mercoledì 7 settembre 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUELLA SUCCULENTA PALLINA ROSSA
Sogni d'oro pomodoro, Elisa Mazzoli, Cristina Petit
Valentina Edizioni 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Mangiare un pomodoro, roba da matti! Io questo pomodoro non lo mangerò mai! Lo terrò in mano fino a domani. Quando mamma e papà apriranno la porta capiranno di cosa sono capace."

Anita è in castigo con il suo pomodoro: a tavola, le è stato ingiunto di mangiarlo tutto, ma lei non ci pensa minimamente. Tutt'al più, chiusa nella sua prigione, lo può annusare, o accarezzare e fare finta che sia il suo bambino. E allora un pomodoro si può cullare o giocarci a cucù e quando lui si ferisce e piange lacrime rosse provare a consolarlo succhiandogliele via.
In fondo hanno un sapore dolce.


Il pomodoro continua a lacrimare così, letta la fiaba della buona notte, cantata la filastrocca, messo il piagiamino e avvolto nella coperta, finalmente al pomodoro viene un gran sonno, ma nello stesso momento ad Anita viene una gran fame. Se il pomodoro dorme sodo non si accorgerà di un morsino sul sedere. E dopo il primo arriva il secondo e in un batter d'occhio il pomodoro è nella pancia di Anita dove finalmente potrà dormire un sonno lungo e ristoratore su un letto d'insalata. E anche Anita è perdonata.


Bambini, verdure e No sono un amalgama collaudato nella letteratura per l'infanzia. I pomodori, in modo particolare, sono stati a lungo odiati anche da Lola, la sorella di Charlie, che giurava che MAI E POI MAI li avrebbe mangiati...(Lauren Child, Mai e poi mai mangerò i pomodori, ApeJunior 2009)
Hanno sempre fatto sorridere gli sforzi di genitori più o meno onesti che si inventano di tutto pur di far entrare nella pancia dei loro bambini almeno un cucchiaio di piselli o una forchettata di spinaci. E fa ridere ancora di più l'onesta e coerente determinazione dei piccoli a non voler mettere in bocca nulla che contenga minima traccia di vitamina. 
Questo per dire che il tema non è esattamente una novità, però come spesso accade in libri del genere, il sorriso è dietro la pagina.  


Qui in particolare colpisce la deriva maternalistica della giovane Anita e il sorriso diventa risata quando la poveretta deve soprassedere al suo istinto accudente e dar sfogo all'istinto di sopravvivenza, la fame.



Da un lato prende piede la fantasticheria di una bambina che si improvvisa mamma di un pomodoro, e un 'animismo' del pomodoro stesso in grado di reagire 'umanamente' allo spazio circostante e allo scorrere del tempo. Dall'altro invece c'è un continuo, seppur velato, richiamo alla realtà di una ragazzina a cui è stata negata la cena e che sta cercando una strada onorevole per uscire dal guaio in cui si è cacciata. Divertente il contrasto.


Rispetto a un testo felice, molto sonoro e ideale per una lettura ad alta voce, un po' meno convincenti mi paiono le immagini che, anche loro, si alternano su registri differenti: da un lato la fotografia, giocata anche con soluzioni originali nel loro essere fuori contesto (come per esempio le pezze di stoffa svrapposte che costituiscono la poltrona di Anita durante la lettura della fiaba al pomodoro) e dall'altro il tratto in bianco e nero, che denuncia - a mio avviso - il proprio limite dato da un disegno troppo ingenuo. 


Il pomodoro è, come si conviene, protagonista assoluto, fotografato nella sua lucida perfezione, si impone fin dai risguardi dove occhieggia in una sequenza regolare di pois e poi si ripete, pagina dopo pagina, nella sua veste di succulenta pallina rossa.

Carla

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