Lodge."
La famiglia March (ma guarda il caso di questo cognome...) si compone di Horace, nove anni, sua padre Reginald, il nonno March, la cugina Olivia, una giovane fanciulla dalla voce di seta e dai modi garbati. Con loro viaggia l'istitutrice Miss Noah e temporaneamente Jim, un ragazzetto locale che li sta scortando, suo malgrado, per l'ultimo tratto di strada verso Forest Lodge, in quella notte di tempesta.
Sbattuti dal vento, arrivano finalmente nella avita dimora scozzese, dove ad attenderli - nonostante l'ora tarda - c'è la servitù. In testa miss Cook, la cuoca che, con fare bonario, li accoglie con una tazza di tè ancora caldo. Jim, che non vede l'ora di svignarsela da quel lugubre maniero nella brughiera, riprende la sua carrozza e torna indietro con il suo kilt svolazzante, non prima però di aver incrociato lo sguardo di Olivia che, nonostante la dolcezza, a lui ghiaccia ancora di più il sangue...
Cosa tiene a distanza il giovane Jim da Forest Lodge? Quello che tra un po' anche i nuovi inquilini apprenderanno. La dimora, come spiega a mezze parole miss Cook, è abitata dal fantasma di Lord
Aloysius Mac Bligh. Oggi più irrequieto del solito. Perché?
Questa è proprio una vera e propria storia di fantasmi!
Le storie di fantasmi di norma prevedono alcune costanti.
La prima: il fantasma di solito è fantasma, ossia spirito vagante e inquieto, perché qualcosa nella vita terrena gli è andato storto e quindi, da morto, non potendo trovare consolazione e pace, le cerca a ogni costo. Tra la vendetta e il risarcimento danni...
La seconda: i fantasmi sono immateriali e di solito invisibili, o per meglio dire, sono in grado di dare segni precisi della loro presenza: rumori di vario genere, dallo scricchiolio in su, oggetti che si spostano senza apparente ragione, venticelli, sussurri.. Olivia o Oh, Livia? Talvolta voci cupe e lugubri fuori campo. Cose così.
La terza: la notte è il loro momento preferito per presentarsi.
La quarta: è difficile trovare fantasmi al settimo piano di un condominio affollato di una grande metropoli. Amano piuttosto i luoghi isolati e un po' lugubri (ammesso che anche il condominio non lo sia, lugubre). Di sicuro i luoghi che per loro hanno un preciso significato e legame con la vita passata.
Dato che molti dei migliori autori di storie di fantasmi sono anglosassoni (esiste una significativa tradizione che arriva dall'Estremo Oriente, ma...) i castelli o le dimore avite nella brughiera sono i loro contesti preferiti. Ma non disdegnano anche i cimiteri (a km zero).
La quinta: stando alle costanti 1, 2, 3 e 4 le storie di fantasmi sono spesso nate per far paura. Ma non sempre. Diciamo meglio, esiste fior di letteratura in cui il fantasma inquieta e perturba, visto il suo arrivo da un passato irrisolto, ma esistono anche esempi nati per far ridere, da Wilde a Jerome K Jerome.
Tuttavia il perturbante resta la via maestra.
Ecco. Anche in questa storia 'canonica' le prime quattro costanti ci sono tutte.
Il suo bello però sta nell'aver rispettato anche la quinta, che in un libro per bambini che stanno imparando a leggere lo stampato minuscolo - quindi tra i sei e gli otto anni - non è poi così scontato.
La cosa che colpisce qui è il buon lavoro che Malika Ferdjoukh ha fatto sulle cinque costanti di appartenenza a un genere: contesto, lessico, l'iconografia, Shakespeare che è fonte di ispirazione dall'Amleto a Romeo e Giulietta. E molto altro, volendo spigolare. E poi quel bel nero anche in copertina di Édith.
E il finale. Quel finale senza aggiustamenti inutili o peggio pacificatori.
Ormai moltissimi anni fa quando lessi per la prima volta Le streghe di Dahl fui colpita dalla storia, ma soprattutto dal finale. E da quella lealtà enorme dimostrata da Dahl nei confronti dei propri lettori nel dichiarare che le cose alle volte prendono una strada imprevista da cui non si può fare ritorno.
Questo è solo per dire che Malika Ferdjoukh, un po' come Dahl, quando scrive storie, le scrive bene.
Carla
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