lunedì 11 giugno 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

WELTANSCHAUUNG SUINA

Un giorno nella vita di Dorotea Sgrunf, Tatjana Hauptmann (trad.***)
Lupo Guido 2018

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Nel 1978 questo libro usciva in lingua tedesca per la casa editrice svizzera Diogenes con il titolo: 'Ein Tag im Leben des Dorothea Wutz'. Nello stesso anno lo pubblicava in Italia Rosellina Archinto per la Emme editrice, dandogli, con un guizzo felice, l'inarrivabile titolo Un giorno nella vita di Cecilia Lardò. Oggi viene ripubblicato da Lupo Guido e vince subito l'Andersen a Genova, come miglior libro mai premiato. Si potrebbe dire per l'ennesima volta che Rosellina ci aveva visto lungo (anche perché un altro libro sfidante Dorotea era nel suo catalogo: Gorilla di Anthony Browne). Ma questa è storia."


Provare, prima di tutto, a fare l'esegesi di un titolo: il punto di partenza è un originale tedesco, in cui il nome della protagonista è Dorothea Wutz. Il tedesco riconferma pensiero e lingua analitici e filologici: Wutz significa propriamente scrofa. Poi si potrebbero declinare le nove diverse edizioni in altre lingue - Galantine Petitgroin, in francese, Petronella Pig, in inglese e quindi il nostrano Cecilia Lardò. Decisamente più votati a un immaginario vivace che riguarda il maiale nelle sue diverse declinazioni, anche alimentari. Poi arriva la seconda edizione italiana, che recupera il nome Dorotea e gli aggiunge un cognome con poco stile, da cartone animato.
Dorothea (al secolo Cecilia, o Petronella o ancora di più Galantine - che buona ultima gioca meravigliosamente sul doppio senso) sono signore maiale, o maiale signore, ovvero sono personaggi pieni di stile e di charme, che fanno il baciamano ma sgrunf non lo sanno proprio dire.
Dorotea di stile ne ha molto, al pari della sua ideatrice Tatjana Hauptmann. Tedesca, figlia di un barone russo (Tatjana Nikolainewja von Sass) e di una ballerina di teatro, oggi è una bellissima signora dai capelli candidi che continua a dimostrare una grande eleganza e un grande gusto per le cose belle. E soprattutto un grande talento nell'illustrare libri, al di là di ogni moda, con una sapienza interpretativa del canone classico.


Il libro Un giorno nella vita di Dorotea Sgrunf, scritto e illustrato all'età di soli 28 anni, è un concentrato di bellezza che si distilla in raffinatezza. A partire dall'idea di base, ovvero pagina dopo pagina, una visita guidata nella sua casa che si mostra in tutta la sua eleganza.
Ancora prima di aprire il libro, la vediamo tornare dal mercato con la spesa fatta nel cestino e al seguito il suo marmocchio con un cono gelato in mano. Poi con lo sguardo, dalla finestra nel frontespizio ci invita a entrare nella storia, ma soprattutto nella sua casa e nella sua vita.
Senza nemmeno una parola, con le pagine fustellate, in un gioco perfetto (tranne in un caso) di scorci di ambienti e personaggi seguiamo la sua giornata e quella del suo piccolo.


E da subito è chiaro che i protagonisti non sono solo i maiali, Dorotea e il suo bambino monello e i tre ospiti invitati per un tè con la torta, ma anche e soprattutto la scatola scenica in cui agiscono. Piena di oggetti, di dettagli, di elementi che creano lo spessore del contesto e dell'azione. Una vera quinta teatrale, che esattamente come una scenografia si costruisce in una sovrapposizione per strati. E da una quinta teatrale così ben disegnata è possibile ricostruire appunto l'azione in scena, ma anche la Weltanshauung di quella signora maiale nella sua dimora così piena di calore e di vita quotidiana. E a questo si connette la seconda grande bellezza del libro: la sottile ambiguità di fondo. In un contesto decisamente formale e tradizionale, Dorotea vive allegramente da single, o da vedova (con i maiali purtroppo spesso la famiglie si decimano. Soprattutto a Natale), e si spoglia nuda senza pudori, offrendo allo sguardo il suo didietro.


La sua maternità 'in solitario' non è subito percepibile, essendo il libro senza una parola, ma arriva a una seconda e più attenta lettura.


Bello, no?
Non c'è nessuno che la spiega, non c'è nessuno che dica come stanno le cose veramente. Da qui partirà nel lettore una personale ricerca di senso che, c'è da augurarselo, andrà nella direzione della complessità, piuttosto che non in quella dell'omologazione e dello stereotipo. 
Si dovrà temere il bando del titolo dalle biblioteche scolastiche e pubbliche di Venezia in nome e in ossequio della unica famiglia possibile: mamma, papà e giovane erede? Vedremo.

Carla

Noterella al margine. Tatjana Hauptmann, una illustratrice piena di talento che ha lo spirito di Ungerer e qui, visto che è il suo primo libro, un tratto che rende omaggio al tratto di Sendak, è ignorata al di qua delle Alpi. Un unico altro titolo, naturalmente fuori catalogo, è stato pubblicato nel 2003 da Fabbri e si tratta di un breve racconto di Irving (tratto da Vedova per un anno) che lei illustra magnificamente, senza mai venir meno alla suspense che lo innerva. Per i bibliofili: Un rumore come di uno che cerca di non fare rumore.

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