venerdì 6 aprile 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


E PERCHÉ NO?


Abbecedario filosofico, Emiliano di Marco, Anna Resmini
La nuova frontiera junior 2018

NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

U come Utopia
"C'era una volta un signore che voleva raggiungere l'orizzonte. Il problema era che per quanto camminasse l'orizzonte restava sempre lontano: per essere precisi, si spostava con lui di un passo alla volta come per fargli dispetto. Ma il signore, che non si scoraggiava facilmente, continuava il suo viaggio consumando tonnellate di scarpe senza mai arrivare."


Aveva ben chiaro in mente di voler arrivare nel paese di Utopia, che letteralmente significa in nessun luogo. Camminava e camminava ma l'orizzonte gli sgusciava sempre un po' più avanti. Però camminare fa bene e camminando vedi e conosci tutto quello che da fermo non sapresti che esiste. Non tutti quelli che incontrava lo sostenevano per la tenacia, alcuni decidevano di accompagnarlo per un tratto, molti altri lo criticavano perché pensavano stesse perdendo tempo. Diventato vecchio, camminando e camminando, un giorno gli capitò di inciampare e con il naso a terra vide finalmente l'orizzonte. Lo aveva avuto lì tutto il tempo e non se ne era mai accorto...

Perché io sono io e non sono te?, Tomi Ungerer  
(trad. Bérénice Capatti)
Feltrinelli 2017


NARRATIVA PER MEDI (dai 6 anni)

"'Dentro cosa si trova l'infinito?'
Tomas 8 anni
'La mia risposta è: l'infinito è dentro di noi. Ci dà uno spazio vitale per i nostri pensieri e i sogni che questi producono. L'infinito è persino capace di assorbire il vuoto e il nulla'"

Alexandre Delacroix, editore di Philosophie Magazine, ha chiesto a Tomi Ungerer di tenere una rubrica per rispondere alle domande di bambini e bambine. Lui non si è fatto sfuggire l'occasione. Quello che sua moglie definisce il suo arrested development, una sorta di innocenza infantile, lo rende interlocutore ideale per giovani menti in fase interrogativa. A questo si aggiunga una laurea honoris causa in filosofia, conferitagli all'università di Karlsruhe, nonché una certa predisposizione all'assurdo e al perché no?
La sua riconosciuta libertà di pensiero gli permette di essere il meno ragionevole possibile in modo da lasciare come domande quelle questioni che non hanno una soluzione. Quella diventa immediatamente materia per la fantasia e l'immaginazione.


Mettere insieme due libri è una anomalia per le abitudini che abitano lo spazio concessomi in Lettura candita. Eppure mi pare necessario assimilare due titoli che hanno diversi punti in comune e alcune distanze.
Entrambi partono da un terreno comune: la filosofia che però percorrono in direzioni diverse. Da un lato Di Marco, forte della sua laurea in filosofia, continua a girare attorno ai grandi temi dell'umanità per poi metterli in connessione e in bell'ordine con il pensiero di filosofi e scuole filosofiche del passato. Dall'altro Tomi Ungerer, forte della sua laurea honoris causa, gira anche lui intorno alle grandi questioni dell'umanità, qui sotto forma di domande vere formulate da bambini veri. Nessuna programmatica connessione con le teorie filosofiche, al contrario un'ammissione di ignoranza in tal senso.


Altro punto condiviso è quello 'interrogativo'. In Ungerer è una vera dichiarazione di appartenenza, un apprendista stregone che lavora sul dubbio e sull'incertezza. In Di Marco l'impostazione è un tantino più didascalica e ordinata. Siamo dentro un abbecedario che parte dall'A di amore e si conclude con la Z di zero. Tuttavia anche Di Marco come ogni 'filosofo' che si meriti questa definizione spesso e volentieri termina i suoi racconti con punti di domanda. Chi sono? O no? Ma che cosa era? Come fa a esistere adesso? Ma c'era davvero?
La filosofia non deve dare risposte ma deve porre domande: è storia nota.


Entrambi, necessariamente, per raccontare e tentare di chiarire le questioni, spesso intessono brevi narrazioni che fanno riferimento al loro vissuto personale o all'esemplarità. Di Marco inizia di norma con un classicissimo C'era una volta... Questo, credo, abbia la funzione di incardinare le teorie alle pratiche, ovvero rendere più facilmente comprensibile il ragionamento astratto attraverso l'esperienza vissuta o la fiaba che può essere quindi 'letta e compresa' dai bambini, i quali per misurare il mondo hanno i propri sensi, poca esperienza, poco orientamento e solo piccoli passi
Tra le distanze che questi due manuali di filosofia dimostrano di avere quelle che mi sembrano primarie sono il registro e la direzione, appunto.
Mettiamoli insieme e tiriamo due somme, anche se in qualche modo è già detto che siamo davanti a un divulgatore di rango e a un narratore di rango. 


Da un lato si cerca di costruire una rete di connessioni e possibili nodi di interesse tra la storia della filosofia e i bambini, dall'altra si ha come obiettivo quello di rispondere a disordinate connessioni e possibili nodi di interesse di bambini e provare a metterli in relazione tra loro, organizzandoli.


L'apparente somiglianza data da certa specularità produce esiti molto distanti. E ne sono testimonianza le due appendici ai rispettivi testi.
Nell'Abbecedario filosofico, lettera per lettera, Di Marco offre a chi legge, in un'ottica talvolta un po' troppo autoreferenziale, un possibile percorso di approfondimento. Nel Perché io sono io e non sono te? ci si limita - per così dire - a ordinare per macro categorie le quasi cento domande dei bambini: denaro, etica e società, religione, animali, bambini e adulti, famiglia e via andare. Questo tipo di indice non serve solo a orientare il lettore, ma piuttosto a fargli toccare con mano che la complessità è il sale della vita, perché domande come quella che dà il titolo al libro la si ritrova ripetuta ben quattro volte: ha a che fare con L'etica e la società tanto quanto con L'uomo e la natura.
Vorrà pur dir qualcosa, o no?

Carla

Noterella al margine. A proposito di specularità, mi pare evidente che i due generi di disegno siano imparagonabili anche se coerente riflesso dei testi che commentano e illustrano.

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