Quattro sorelle. Enid, Malika Ferdjoukh (trad. Chiara Carminati)
Pension Lepic 2021
NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)
"Per legge, zia Lucrezia era la loro tutrice, insieme a Charlie. Era stata una decisione del giudice, alla morte dei loro genitori: aveva ritenuto che fosse una responsabilità troppo pesante da addossare solo alla sorella maggiore. In pratica, questo si traduceva in un assegno di zia Lucrezia una volta al mese e in una sua visita una volta ogni morte di papa. Una soluzione che andava bene a tutti.
Quando Geneviève riattaccò, dopo numerosi ringraziamenti, scoppiarono tutte in una risata che sembrava un nitrito. Era, però, una risata forzata. Troppo esagerata per essere gioiosa, troppo forte per non nascondere un dolore più forte ancora."
Le cinque sorelle Verdelaine, orfane dei genitori persi in un incidente d'auto diciannove mesi prima, vivono tutte insieme nella loro casa di famiglia, Vill'Hervé, un grande edificio isolato, a un passo da una falesia sull'Atlantico.
Charlie, all'anagrafe Charlotte, ha ventitré anni ed è l'unica ad avere un lavoro presso un laboratorio farmaceutico. Ed è anche l'unica ad avere un fidanzato, Basile 29 anni, medico timido. Geneviève, per quanto i suoi impegni glielo permettono, dà il suo grande contributo nella gestione della casa, mentre le altre Hortense, quindici anni, Bettina tredici e Enid, appena nove passano le loro giornate tra la scuola, le amiche e i primi innamoramenti, la lettura e scrittura, gli scoiattoli e i pipistrelli.
Sebbene diversissime tra loro per indole, tutte loro hanno un segreto che le accomuna: tutte chiacchierano con i fantasmi dei genitori. Poche battute ogni tanto, quando loro gli compaiono davanti...
Questa è la loro magnifica storia che ruota inevitabilmente intorno a quelle potenti quattro mura che sono il loro baluardo di appartenenza: sono casa.
Questa è la storia di cinque caratteri principali e vari comprimari, il loro lessico famigliare, le loro relazioni interpersonali.
Qui basti sapere che è un vero piacere fare la loro conoscenza.
Nel 2003 Malika Ferdjoukh racconta una porzione della loro vita, dedicando il titolo dei 4 volumi in sequenza a ciascuna di loro: Enid, Hortense, Bettina e, ultima, Genèvieve. Per ognuna di loro una stagione (alla quinta sorella nessuna mezza stagione).
A turno, capita che la sorella nel titolo si trovi quindi sotto una luce leggermente più intensa delle altre, ma è roba di poco. Come sarebbe anche nella vita vera, le cinque Verdelaine costituiscono un gruppo inscindibile, sotto molti punti di vista. Charlie è l'unica a non avere un volume che porti il suo nome, ma c'è sempre. Fortunatamente per loro e per noi.
Ad arrivare in Italia i quattro romanzi impiegano quasi vent'anni, infatti Pension Lepic li pubblica tra il 2021 e il 2022, credendoci moltissimo.
Cerca una traduzione che gli renda merito, e la trova nella penna felice di Chiara Carminati. E un bravo illustratore che fa centro con le quattro copertine. Al suo amato mare non rinuncia ma lo mette solo in quarta: davanti mette sempre lei, la Vill'Hervé, in quattro stagioni diverse, appunto.
Luca Tagliafico molto saggiamente la considera come fulcro narrativo delle quattro storie. Tutto passa attraverso quelle porte, finestre e scale...
A riscuotere successo, a giudicare dai timbri dei prestiti in biblioteca, parrebbe sopratutto Enid che ha la fortuna di essere la prima a comparire sulla scena editoriale.
Le ragioni di Pension Lepic sono molto condivisibili.
La prima: Malika Ferdjoukh, nonstante abbia scritto cose sempre molto convincenti, finora in Italia non aveva trovato un editore che l'avesse trattata come un personale fiore all'occhiello da mostrare nel catalogo dei titoli pubblicati. Pension Lepic decide di farlo.
La seconda: la letteratura d'Oltralpe, Lepic scommette su quella francese, almeno la narrativa per i ragazzi, sta qualche passetto avanti rispetto alla nostra, che si districa tra alcuni grandi talenti ed eccellenze, ma anche tra tanto artigianato, talvolta un po' mediocre.
La terza, invece, ha a che fare con questa storia in particolare. L'idea che una prospettiva del genere - un romanzo che racconti la storia di fratelli/sorelle orfani e soli al mondo - sia un plot vincente. Peraltro ne sono prova provata tanti altri fulgidi esempi. E forse Lepic questo lo sa.
Alcuni dei questi esempi, per certi versi, stupiscono per sovrapponibilità.
in verità, quando uscì Quattro sorelle.Enid tutti pensarono alle sorelle March della Alcott. Facile, direi quasi banale, il confronto.
Ma, a ben vedere, c'è ben di più che irrobustisce l'idea di partenza dei quattro romanzi della Ferdjoukh.
Primo fra tutti, l'indimenticabile Oh, Boy! Anche lì (nel 2000) famiglia azzerata già in partenza e questi piccoli fratelli che al momento di chiaro hanno solo l'intento di non voler essere separati e cercano di fare squadra. La penna felicissima della Murail fece il resto.
E, a onor del vero, va detto che le due scritture, quella di Murail e quella di Ferdjoukh (il discorso sulla narrativa d'Oltralpe non era dettato da una malcelata esterofilia), si assomigliano parecchio, in quel loro saper essere comiche e commoventi a distanza di poche battute.
Entrambe sanno essere lievi nel racconto dei fatti e profondissime nelle riflessioni che nascono nelle teste dei loro personaggi. Entrambe sanno stare in silenzio, quando non c'è alcun bisogno di spiegare, entrambe sospendono i loro giudizi e non danno soluzioni. Entrambe sanno dare spessore ai loro personaggi attraverso la famosa regola: Don't tell, show. Infatti entrambe sono eccellenti creatrici di trame e costruttrici di intrecci.
Orfanezza, fratelli o sorelle, la casa come perno: mi vengono in mente grandi romanzi: Nove braccia spalancate (ed. originale 2004), Hotel Grande A (ed. originale 2014), come pure La casa di Pine Island (ed. originale 2020), quest'ultimo con somiglianze belle forti, anche se non il migliore di Polly Horvath.
Fino a qui le affinità. Ma esistono anche due caratteri che mi paiono del tutto originali, e spettano alla sola Malika Ferdjoukh.
Il primo: lei è una grande amante dei fantasmi. E l'argomento le è così congeniale che quando può ce ne infila qualcuno...
In Quattro sorelle. Enid ce ne sono vari, ma i migliori sono quelli di mamma e papà. Malika Ferdjoukh ha saputo giocare, e rendere assolutamente normale, a tratti anche divertente, la relazione tra questi genitori e le loro figlie. Bella chiave per sdrammatizzare. La loro presenza 'fantasmatica', i brevi dialoghi e incontri con le figlie (nessuna delle cinque lo confessa alle altre e quindi pensa di essere l'unica a ricevere le loro visite) e genitori sono righe di pura bellezza.
Leggere per credere.
E secondo carattere peculiare: la sua abilità sottile nel non voler troppo definire un preciso momento storico in cui ambientare la storia.
A tratti, davvero sembra di essere in un romanzo dell'Ottocento (complice anche il formato?) con personaggi che potrebbero essere ottocenteschi, che si muovono in un contesto che a tratti lo potrebbe essere e poi entrano in scena oggetti o situazioni che riattualizzano il tutto al contemporaneo. Ma questa sapiente nebbiolina da brughiera e da falesia che avvolge tutto ha il merito di rendere ancora più universali personaggi e storia in sé.
Di nuovo, leggere per credere.
Carla
Noterella al margine. Complice forse il tipo di lavoro che faccio, complice una mia attenzione maggiore quando si parla di cibo, sono inciampata in quella che a me parrebbe essere una bella svista. Ho verificato anche nell'edizione francese ed effettivamente compare fin dall'originale...
Ma a quanto pare, tutti quelli che a vario titolo hanno lavorato sul testo, e quelli che l'hanno letto, non l'hanno notata o hanno preferito soprassedere...
Per me può anche partire un contest: tra pag. 66 a pag, 70, è lì.
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