VITA DA CANI (o di Forrest Gump)
Il viaggio di Rosie,
Marika Maijala (trad. Elisa Frilli)
Edizioni Clichy 2020
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Inizia un altro giorno di
gara. Il pubblico è di nuovo esultante. I cani sfrecciano
all'inseguimento della lepre meccanica. Sembrano razzi in orbita
sulla pista, un giro dopo l'altro. Rosie è in testa, e raggiunge di
corsa il traguardo.
Ma stavolta, superata la bandierina
finale, non rallenta."
E va. Rosie, che è
un cane da corsa, non ce la fa più delle gare, delle urla che la
incitano, della stanchezza e delle notti al cinodromo. Quindi,
superato il traguardo, va. Salta sul recinto della pista, attraversa
la città e viaggia come un treno, accanto a un vero treno. Nella
notte attraversa il bosco e all'alba nella nuova città nessuno pare
accorgersi di lei, a parte un cane che abbaia e un cavallo legato
fuori da un circo che nitrisce di nostalgia. Tutti vanno di fretta e
nessuno sembra avere tempo per nessuno.
Rosie continua la sua corsa
fino ad arrivare al porto, si tuffa e nuota per una notte intera e la
mattina dopo, sotto una barca capovolta, finalmente si addormenta. Ma
il suo viaggio non è ancora finito. Si ferma solo all'arrivo in una
nuova città, quando sente suoni amichevoli e profumo d'erba: in un
parco pubblico incontra altri due cani con cui corre, corre e corre.
E anche la sua maglietta con il numero di gara dopo poco diventa un
ricordo di una vita fa.
La prima cosa che
colpisce di questo libro che arriva dalla Finlandia è la sua
originalità. Originalità che compare tanto nel testo, quanto nelle
immagini.
La cosa che si
percepisce subito è un linguaggio figurativo pieno e serrato. Tante
doppie pagine illustrate per intero, ovvero non ci sono margini che
tengano a bada il disegno, che arriva quasi a fagocitare anche il
testo scritto (quando non viaggiano su pagine separate).
E questo
disegno potente, accentua la sua forza perché neanche un angolino di
foglio viene lasciato libero. Si tratta di panorami, talvolta
complessi, come quelli che raffigurano il traffico cittadino,
talvolta più semplificati, come i moli del porto. Di norma
schiacciati in una prospettiva che non si cura molto di essere
mimetica. L'interesse che sembra guidare la matita è quello di
mettere sul foglio quanta più roba possibile e di trasmettere,
attraverso questo segno forte e ribadito fino allo stremo, una grande
energia.
Se si
dovesse leggere il senso che guida questo modo di disegnare, si
potrebbe parlare di una programmatica volontà di apparire ingenui,
nel senso più positivo del termine, ovvero primitivi, senza saperi e
senza preconcetti. E in questa ingenuità c'è anche un altro
altrettanto ricercato desiderio di non creare gerarchie e di essere
onnicomprensivi. In questo l'immagine è favorita rispetto alla
parola, perché nel disegno c'è diritto di cittadinanza per molte
più cose che non in un testo scritto. Non è dato decidere se
importanti o irrilevanti, sarà lo sguardo di ciascuno a decidere.
Questo tipo di sguardo così poco selettivo è proprio dell'infanzia
che di fronte al mare, può decidere di concentrarsi su un guscio di
conchiglia. Ecco Marika Maijala sembra possedere questo approccio nel
raccontare per immagini. E' un tipo di segno che nel nord del nord
Europa abbiamo già visto, anche se poco meno brulicante, nei libri
di Emma Adbåge.
Anche lei pare inseguire i dettagli, anche lei storce le prospettive
a suo uso e consumo e anche lei racconta con uno sguardo il più
possibile ingenuo.
E
a casa nostra sembra partire da qui anche Irene Penazzi, nel suo
silenzioso, Nel
mio giardino il mondo
(con un tipo di segno però già più controllato ed educato).
L'altro
polo di detta originalità sta nella costruzione del racconto. Così
come è testimoniato dal disegno, altrettanto nel testo, Marika
Maijala non lascia nulla indietro. La levriera ci viene descritta
attraversare quanti più scenari possibile nelle trentadue pagine
concesse a un albo. Complice il fatto che è un levriero, a passo di
cane svelto (così si dice a casa mia, quando uno va di fretta),
Rosie vede - e i bambini lettori con lei - quanto più mondo
possibile.
A
tutto questo però si aggiunge la questione di fondo che, con grande
leggerezza, viene messa sul piatto. Si parla di libertà, quella che
si conquista nel momento in cui si sa vedere con occhi sgombri,
quelli che sono i vincoli. Quelle che sono le gabbie che tengono
prigionieri.
Per
esempio: gareggiare, vincere, essere sotto pressione per una
competizione, essere vincolati dalle aspettative degli altri, sono
tutti aspetti lontani anni luce da quella che dovrebbe essere una
vita da cani.
E Rosie a un certo punto tutto questo lo mette a fuoco
e capisce che l'unica cosa che vuole fare è correre per correre,
come è capitato un giorno anche a Forrest Gump. Come lui, comincia a
correre e non si ferma più. O meglio, come Forrest Gump, si ferma
quando è un po' stanchina. Ma, al contrario di Forrest Gump che non
è un cane, il giorno dopo è di nuovo pronta a ricominciare.
Carla
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