NONOSTANTE TUTTO
La ballata del
naso rotto, Arne Svingen (trad. Lucia Barni)
La Nuova Frontiera
Junior, 2019
NARRATIVA per GRANDI
(dagli 11 anni)
"Il bello della
vita è che non sai mai cosa succederà, un po' come se ogni giorno
fosse un regalo: scartalo e vedi cosa c'è dentro. Mi serve solo un
po' più di ossigeno prima di entrare nel cortile della scuola. Non
si può mica essere sempre allegri per tutto, nella vita."
Nella vita di Bart (in
onore di quel Bart che tutti conoscono: Bart Simpson) le cose per cui
non essere allegri sono un certo numero, ma lui è un ragazzino che
dalla vita sa sempre cogliere anche quel poco di buono che pare
offrirgli.
Nelle sue ore di
scuola, Bart galleggia in una apparente calma piatta: di norma i
prepotenti lo ignorano. Studia il giusto per non essere preso di mira
dai professori.
Quando non è a scuola,
è a casa - minuscola, disordinata e in un palazzo piuttosto
degradato. Lì condivide l'unica stanza con sua madre, della quale si
prende cura con amore e dedizione.
Quando non è né a
scuola, né a casa, vuol dire che è in palestra. Sta imparando a
boxare, ma senza grande esito. Troppi pochi muscoli e troppa poca
cattiveria nel tirare pugni. Ha una discreta guardia e un'infinita
ammirazione per Muhammad Ali e non vuole deludere sua madre che lo
ha iscritto lì perché il suo bambino deve imparare a difendersi.
Quando cammina da solo
(quasi sempre), quando è a casa da solo (molto spesso) Bart dà
spazio alla sua grande passione: il canto. Ma non quello che ogni
adolescente ascolta, ma il bel canto, la lirica. Per strada si sfonda
le orecchie con i tenori, a casa si esercita, chiuso nel bagno
davanti allo specchio. Impensabile esibirsi davanti a chiunque.
Queste sono le sue
routine che vengono interrotte rispettivamente da: Ada, la sua amica
di scuola che non sa mantenere i segreti e che lo caccia in diversi
guai; dalla sua amatissima mamma che non riesce a darsi una regolata
e che lo caccia in diversi guai; dal suo vicino di casa tossico,
Geir, che nei diversi guai ci si caccia da solo. Unico punto di
riferimento, la nonna. E un forse padre all'orizzonte.
In linea con un
progetto editoriale coerente, che ha come zona di scandaglio la
narrativa nordeuropea, si inserisce questo ultimo titolo di
provenienza norvegese. Non il più felice tra tutti, irraggiungibili
sono Hotel Grande A e Come ho scritto un libro per caso,
ciò nonostante La ballata del naso rotto è capace di non
scivolare, se non di rado, nel convenzionale, nel prevedibile, nello
stereotipo o nell'inverosimile.
A parte l'originale
paradosso nel mettere insieme la boxe e la lirica, che genera un bel
po' di scintille narrative, il tono generale invece si stabilizza su
una certa moderazione, la mediocritas di cui parla Orazio.
Lontano dagli eccessi, Svingen è capace con il suo tono pacato e
sottilmente speranzoso, di rendere il contesto, spesso e volentieri
duro, tutto sommato percorribile senza troppi danni anche da un
ragazzino di dodici anni. Lontano dagli accessi, Bart quindi non è
il classico 'sfigato', lasciato ai margini della classe, anche se non
gli vengono risparmiate una serie di angherie dall'arrogante di
turno. Non è completamente solo, anzi ha addirittura una compagna di
banco, amica affettuosa, sebbene un po' troppo chiacchierona. Può
contare su una nonna un po' ruvida ma assidua, molto meno può fare
affidamento su sua madre, alcolizzata e obesa, sebbene lei, nelle sue
tante fragilità, lo ami sopra ogni cosa. Non è un ragazzino senza
speranze, da recuperare a fine romanzo; al contrario fin dal
principio lui è capace di coltivare delle passioni e un un sogno,
quello di cantare e quello di ritrovare suo padre.
Bart, nonostante tutto,
cerca il più possibile di andare dritto per la sua strada e, sebbene
all'apparenza possa apparire un codardo, in verità ha coraggio da
vendere. Questo lo rende immediatamente simpatico ai suoi lettori che
non possono non dimostrarsi empatici nei suoi riguardi e fare il tifo
per lui.
Sempre, fino all'ultima
riga.
Carla
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