venerdì 3 aprile 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


VITA DA CANI (o di Forrest Gump)

Il viaggio di Rosie, Marika Maijala (trad. Elisa Frilli)
Edizioni Clichy 2020


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Inizia un altro giorno di gara. Il pubblico è di nuovo esultante. I cani sfrecciano all'inseguimento della lepre meccanica. Sembrano razzi in orbita sulla pista, un giro dopo l'altro. Rosie è in testa, e raggiunge di corsa il traguardo.
Ma stavolta, superata la bandierina finale, non rallenta."

E va. Rosie, che è un cane da corsa, non ce la fa più delle gare, delle urla che la incitano, della stanchezza e delle notti al cinodromo. Quindi, superato il traguardo, va. Salta sul recinto della pista, attraversa la città e viaggia come un treno, accanto a un vero treno. Nella notte attraversa il bosco e all'alba nella nuova città nessuno pare accorgersi di lei, a parte un cane che abbaia e un cavallo legato fuori da un circo che nitrisce di nostalgia. Tutti vanno di fretta e nessuno sembra avere tempo per nessuno. 
Rosie continua la sua corsa fino ad arrivare al porto, si tuffa e nuota per una notte intera e la mattina dopo, sotto una barca capovolta, finalmente si addormenta. Ma il suo viaggio non è ancora finito. Si ferma solo all'arrivo in una nuova città, quando sente suoni amichevoli e profumo d'erba: in un parco pubblico incontra altri due cani con cui corre, corre e corre. E anche la sua maglietta con il numero di gara dopo poco diventa un ricordo di una vita fa.

La prima cosa che colpisce di questo libro che arriva dalla Finlandia è la sua originalità. Originalità che compare tanto nel testo, quanto nelle immagini.
  

La cosa che si percepisce subito è un linguaggio figurativo pieno e serrato. Tante doppie pagine illustrate per intero, ovvero non ci sono margini che tengano a bada il disegno, che arriva quasi a fagocitare anche il testo scritto (quando non viaggiano su pagine separate). 


E questo disegno potente, accentua la sua forza perché neanche un angolino di foglio viene lasciato libero. Si tratta di panorami, talvolta complessi, come quelli che raffigurano il traffico cittadino, talvolta più semplificati, come i moli del porto. Di norma schiacciati in una prospettiva che non si cura molto di essere mimetica. L'interesse che sembra guidare la matita è quello di mettere sul foglio quanta più roba possibile e di trasmettere, attraverso questo segno forte e ribadito fino allo stremo, una grande energia.


Se si dovesse leggere il senso che guida questo modo di disegnare, si potrebbe parlare di una programmatica volontà di apparire ingenui, nel senso più positivo del termine, ovvero primitivi, senza saperi e senza preconcetti. E in questa ingenuità c'è anche un altro altrettanto ricercato desiderio di non creare gerarchie e di essere onnicomprensivi. In questo l'immagine è favorita rispetto alla parola, perché nel disegno c'è diritto di cittadinanza per molte più cose che non in un testo scritto. Non è dato decidere se importanti o irrilevanti, sarà lo sguardo di ciascuno a decidere. 


Questo tipo di sguardo così poco selettivo è proprio dell'infanzia che di fronte al mare, può decidere di concentrarsi su un guscio di conchiglia. Ecco Marika Maijala sembra possedere questo approccio nel raccontare per immagini. E' un tipo di segno che nel nord del nord Europa abbiamo già visto, anche se poco meno brulicante, nei libri di Emma Adbåge. Anche lei pare inseguire i dettagli, anche lei storce le prospettive a suo uso e consumo e anche lei racconta con uno sguardo il più possibile ingenuo.
E a casa nostra sembra partire da qui anche Irene Penazzi, nel suo silenzioso, Nel mio giardino il mondo (con un tipo di segno però già più controllato ed educato).
L'altro polo di detta originalità sta nella costruzione del racconto. Così come è testimoniato dal disegno, altrettanto nel testo, Marika Maijala non lascia nulla indietro. La levriera ci viene descritta attraversare quanti più scenari possibile nelle trentadue pagine concesse a un albo. Complice il fatto che è un levriero, a passo di cane svelto (così si dice a casa mia, quando uno va di fretta), Rosie vede - e i bambini lettori con lei - quanto più mondo possibile.


A tutto questo però si aggiunge la questione di fondo che, con grande leggerezza, viene messa sul piatto. Si parla di libertà, quella che si conquista nel momento in cui si sa vedere con occhi sgombri, quelli che sono i vincoli. Quelle che sono le gabbie che tengono prigionieri.
Per esempio: gareggiare, vincere, essere sotto pressione per una competizione, essere vincolati dalle aspettative degli altri, sono tutti aspetti lontani anni luce da quella che dovrebbe essere una vita da cani. 


E Rosie a un certo punto tutto questo lo mette a fuoco e capisce che l'unica cosa che vuole fare è correre per correre, come è capitato un giorno anche a Forrest Gump. Come lui, comincia a correre e non si ferma più. O meglio, come Forrest Gump, si ferma quando è un po' stanchina. Ma, al contrario di Forrest Gump che non è un cane, il giorno dopo è di nuovo pronta a ricominciare.

Carla



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