venerdì 13 novembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ALBERO GENITORE

Pinocchio prima di Pinocchio, Alessandro Sanna
Orecchio acerbo 2015

ILLUSTRATI 

"C'era una volta un pezzo di legno, direte voi lettori. Invece no! C'era una volta l'universo."

Un'esplosione fredda, in un cielo già blu con milioni di frammenti che si proiettano in tutte le direzioni. La traiettoria di uno di questi è visibile e ne possiamo seguire l'impatto sulla crosta della Terra. Da esso non si genera fuoco e distruzione ma, al contrario, esso è portatore di vita. Dal suo lampo luminoso nasce uno stelo nero che cresce sullo sfondo di un cielo illuminato da albe e tramonti primordiali, fino a diventare un albero esile e invernale. 


Il verde plumbeo che incombe è attraversato da un fulmini. Una saetta luminosa, che resta in dubbio se arrivi dal cielo o sia segno di una esplosione interna all'albero stesso, segna il cambiamento di stato.
Tra quei rami, ora da vita nasce vita. La vita quando nasce è esplosiva. E non di gemme come vorrebbe la Natura, ma di una creatura legnosa, con due braccia, con cui accenna un saluto all'albero genitore, e due gambe che lo portano subito lontano. 


Ed è qui che nasce il legame con una storia che custodiamo nel nostro immaginario: Pinocchio. Da qui in poi si segue l'evoluzione di una esistenza precisa. Si ripercorrono le tappe conosciute, in una sorta di Ur-narrazione: gli incontri con il gatto e la volpe, prima che diventassero il Gatto e la Volpe, con il mangiafuoco, con il serpente, con il grillo, con il colombo e con il pescecane. Sono tutti espressione di una loro esistenza prima dell'esistenza stessa, quando li abbiamo conosciuti noi come quel preciso Grillo, quel preciso Serpente, quel preciso Colombo. A testimoniare e ricordare al lettore che siamo in una fase primigenia c'è sempre sullo sfondo un cielo da alba boreale che toglie il fiato da quanto è bello.


Così come avviene nel Pinocchio, assistiamo anche qui a un percorso di crescita attraverso il tempo che scorre e un intreccio narrativo che diventa sempre più complesso e articolato per le molte presenze che si vanno ad affiancare al protagonista, quel legno antropomorfo.

Lui attraversa veloce, come se sapesse che in fondo c'è il suo traguardo per diventare Qualcuno, l'aria, l'acqua, il fuoco e la terra. Corre, scivola, nuota, rotola, vola, ma va sempre in avanti. 


E quando il cielo alle sue spalle diventa un cielo conosciuto, azzurro di primavera, con qualche cirro che lo attraversa, e quando la terra smette di essere plumbea o ghiacciata, e diventa un prato fertile, il legno rallenta, si copre di teneri germogli e poi foglie, e capisce di essere arrivato a destino. Si ferma e mette radici. In cima ai suoi pensieri c'è già una storia, che è storia nota. 


Alessandro Sanna talvolta sceglie di misurarsi con temi enormi. Penso a Fiume lento e al tema delle proprie radici profonde.
Qui alza ancora di più il tiro e mira al tema per eccellenza: l'origine della vita. E lo fa frugando nell'intimo suo, ma anche in quello di ognuno di noi, prendendo a spunto un archetipo del nostro immaginario, Pinocchio. E che archetipo, vien da pensare! La storia che meglio di altre ha saputo raccontare la vita, come percorso di crescita di ogni creatura portatrice di nome e di intelletto.
Quando si vuol raggiungere una vetta così alta, non servono le parole, che potrebbero rivelarsi riduttive e frenanti nell'ascesa, e infatti Sanna tace, o quasi. Servono, invece, i colori che vanno diritti all'anima di chi guarda. E Sanna, con il colore che trascolora di continuo, racconta l'universo, questo mondo nuovo nuovo, pieno di esplosioni ed emozioni incontenibili.


Il ritmo è quello di una danza cosmica su cui si potrebbe immaginare una musica d'orchestra tonante. Si percepisce un ritmo, dunque. E Sanna questo ritmo lo crea in pagine raccontate con brevi tocchi, veri e propri pizzichi sulla corda di uno strumento, che poi 'esplodono' in tavole intere, in cui il segno, il colore e la musica diventano sinfonia.
Eppure in questa esplosione di colori, in questo contesto cosmico, Sanna trova anche la misura del gesto piccolo, intimo, quasi impercettibile, nel raccontare Pinocchio prima di Pinocchio che però è già Pinocchio. 


Mi riferisco in particolare a una tavola, quella con un cielo rosa cupo, quella in cui il pezzo di legno ha già un'anima e corre lontano dall'albero genitore. Sfido tutti a non pensare immediatamente a lui, guardandolo in quella corsa sfrenata verso la vita, appunto. Ed è curioso, ma in quell'albero che resta al margine del foglio, che lievemente si tende verso destra, che denuncia il suo vuoto dato dal recente distacco di una parte di sé, mi pare di vedere le braccia tese e le spalle basse e inermi di Geppetto che lo guarda andare sicuro per la sua strada...

Il segno che siamo di fronte a un'opera d'arte che dimostra con forza il suo valore di 'creazione' d'autore, unica, sta di nuovo in un dettaglio: quella firma in copertina, non racchiudibile in un carattere a stampa che la renderebbe tutto sommato seriale, di fronte alla quale non resta che inchinare leggermente la testa con grande rispetto.

Carla

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