QUELLA SUCCULENTA PALLINA ROSSA
Sogni d'oro
pomodoro, Elisa Mazzoli, Cristina Petit
Valentina Edizioni 2016
Valentina Edizioni 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
Anita è in castigo con
il suo pomodoro: a tavola, le è stato ingiunto di mangiarlo tutto,
ma lei non ci pensa minimamente. Tutt'al più, chiusa nella sua
prigione, lo può annusare, o accarezzare e fare finta che sia il suo
bambino. E allora un pomodoro si può cullare o giocarci a cucù e
quando lui si ferisce e piange lacrime rosse provare a consolarlo
succhiandogliele via.
In fondo hanno un
sapore dolce.
Il pomodoro continua a
lacrimare così, letta la fiaba della buona notte, cantata la
filastrocca, messo il piagiamino e avvolto nella coperta, finalmente
al pomodoro viene un gran sonno, ma nello stesso momento ad Anita
viene una gran fame. Se il pomodoro dorme sodo non si accorgerà di
un morsino sul sedere. E dopo il primo arriva il secondo e in un
batter d'occhio il pomodoro è nella pancia di Anita dove finalmente
potrà dormire un sonno lungo e ristoratore su un letto d'insalata. E
anche Anita è perdonata.
Bambini, verdure e No sono un amalgama collaudato nella letteratura per l'infanzia. I pomodori, in modo particolare, sono stati a lungo odiati anche da Lola, la sorella di Charlie, che giurava che MAI E POI MAI li avrebbe mangiati...(Lauren Child, Mai e poi mai mangerò i pomodori, ApeJunior 2009)
Hanno sempre fatto
sorridere gli sforzi di genitori più o meno onesti che si inventano
di tutto pur di far entrare nella pancia dei loro bambini almeno un
cucchiaio di piselli o una forchettata di spinaci. E fa ridere ancora
di più l'onesta e coerente determinazione dei piccoli a non voler
mettere in bocca nulla che contenga minima traccia di vitamina.
Questo per dire che il tema non è esattamente una novità, però
come spesso accade in libri del genere, il sorriso è dietro la
pagina.
Qui in particolare colpisce la deriva maternalistica della giovane Anita e il sorriso diventa risata quando la poveretta deve soprassedere al suo istinto accudente e dar sfogo all'istinto di sopravvivenza, la fame.
Da un lato prende piede
la fantasticheria di una bambina che si improvvisa mamma di un
pomodoro, e un 'animismo' del pomodoro stesso in grado di reagire
'umanamente' allo spazio circostante e allo scorrere del tempo.
Dall'altro invece c'è un continuo, seppur velato, richiamo alla
realtà di una ragazzina a cui è stata negata la cena e che sta
cercando una strada onorevole per uscire dal guaio in cui si è
cacciata. Divertente il contrasto.
Rispetto a un testo
felice, molto sonoro e ideale per una lettura ad alta voce, un po'
meno convincenti mi paiono le immagini che, anche loro, si alternano
su registri differenti: da un lato la fotografia, giocata anche con
soluzioni originali nel loro essere fuori contesto (come per esempio
le pezze di stoffa svrapposte che costituiscono la poltrona di Anita
durante la lettura della fiaba al pomodoro) e dall'altro il tratto
in bianco e nero, che denuncia - a mio avviso - il proprio limite
dato da un disegno troppo ingenuo.
Il pomodoro è, come si
conviene, protagonista assoluto, fotografato nella sua lucida
perfezione, si impone fin dai risguardi dove occhieggia in una
sequenza regolare di pois e poi si ripete, pagina dopo pagina, nella
sua veste di succulenta pallina rossa.
Carla
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