I BINOMI FELICI
ovvero il rapporto tra immagini e testo
e tra autori e autori
A chi si occupa di albi illustrati, ovvero ne studia i meccanismi interni che li tengono insieme, capita spesso di ragionare su questa curiosa e direi unica relazione tra immagini e testo e che, in alcuni casi più felici di altri, si può a tal punto amplificare da esplodere letteralmente e rendere quell'albo - quelle parole e quelle illustrazioni - qualcosa di straordinario.
Spesso se l'albo è di un unico autore questa relazione tra testo e immagine è tutta risolta in una unica testa che ragiona per arrivare al massimo punto di armonia dialogica e quindi di efficacia fra i due codici.
Lavora perché il testo non sia ridondante, o peggio didascalico, nei confronti dell'immagine e viceversa.
La cosa si complica quando le due teste sono distinte, ossia quando nasce un testo nella mente di un autore e poi viene dato da illustrare a qualcun altro, o al contrario (ma questa è un'occorrenza più rara), un autore sulle illustrazioni è chiamato a costruirci intorno una storia.
Per esperienza, è capitato più volte di vedere che la sorte o la fortuna o le affinità elettive abbiano fatto sì che autori - rispettivamente di testi e di immagini - si incontrassero e che in questo loro comporre su spartiti differenti siano stati capaci di arrivare ad armonizzare a tal punto i loro rispettivi lavori fino a ottenere una magnifica e unica partitura. Terza.
Di questo si parlerà, proprio oggi e proprio ora, portando una serie di esempi illustri, durante un seminario all'interno dell'offerta formativa che il Festival Tuttestorie, al suo 19° anno, organizza per insegnanti o persone interessate alla letteratura per ragazzi a diverso titolo.
Tra gli autori che meglio incarnano questa capacità reciproca di puntare allo stesso intento - la miglior riuscita di un racconto illustrato - e di arrivarci per strade molto differenti (uno ai testi e l'altro ai disegni) ci sono Mac Barnett e Jon Klassen.
A suggellare la loro straordinaria capacità, non c'è solo una solida amicizia - da sola non è sufficiente - ma uno sguardo che punta nella medesima direzione.
Entrambi sono, per esempio, d'accordo nel dire che lavorare con qualcuno che non sei tu stesso a un albo illustrato, significa in qualche modo completare un'opera che è incompiuta.
Klassen continua a stupirsi del fatto che si tratti contemporaneamente di una gara di squadra e di una in solitario.
Torniamo all'effetto di amplificato.
Barnett dichiara quanto segue:
"Il libro illustrato è una forma d'arte unica, data dalla relazione tra testo e immagine, che lavorano insieme. Non lo ottieni allo stesso modo da nessun'altra parte.
Un po' i graphic novel, un po' i fumetti, ma i libri illustrati hanno il loro modo di lavorare che è correlato, ma diverso.
Il tipo di narrazione che rendono possibile, non si trova altrove. È una forma di vera ironia drammatica. Di pensiero visivo.
È molto complicato. Spesso il vocabolario - il livello di lettura, perché sono così spesso letti dagli adulti o destinati a essere letti da un adulto a un bambino piccolo - sarà molto più alto di quello di un romanzo.
I libri illustrati non sono un genere, sono una forma. In termini di insegnamento dell'arte visiva e di come funziona per i libri illustrati, penso che possa sempre essere utile separare il testo dall'immagine e davvero scomporre un libro illustrato, leggerlo senza mostrare le immagini né prima né dopo e mostrare come è o completamente sminuito o spesso semplicemente totalmente insensato senza quelle immagini. E questo è un ottimo primo passo per una conversazione su come i libri illustrati amplificano o completano la narrazione in un libro illustrato."
Come questo accada solo qualche volta, sarà argomento di chiacchiere a Cagliari.
Di certo contribuisce una rara sapienza e sensibilità da parte di chi scrive nel fermarsi nell'attimo giusto per non invadere il campo altrui, oppure essere così umile nel rimettere mano al proprio lavoro che spesso viene considerato così tanto ben fatto da non ammettere ritocchi se non peggiorativi...
Tutto questo lungo ragionamento è solo per dire che - assolutamente per caso - mi è finito nelle mani un libro in cui è Michael Rosen ai testi, ovviamente, e Quentin Blake alle illustrazioni.
Il libro si intitola Hard-Boiled Legs - The Breakfast book (che indovina il senso di questo titolo può esserne fiero!) e questa è una pagina talmente perfetta per mettere in concreto quanto teorizzato finora che non credo si debba aggiungere neanche una parola.
Carla
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