E PERCHÉ NO?
Abbecedario
filosofico, Emiliano di Marco, Anna Resmini
La nuova frontiera
junior 2018
NARRATIVA PER MEDI (dai
7 anni)
U come Utopia
"C'era una
volta un signore che voleva raggiungere l'orizzonte. Il problema era
che per quanto camminasse l'orizzonte restava sempre lontano: per
essere precisi, si spostava con lui di un passo alla volta come per
fargli dispetto. Ma il signore, che non si scoraggiava facilmente,
continuava il suo viaggio consumando tonnellate di scarpe senza mai
arrivare."
Aveva
ben chiaro in mente di voler arrivare nel paese di Utopia, che
letteralmente significa in nessun luogo. Camminava e camminava ma
l'orizzonte gli sgusciava sempre un po' più avanti. Però camminare
fa bene e camminando vedi e conosci tutto quello che da fermo non
sapresti che esiste. Non tutti quelli che incontrava lo sostenevano
per la tenacia, alcuni decidevano di accompagnarlo per un tratto,
molti altri lo criticavano perché pensavano stesse perdendo tempo.
Diventato vecchio, camminando e camminando, un giorno gli capitò di
inciampare e con il naso a terra vide finalmente l'orizzonte. Lo
aveva avuto lì tutto il tempo e non se ne era mai accorto...
Perché io sono
io e non sono te?, Tomi
Ungerer
(trad. Bérénice Capatti)
(trad. Bérénice Capatti)
Feltrinelli
2017
NARRATIVA
PER MEDI (dai 6 anni)
"'Dentro cosa
si trova l'infinito?'
Tomas 8 anni
'La mia risposta è:
l'infinito è dentro di noi. Ci dà uno spazio vitale per i nostri
pensieri e i sogni che questi producono. L'infinito è persino capace
di assorbire il vuoto e il nulla'"
Alexandre
Delacroix, editore di Philosophie Magazine,
ha chiesto a Tomi Ungerer di tenere una rubrica per rispondere alle
domande di bambini e bambine. Lui non si è fatto sfuggire
l'occasione. Quello che sua moglie definisce il suo arrested
development, una sorta di
innocenza infantile, lo rende interlocutore ideale per giovani menti
in fase interrogativa. A questo si aggiunga una laurea honoris causa
in filosofia, conferitagli all'università di Karlsruhe, nonché una
certa predisposizione all'assurdo e al perché no?
La
sua riconosciuta libertà di pensiero gli permette di essere il meno
ragionevole possibile in modo da lasciare come domande quelle
questioni che non hanno una soluzione. Quella diventa immediatamente
materia per la fantasia e l'immaginazione.
Mettere
insieme due libri è una anomalia per le abitudini che abitano lo
spazio concessomi in Lettura candita.
Eppure mi pare necessario assimilare due titoli che hanno diversi
punti in comune e alcune distanze.
Entrambi
partono da un terreno comune: la filosofia che però percorrono in
direzioni diverse. Da un lato Di Marco, forte della sua laurea in
filosofia, continua a girare attorno ai grandi temi dell'umanità per
poi metterli in connessione e in bell'ordine con il pensiero di
filosofi e scuole filosofiche del passato. Dall'altro Tomi Ungerer,
forte della sua laurea honoris causa, gira anche lui intorno alle
grandi questioni dell'umanità, qui sotto forma di domande vere
formulate da bambini veri. Nessuna programmatica connessione con le teorie filosofiche, al contrario un'ammissione di ignoranza in tal
senso.
Altro
punto condiviso è quello 'interrogativo'. In Ungerer è una vera
dichiarazione di appartenenza, un apprendista stregone che lavora sul
dubbio e sull'incertezza. In Di Marco l'impostazione è un tantino
più didascalica e ordinata. Siamo dentro un abbecedario che parte
dall'A di amore e si conclude con la Z di zero. Tuttavia anche Di
Marco come ogni 'filosofo' che si meriti questa definizione spesso e
volentieri termina i suoi racconti con punti di domanda. Chi
sono? O no? Ma che cosa era? Come fa a esistere adesso? Ma c'era
davvero?
La
filosofia non deve dare risposte ma deve porre domande: è storia
nota.
Entrambi,
necessariamente, per raccontare e tentare di chiarire le questioni, spesso intessono brevi narrazioni che fanno
riferimento al loro vissuto personale o all'esemplarità. Di Marco inizia di norma con un classicissimo C'era una volta... Questo,
credo, abbia la funzione di incardinare le teorie alle pratiche,
ovvero rendere più facilmente comprensibile il ragionamento astratto
attraverso l'esperienza vissuta o la fiaba che può essere quindi 'letta e
compresa' dai bambini, i quali per misurare il mondo hanno i
propri sensi, poca esperienza, poco orientamento e solo piccoli passi.
Tra
le distanze che questi due manuali di filosofia dimostrano di avere
quelle che mi sembrano primarie sono il registro e la direzione,
appunto.
Mettiamoli
insieme e tiriamo due somme, anche se in qualche modo è già detto
che siamo davanti a un divulgatore di rango e a un narratore di
rango.
Da
un lato si cerca di costruire una rete di connessioni e possibili
nodi di interesse tra la storia della filosofia e i bambini,
dall'altra si ha come obiettivo quello di rispondere a disordinate
connessioni e possibili nodi di interesse di bambini e provare a
metterli in relazione tra loro, organizzandoli.
L'apparente
somiglianza data da certa specularità produce esiti molto distanti.
E ne sono testimonianza le due appendici ai rispettivi testi.
Nell'Abbecedario
filosofico, lettera per lettera,
Di Marco offre a chi legge, in un'ottica talvolta un po' troppo
autoreferenziale, un possibile percorso di approfondimento. Nel
Perché io sono io e non sono te?
ci si limita - per così dire - a ordinare per macro categorie le
quasi cento domande dei bambini: denaro, etica e società, religione,
animali, bambini e adulti, famiglia e via andare. Questo tipo di
indice non serve solo a orientare il lettore, ma piuttosto a fargli
toccare con mano che la complessità è il sale della vita, perché
domande come quella che dà il titolo al libro la si ritrova ripetuta ben
quattro volte: ha a che fare con L'etica e la società tanto quanto con L'uomo e la natura.
Vorrà
pur dir qualcosa, o no?
Carla
Noterella
al margine. A proposito di specularità, mi pare evidente che i due
generi di disegno siano imparagonabili anche se coerente riflesso dei
testi che commentano e illustrano.
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