Se fossi Ugo, Sergio Olivotti, Giulia Pastorino
Corraini 2024
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Successe così.
Una mattina Ugo si svegliò e... non era più Ugo.
O almeno... non era più lo stesso Ugo di prima.
Ora era tutto uno scarabocchio.
Non era solo uno scarabocchio fuori. Anche dentro tutti i suoi pensieri sembravano una matassa disordinata...
La giornata andò come andò."
Ugo confida in domani. Ma le cose non cambiano, o meglio cambiano fin troppo, perché il giorno dopo è tratteggiato, quindi a puntini. Cosa questa, che gli provoca qualche guaio con la maestra. A seguire, ghirigoro e poi nebuloso.
Tutto questo continuo cambiare è piuttosto faticoso e destabilizzante per il povero Ugo e marginalmente anche per tutti quelli che gli ruotano attorno, amici e familiari. A stargli accanto ti poteva venire il mal di mare, nel giorno in cui Ugo era mosso. Oppure poteva succedere che i compagni lo considerassero un rompiscatole nel giorno in cui, essendo geometrico, aveva messo tutti in riga. La cosa però può avere anche i suoi vantaggi, perché quando è concentrico gli pare di avere in mente finalmente un obiettivo, anche se gli sfugge quale.
L'essere sempre diverso gli confonde la personalità e la percezione di sé, ma gli altri sembrano non curarsene poi troppo. Finché un giorno si sveglia e...
Sulla metamorfosi, anche temporanea, non mancano libri. L'argomento è decisamente caldo.
A parte la questione di fondo che si può riassumere così: ogni passaggio di stato lascia traccia di sé e tutti, un giorno sì e l'altro pure, si sentono un po' diversi dal giorno prima, qui accade anche qualcos'altro.
Non c'è il solito bambino che immagina di essere uccello o fiore, e che quindi vediamo con la sua testolina dentro una corolla o con un becco al posto del naso.
Qui c'è un bambino che, suo malgrado, attraversa una serie di condizioni che sono piuttosto insolite, anche per l'immaginario comune. E sono tutte legate a un ambito comune, quello della grafica, del segno (si badi non del disegno, dunque): dallo scarabocchio al ghirigoro, passando per il geometrico e il tratteggiato.
Dal labirintico al puntiforme con un passaggio attraverso lo zig zag.
E infatti l'idea esce da Olivotti e Pastorino ed è Corraini che la pubblica.
Se da un lato questo indirizza inevitabilmente la creatività di chi illustra, dall'altra suggerisce un significativo e poco retorico salto di specie tra l'essere una figura disegnata e una sua possibile corrispondenza nella sfera emotiva.
Cerco di spiegarmi: l'essere a zig zag sulla pagina diventa una bella sequenza di linee di matita nera tutte spezzate a formare angoli acuti che si orientano in tutte le direzioni. Una pagina al limite dell'astrazione in cui si intravedono gambette e occhietti e nasi - anche questi a zig zag.
Ma che cosa significa, nell'indole del povero Ugo essere così?
Significa essere in grado di fare cose tra loro anche molto diverse, significa essere multitasking, ossia essere in grado di palleggiare e chiacchierare con un amico, significa andare in bagno e allo stesso tempo stendere una maglietta.
Laddove il segno grafico si avvicina al nostro immaginario emotivo, le cose si semplificano un po' e quindi essere pungente non vuole dire essere solo raffigurato come un riccio di mare sulla difensiva, ma significa anche essere sgarbato e sarcastico con il resto del mondo. Facile.
In altri casi ancora la capriola che deve fare lo sguardo è più elaborata.
Penso per esempio all'essere concentrico, in cui è già il testo ad alludere a una serie di oggetti concentrici: i cerchi nell'acqua o il tiro a segno per poi atterrare a piedi uniti e con stile sul fatto che l'essere concentrico abbia a che fare con l'avere un obiettivo (vabbè, non importa quale).
Ma, presa una direzione ancora diversa, in altri casi la capriola la deve fare il pensiero ed è ancor più elaborata. Un esempio potrebbe essere il ghirigoro che è un segno arzigogolato e che, parlando in senso metaforico, richiama raffinatezza e ricercatezza, cose che la sorella di Ugo nota e associa immediatamente al suo essere, o quanto meno sentirsi, elegante e ammirato.
E come tale, Ugo pensa di potersi atteggiare a bambino galante...
Analogamente essere labirintico porta a un esito emotivo di disorientamento, di perdita della coordinazione: allacciarsi le scarpe diventa un problema per l'Ugo labirintico.
E qui il testo fa un ulteriore saltino, quando accenna al fatto che se sei labirintico, difficilmente puoi vedere una via d'uscita. Ah, come è vero, sia in senso letterale sia metaforico.
Analogamente quando sei a puntini, l'intera superficie della faccia di Ugo si fa a pois, ma anche le parole scompaiono per essere sostituite dai consueti tre puntini di sospensione che in qualsiasi testo alludono a un silenzio, spesso basito, di certo a una sospensione della parola, soprattutto quando sono a fine frase... Ecco. Ed è in questa situazione che Ugo diventa timido, incapace di portare a conclusione discorsi o pensieri.
Divertente idea. E divertente eventualmente parlarne con altri ughi e ughe per vedere da vicino l'effetto che fa...
Carla
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