Papiro, Sante Bandirali
Marcos y Marcos 2024
Sta qui dentro, in Lettura candita per tre soli punti di tangenza.
Il primo punto di tangenza dipende dal fatto che racconta la storia di un piccolo, davvero piccolo e dei suoi primi anni di crescita in famiglia.
Il secondo punto di tangenza sono i molti libri di cui si parla, in modo velato o anche in maniera esplicita che riempiono gli scaffali della casa e ai quali il bimbetto non si mostra indifferente.
La terza tangenza sta nella testa dello scrittore, che è la stessa testa dell'editore Uovonero, i cui libri spesso qui fanno la loro comparsa.
Tre tangenze e chiudiamo il cerchio.
Non lo definirei un libro per bambini o ragazzi anche se non ne vieterei loro la lettura, perché comunque la storia guarda con un certo disincanto e una buona dose di ironia il complicato rapporto tra genitori e figli.
La storia è presto detta: due improbabili personaggi, Sofia Savi e Brando Cerberoni, sono marito e moglie ed entrambi sono sapientissimi studiosi (di ogni cosa). Tutto questo sapere, frutto di anni e anni di studi matti e disperatissimi, potrebbe perdersi con la loro fine terrena, quindi decidono di mettere al mondo un figlio. Pianificato tutto fin nei minimi dettagli, il bambino arriva: è Papiro. Perfetto come loro, amatissimo e sorridente con una unica ombra, diciamo piuttosto una peculiarità, che con il passare dei mesi incrina le loro sicurezze...
Da questo punto in poi, parte una grande sarabanda di riflessioni e pensamenti, ricerche e ragionamenti, nonché un buon numero di batoste che spaziano dall'ambito della medicina convenzionale a quello della filosofia, dalla logopedia (sto rivelando troppo?) alla paleografia, fino alla chiromanzia... per far sì che Papiro ottenga agli occhi del mondo un posto luminoso e preminente.
Peccato che in tutto questo turbinio si stia perdendo di vista cosa Papiro sia prima di ogni altra cosa: un bambino.
Cuore di mamma e cuore di papà, lascia fare a noi che siamo grandi, tu sei nostro figlio e quindi dovrai essere il migliore!
Papiro, almeno al principio, è un racconto che cresce piano, tra un'ironia e l'altra: nella nomenclatura (dove ci sono una serie di apici interessanti), nel contesto, nelle singole situazioni descritte - una su tutte l'atto di procreazione che dura tre secondi esatti, ma garantisce una perfetta riuscita del progetto, magari a scapito della soddisfazione personale e del ricordo...
Brando e Sofia sono due intellettuali 'spinti' e Bandirali nel raccontarli si prende gioco di loro, del loro habitat e della loro inaffondabile sicumera. Ma Brando e Sofia sono al contempo anche due genitori e Bandirali anche su questo aspetto non perdona. Li guarda perplesso, li ridicolizza, li rende goffi, sorride della loro mancanza assoluta di senso delle cose.
Ironico spesso e volentieri, al limite del sarcasmo, li compiange e nello stesso tempo li guarda con l'affetto del creatore, ma così facendo si toglie dalla scarpa un bel semino... e sotto sotto si mette lì a ragionare - per contrasto - su cosa significhi essere buoni e onesti genitori e bambini nuovi alla vita.
Accanto a questo che rappresenta il nocciolo della storia, Bandirali mette intorno molta altra polpa che colpisce per originalità di visione. Sto pensando alla breve ma esilarante divagazione sul frammento autografo del Vangelo di Marco che per chi ha fatto, come la sottoscritta, ben due annualità di Paleografia e diplomatica con il mai dimenticato e compiantissimo professor Petrucci, assume un valore ancora più emblematico ed esilarante.
E ancora. Ci devono colpire, a poche pagine dalla fine, le soluzioni che mette in campo e una su tutte, il repentino cambio di registro, di prospettiva, di narratore in un inaspettato quanto felicissimo meta racconto che è un piccolo gioiello per uscire indenne da una storia che poteva diventare una strada senza uscita.
Va da sé che il finale, di cui non posso dire nulla, mi apre il cuore perché è affidato a un abbecedario che contiene Van Gogh, Leonardo, Caravaggio & co.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento