È raro che un libro che racconta di tossicodipendenze, di malattia e infine anche di morte, di abbandoni, di povertà e di violenze possa risultare così divertente. (A parte quelli di Marie-Aude Murail che in questo è Maestra).
Con Vita da cani questo succede. Ed è solo merito di Basse, un cane “con la pancia cascante e gli occhi tristi, e una delle zampe posteriori zoppica un po”.
Eccolo qui, Basse, parole sue.
E poi manco si chiamerebbe Basse perché lui, come pare tutti i cani, si dà dei noni che cambia quando si stufa. Ora in effetti si chiamerebbe Reginald Birger El Nachos Bigdog IV…se solo gli umani certe cose le capissero…
Comunque Basse (Reginald) è il nostro narratore: simpatico, super ironico, Amico con la a maiuscola, molto saggio, determinato, intelligente e coraggioso, con una imbarazzante debolezza per le coccole ben fatte, per i cuscini comodi e per la pizza quando avanza, ma capace di analizzare ogni situazione seguendo odori (anche la paura ha un odore) ed esperienza di vita, sempre pronto ad affrontare qualsivoglia complicazione.
Le complicazioni in questa storia sono assai, anzi pare proprio che sulle complicazioni si regga tutta la vicenda. Sulle complicazioni e su Basse (Birger). Credibili o inverosimili, le complicazioni crescono insieme al racconto.
Il fatto è che Basse (El Nachos) è il cane di un tossico, Kjell il tossico. E Kjell il tossico, per quanto simpatico, è pur sempre un tossico e dunque sta sempre nei guai: un furto, una fuga, una crisi di astinenza, un espediente, un’idea geniale per svoltare che poi tanto geniale non è. Basse (Bigdog IV) è sempre lì pronto a fronteggiare l’imprevisto perché pure quando pare andare tutto strabene, quando sembra rimettersi tutto in equilibrio e si fanno discorsi da adulti consapevoli e quasi sdolcinati, ecco che le cose si complicano nuovamente.
Ma il vero imprevisto in questa storia è davvero peso: a Kjell e Basse capita uno di quei fatti della vita, di quelli che o abbandoni e ti distruggi per sempre, oppure prendi forza e vai.
Dunque, una storia che racconta cose per cui ci si aspetterebbero lacrime e disperazione alle pagine pari e condanne e buoni consigli alle pagine dispari e invece gli ingredienti di questa storia sono ben altri:
1) un quadrupede che è un Amico determinato e sapiente
2) una voce narrante capace di portare la nostra immaginazione tra le ossa, i peli, il naso e le zampe di un cane. Vista e odorata da questa altezza, la vita può offrire diversi aspetti divertenti.
3) un intreccio narrativo vivacissimo, a tratti iperbolico
ed ecco che questa storia diventa davvero una bella storia.
Arne Svingen è autore norvegese, molto letto e molto premiato in patria dove ha pubblicato più di 100 titoli, moltissimi per ragazzi. In Italia ne abbiamo visti arrivare tre: Macchia nel 2007 per Salani ma ormai è fuori catalogo, La ballata del naso rotto pubblicato nel 2019 da La Nuova Frontiera junior e ora Vita da cani per lo stesso editore. I due romanzi hanno evidenti punti di contatto: i guai, l’amicizia, le dipendenze, l’ironia. Entrambi sono ben calati in uno spaccato di società assolutamente reale.
Come molti e molte di coloro che scrivono dal nord Europa, Arne Svingen sa raccontare le esperienze più dure della vita con una leggerezza che non toglie nulla né alla realtà né all’immaginazione. Anzi gli consente una schiettezza di sguardo che altri autori (quelli preoccupati di dare indicazioni su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato) non riuscirebbero a sostenere.
Per lettori dagli 11 ai 13 anni: una realtà fatta di spacciatori vendicativi e di assistenti sociali troppo ingenue (o troppo sagge?), di fratelli sinceri e di ladri traditori, di bugie improvvisate e di verità che salvano, di madri alcolizzate e di un cane, Reginald Birger El Nachos Bigdog IV anche detto Basse, che è davvero molto molto simpatico.
Un Amico.
Patrizia
"Vita da cani", A. Svingen, trad. di Lucia Barni, La Nuova Frontiera 2024
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