SE DI OGNI STRETTA SAPRETE FARE NODO...
Sabìr editore 2024
POESIA ILLUSTRATA
"Gira gira l'ombra
il piede e la sua orma
il sole e la sua luce
gira chi è felice!
Comincia così questo piccolo grande libro di fotografia e di poesia.
Fotografia e poesia sono due modi fratelli per leggere il mondo e restituirlo agli altri.
Fotografa e poeta sono due voci sorelle per leggere il mondo e restituirlo agli altri.
Il primo è un girotondo di bambine, fotografato in bianco e nero, nel suo turbine: nulla è fermo, ovviamente neanche le ombre sul selciato. Di queste bambine con i capelli volanti le facce non si vedono, ma si percepisce con chiarezza la felicità che c'è in quel giro pazzo e veloce che stanno facendo e che le parole adesso hanno messo bianco su nero.
Segue una successiva foto in bianco e nero: fila di gambette di bambini che - e lo capiamo solo dalle ombre - si tengono per mano. In primo piano, un faccino sfuocato di chi è rimasto fuori dal gioco.
Segue un piccolo capolavoro di finzione, con cui il testo gioca a vedere quel che non si vede: un gallo senza becco o un coniglio con tre orecchie...
Queste sono le prime tre fotografie con versi legati da un filo sottile che danno vita a uno dei quattro tempi che scandiscono un racconto per poesia e immagini: le ombre in gioco; le ombre in cammino - tante bici e tanti gatti e un'età della scoperta; cuori di ombre, dove è l'amore solido a essere protagonista e infine ombre di ombre, dove i fili si tirano e diventano conclusioni.
Quattro, combinazione, sono anche i fili di ciascuno dei protagonisti che hanno messo la propria arte nel creare questo oggetto.
Il filo della fotografa, Maria Giulia Berardi, saggia osservatrice che ha dato il suo contributo più efficace, oltre a quello fotografico, nel lasciare che le cose scorressero e diventassero altro, qualcosa di più.
Il filo della poeta, Teresa Porcella, che su quelle foto ha scritto perché foto così "a lei la fanno scrivere" (op.cit.) e che a testa bassa - come fa lei, sempre - è andata avanti fino a vedere che diventava libro.
Il filo del grafico, Mauro Luccarini, una terza bella testa, che all'idea di poter ronzare intorno alle ombre si è dedicato molto volentieri, curandone una forma ideale.
E in ultimo il filo dell'editore Sabìr che sulle scommesse e sui libri di ricerca ne ha fatto una sua scelta editoriale.
E' buffo ma, chissà quanto consapevolmente, sono proprio alcuni versi di Filo filo d'ombra a trovare la sintesi - poetica - di tutto questo:
"Se di ogni stretta
saprete fare nodo
non ci sarà mai un gesto
di cui non scatti il modo"
Sono almeno tre le cose che direi importanti da notare.
La prima, i due modi fratelli di raccontare. Sempre più spesso noto e penso che poesia e fotografia abbiano come matrice condivisa il tipo di sguardo sulle cose.
Entrambe distillano, lavorano sul togliere, piuttosto che sull'aggiungere, entrambe hanno bisogno di un occhio attento ma anche un po' visionario, cioè entrambe hanno la facoltà di far concentrare l'attenzione di chi le "legge" su un punto, su un unico fuoco. Ma entrambe fanno vedere anche oltre, altro - come ogni forma d'arte fa.
Entrambe lavorano sui dettagli, o per meglio dire, sulle cose che passano inosservate ai più.
Entrambe lavorano sugli istanti.
Entrambe, di foto in foto, di poesia in poesia, hanno solo un colpo in canna e quindi non possono permettersi di sparare a vanvera.
L'occhio visionario. Ecco in questo libro gli occhi visionari sono stati quattro e ognuno di loro ha fatto fare una capriola ulteriore a Filo filo d'ombra.
Sono abbastanza sicura che la lettura poetica che Teresa Porcella ha fatto delle immagini di Maria Giulia Berardi, l'abbia stupita, ossia si sia meravigliata lei stessa delle cose che Porcella vedeva al di là della sua stessa foto.
Lo stesso credo che Porcella si sia meravigliata del lavoro di Berardi e poi di quello di Luccarini, così tanto attento a ogni aspetto grafico. Così tanta roba da farla diventare una terza lingua del libro. E tutti noi continuiamo a stupirci nel vedere quanto "non si veda", ovvero non faccia ostentata mostra di sé, il buon lavoro di un grafico: c'è ed è potentissimo, ma ti avvolge impalpabile e non pesa nulla.
E ultimo a stupirsi e a gioire sarà stato Sabìr nel vedere un libro così ben fatto ad arte...
La seconda. Un po' ha a che fare con Luccarini, ma soprattutto con Porcella che è quella che ha visto più lontano e più in alto di tutti. Almeno al principio.
La scelta delle immagini, una più interessante dell'altra, il loro diventare sequenza e quindi narrazione, e la capacità di saper usare non solo la lingua delle parole, ma anche quella dei colori. Non dico di più, ma seguite il viola di un fondo che poi diventa il rosa di un vestitino che poi ridiventa il viola di un'anfora. E capirete cosa intendo. Finito il viola, seguite il filo rosso...
La terza. Come tutti i libri fatti con cura e con testa, dove quindi sapienza e visione siano nelle giuste proporzioni, anche Filo filo d'ombra può essere finestra che si spalanca su ogni lettore, per mettere in comunicazione il suo dentro con il suo fuori.
Libri così sarebbe bello vederli in azione tra le mani di ragazzini e ragazzine che hanno notato le loro "ombre" e quelle degli altri.
Con tutto quello che questo può significare.
Carla
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