lunedì 8 febbraio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CREDERE PER VEDERE
Nove braccia spalancate, Benny Lindelauf, (trad. Anna Patrucco Becchi)
(illustrazioni Isabella Labate)
San Paolo 2016


NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)

"'Allora?' disse Pap. 'Allora?'
Dinanzi a noi si ergeva, mezzo nascosto tra alberi e cespugli, un largo muro di mattoni rossi. In cima c'erano due piccoli abbaini non più grandi di uno strofinaccio da cucina. Poi per un bel po' più niente. Ma in fondo, tra l'erba incolta, si intravedevano ancora due sfiatatoi dello scantinato. Alcuni mattoni nel muro erano scalcinati e messi tutti storti.
'Allora?' insistette Pap."

Fuori le mura della piccola città, in fondo a una strada sabbiosa e battuta dal vento, c'è la casa dove i Boon si stanno trasferendo. L'ennesimo trasloco.
Nove braccia spalancate è il suo nome perché in lunghezza essa misura tre bambine con le braccia spalancate: le tre bambine Boon: Jes, Muulke e Fing, la maggiore e voce narrante. Quattro fratelli maschi, già ragazzi, a tirare la carriola con le masserizie insieme a Pap, entusiasta sognatore e scansafatiche. A chiudere il gruppo, nonna Mei. Con un piede (e mezzo) nella fossa, con un occhio da civetta che rotea da destra a sinistra, è lei che tiene le redini di questa famiglia. E' lei che si prende cura di genero e nipoti e la fa dal giorno in cui Mam, Cuore di Burro, è morta. E lo fa con polso fermo.
Questa è la loro storia. La storia di tre sorelle, tra loro molto diverse, ma inseparabili, di un papà che cambia sempre lavoro, di tre fratelli in cerca di fortuna, di una nonna custode di un passato segreto ai più e racchiuso in una valigia, detta il Coccodrillo, piena di vecchie fotografie e ricordi. Per ogni foto, un racconto che si snocciola spesso la sera. E assume spesso i toni della leggenda.
Questa però è anche la storia di una intera comunità e di un passato ormai quasi dimenticato che riaffiora qua e là, intorno a quella strana casa che ha la porta d'ingresso sul retro.


Le case sono luoghi vivi, sono scrigni che contengono le storie di coloro che le hanno abitate. Nove braccia spalancate non fa eccezione: piena di storture, di oggetti misteriosi, di grandi difetti di costruzione si rivela interessantissima agli occhi curiosi di Muulke che ne esplora ogni angolo, in cerca di indizi che permettano di avvalorare le sue ipotesi di continue tragiche tragedie. Le tragiche tragedie che la sua fervida fantasia produce con lo scopo primario di atterrire la piccola e fragile Jes.
Per le prime centocinquanta pagine dietro a Muulke collezioniamo stranezze, fatti misteriosi, passeggiate al vicino cimitero, incursioni nelle siepi, frasi sbocconcellate tra le assi del pavimento, cercando di trovare un senso logico alla magia che avvolge questo luogo. Ma brancoliamo nel buio. Nel contempo però ci costruiamo una idea più solida di chi siano i Boon e riflettiamo con loro su un po' di grandi questioni. Scopriamo che il Cuore di Burro, come quello che aveva Mam, non dura mai tanto e non è d'aiuto per mandare avanti una famiglia. E' più efficace il cuore di pietra di nonna Mei. Scopriamo che Pap ha in mente di diventare, con l'aiuto dei quattro figli maschi, sigaraio affermato. Conosciamo la sua filosofia di vita che ribalta il celebre 'vedere per credere' in un molto più poetico: 'credere per vedere'. Scopriamo che Jes ha il problema della spostola, ovvero una schiena troppo fragile che la costringe a essere sempre un passo indietro rispetto alle altre. E in fondo, scopriamo altri personaggi che solo in apparenza possono sembrare marginali...
E poi il Coccodrillo, finalmente, dopo un lungo silenzio, si apre di nuovo e nonna Mei comincia il lungo racconto, che dura una notte intera e cinquanta bellissime pagine che sono il cuore pulsante del libro, e che scioglie ogni mistero. O quasi. Cinquanta densissime pagine che raccontano un meraviglioso quanto difficile primo amore e un scontro tra culture.
Se i nodi più grossi sono sciolti e se il passato adesso appare meno oscuro, tuttavia rimangono irrisolte alcune questioni. A questo si dedica la terza parte, catartica, del romanzo. Cercare a tutti i costi la verità significherà per Fing il doloroso ma necessario superamento dell'età dell'infanzia: un confronto spietato con nonna Mei, una sfida improrogabile nei confronti del mondo adulto. Uno scossone forte che però ha il merito di dissolvere la nebbia. 


Con l'intervento di un misterioso e insospettabile deus-ex-machina ognuno finalmente trova il proprio posto nel quadro d'insieme. A chi desiderava essere angelo arrivano ali leggere da sopportare, a chi voleva sedersi al caffè con il re dei sigari viene concesso il privilegio, e a chi voleva il diritto di porre domande vengono date risposte.

Una storia che non può e non deve passare inosservata.
Un romanzo corposo, coerente nell'intreccio molto articolato, che oscilla tra presente e passato con grande disinvoltura. Vivace nel suo alternarsi di registri: dal comico che caratterizza le storie delle tre sorelle, al lirico delle pagine centrali, al drammatico delle pagine finali. Insolito per contesto ed ambientazione, quindi scevro da facili scelte editoriali, Nove braccia spalancate ha il ritmo e la complessità di un romanzo classico. Costruito intorno a un grande mistero, tiene vigile l'attenzione del lettore e nello stesso tempo gioca con essa, solleticandola ad un continuo esercizio di memoria al fine di tenere insieme tutte le parti della storia.
Movimentato nella lettura, grazie ai molti dialoghi, è nello stesso tempo saldamente ancorato ad alcuni nodi importanti su cui focalizzare una riflessione condivisa. Cosa significa veramente amare? E quanto è importante ricordare per capire? Quanto le vite di ciascuno si intrecciano con quelle degli altri?
Da non perdere.

Carla

Noterella al margine. Conosco la qualità di stile della traduttrice che anche in questo libro si riconferma. Resto tuttavia dubbiosa sulla scelta a mio avviso un po' abusata di lasciare in lingua originale un gran numero parole che, in originale, sono nel dialetto del Limburgo. Immagino sia frutto di una lunga riflessione e quindi sia una scelta dettata da rigore e fedeltà nei confronti del testo, ma ciò nonostante avrei preferito un 'tradimento' più prepotente.

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