mercoledì 7 ottobre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DI NUOVO UOVO

Buffa bestia, Mon Daporta, Óscar Villán
Kalandraka 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"GUARDA UN PO' CHE BUFFA BESTIA HO TROVATO SOTTO IL LETTO.
ERA FATTA COME UN UOVO: GRASSA SOPRA, MAGRA SOTTO.
AVEVA I PIEDI SULLA TESTA E UNA CODA LUNGA E STRETTA.
AI DUE LATI LE DUE MANI CON LE DITA SECCHE SECCHE"


La descrizione di questa buffa bestia continua: ha mani secche e al posto dell'ombelico spunta un naso. Gli occhi sono in basso e si siede sulle orecchie.
Ma poi tutto cambia e, seguendo le frecce che suggeriscono di capovolgere il libro, quello che sembrava un animale sorprendente si rivela essere un comune topetto a cui nella vita finora era andato tutto bene, finché all'improvviso gli è capitato qualcosa di imprevisto, che lo ha ridotto - passo dopo passo - al punto di essere di nuovo un uovo per ricominciare.


Ah, che bella cosa che si sono inventati Daporta e Villán.
Un oggetto, questo libro, che è tante cose insieme: è un gioco sorprendente, un bell'oggetto da toccare, una storia senza fine, un racconto esilarante di un destino agghiacciante...
Come spesso accade nella vita, è quasi sempre un fatto di prospettiva.
La realtà può essere letta da diverse angolazioni e rivelarsi ogni volta differente. 

Ecco un caso evidente di 'capovolgimento' prospettico applicato alla superficie piana di una pagina di un libro cartonato. Capovolgimento che, proprio come se il libro fosse una clessidra, segna un tempo preciso di racconto: quando finiscono le parole che vanno in una direzione, come quando il filo di sabbia si esaurisce nel bulbo di vetro superiore, occorre capovolgere il libro, come faremmo con l'antico segnatempo, e le parole ricominciano a fluire. E in tutto questo leggere in un senso e nell'altro il libro, il nostro uovo diventa topo e poi di nuovo uovo e poi topo e poi uovo.
Finché dura il fiato del lettore, la storia si ripete e la buffa bestia dalle sue spoglie si rigenera.
Bravo Villán illustratore di razza della scuderia Kalandraka (suo è Il piccolo coniglio bianco, Kalandraka 2008). Da un fondo così scuro emerge un uovo color grigio topo, segnato da impercettibili peletti e da sfumature rosa che preludono all'arrivo di coda e zampe, nonché di naso e orecchie. In un crescendo di rosa e di connotati, la bestia buffa prende forma e quando è completa, sebbene a testa in giù, denuncia a tutti la sua inconfondibile natura di sorcio. Ma a questo punto il lettore ha già fatto il suo primo giro di clessidra perché son finite le parole del primo lato e, seguendo le frecce, come in una strada a senso unico, procede con il libro sottosopra e, ahimè, assiste al successivo sgretolamento, pezzo dopo pezzo, del povero topo destinato a tornare al suo punto di partenza.


Cartonato per sostenere con una propria robustezza intrinseca il continuo suo ribaltamento, questo libro è una gioia al tatto (altra circostanza che invoglia questa continua manipolazione): stondato, liscio e opaco. Una gioia per gli occhi è il contrasto armonico tra tutto quel nero/bruno dato a pennellate che allude al buio sotto un letto e quel rosa delle estremità del topo.
Bravo Daporta. Esilarante il testo che suona, come se fosse in rima e invece non lo è. Un capolavoro il testo 'di ritorno' che racconta con toni da film horror le sventure del topo che si smonta. Brava, di nuovo, Elena Rolla che lo ha tradotto.
Ultimo pregio che gli ascrivo: le 7 pagine cartonate così organizzate valgono come se il libro fosse lungo 777 o 7777 o 77777 pagine. Un bel risparmio di carta e di denaro se si ha abbastanza fiato per non fermarsi mai...

Carla

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