ALTROVE
Prima di
entrare nel merito dei romanzi che vorrei proporvi, devo fare una
premessa. C’è un ambito, nella letteratura per ragazzi, che sta
acquistando sempre maggiore attenzione, anche da parte degli editori:
si tratta della narrativa per la fascia d’età fra i quattordici e
i sedici anni, la fascia d’età dei teenager. La proposta fin qui
si è essenzialmente identificata con la cosiddetta narrativa ‘di
genere’ soprattutto fantasy, gotico-romantico, romanzi d’amore.
Da qualche anno a questa parte si sono affacciati editori, come
Feltrinelli, San Paolo, Salani, Rizzoli, con proposte diverse e
spesso esplicitamente rivolte a questo segmento di mercato, pessimo
termine, ma efficace; libri di difficile collocazione in libreria e
in biblioteca, perché non sono per adulti, ma nemmeno per ragazzi in
senso stretto, non appartengono ad alcun genere definito. Qui vi
parlerò di due romanzi che appartengono a questa categoria, ovvero
indirizzati a ragazzi con più di quattordici anni; le storie che
raccontano sono accomunate dal riferimento ad un altrove,
contiguo al nostro mondo, specchio deformato dei nostri lati
peggiori.
Il primo,
Il pianeta di Standish di Sally Gardner, racconta di un luogo,
molto simile alla Terra, in cui dominano gli alieni, dall’aspetto
di afidi verdi, il cui potere è esercitato attraverso dei
collaboratori umani: chi non si piega viene confinato nella zona
sette, priva di tutto e nei fatti ultimo passaggio prima di essere
deportati e uccisi. Qui vive Standish, con il nonno e con la famiglia
di Hector, il suo unico amico; lui è un diverso, ha le iridi di
colori differenti, non sa scrivere nonostante abbia quindici anni, ma
ha una grande memoria e altrettanto coraggio. Ovviamente c’è una
parte del pianeta che non è assoggettato e per piegarlo, la
Madrepatria mette in scena un finto allunaggio per accreditare la
propria potenza. Smascherare questo inganno è l’unico modo per
fermare l’avanzata degli occupanti e sarà la missione d Standish e
del Nonno. Come si può ben vedere ci sono molti richiami alla storia
del novecento, all’universo concentrazionario: il rifiuto del
diverso, l’isolamento e la segregazione, la miseria, il controllo
del comportamento delle masse, l’eliminazione fisica degli
oppositori. Inutile dire che gli scherani della Madrepatria, le spie
che devono scovare i dissidenti, vestono lunghi cappotti di pelle
nera e portano occhiali scuri, potrebbero essere delle SS o del Kgb,
l’immagine è quella. Tematiche molto presenti, e ancor più
angosciose, nella sf del secondo dopoguerra. I fantasmi del
nostro recente passato agitano ancora, e con ragione, i pensieri dei
più accorti, perché ciò che è stato può ritornare.
Un’ambientazione
così cupa è alleggerita dalla dimensione quasi infantile del
protagonista, che con il suo amico Hector, nella miseria più totale,
si costruisce un’astronave di latta, con il sogno di poter fuggire.
Standish è un bel personaggio, che commuove con la sua ingenuità e
che conforta per il suo coraggio. Riuscirà, infatti, anche se a
costo della vita, a smascherare il plateale inganno dell’allunaggio,
strumento di propaganda globale, ridando speranza a quella parte di
mondo che non si è ancora assoggettata.
In
Terrestre, di Jean-Caude Mourlevat, l’altrove è un mondo
parallelo, comunicante col nostro attraverso una sorta di strada che
non tutti vedono. Nel mondo parallelo gli umani sono asettici,
detestano tutto ciò che è legato alla vita, dal concepimento
‘impuro’ all’alimentazione, al semplice atto di respirare. In
quel mondo, tutto è sintetico, pulito e soprattutto privo di
emozioni; ma alcuni gerarchi amano rapire le donne umane e tenerle
con sé, ovviamente drogate, fino a che non partoriscono; i figli di
queste unioni, gli ibridi, sono i soldati che devono compiere le
incursioni nella nostra terra per rapire altre fanciulle giovani e
belle.
La
protagonista, Anne Collodi, il nome non è l’unico riferimento alle
fiabe, riceve la richiesta d’aiuto da parte della sorella,
ovviamente rapita nell’altro mondo. Trova il passaggio per
l’altrove e cerca disperatamente di rintracciarla. Impara a
respirare impercettibilmente e a passare quasi inosservata. Ma questo
non basta: è necessario capire dov’è la prigioniera. Quindi Anne
chiede aiuto prima ad un incauto anziano scrittore, che pagherà caro
il suo coinvolgimento in questa avventura, poi a Bran, un ibrido che
ha partecipato alla cattura di Gabrielle, ma che si è innamorato
della giovane sorella.
Molti
passaggi al di là e al di qua del confine, sfiorando più volte la
morte, consentiranno di salvare Gabrielle e così Anne e Bran
convoleranno giuste nozze. Ma il passaggio con l’altro mondo non si
è chiuso…
Di mondi
paralleli, di quarte dimensioni, di viaggi nel tempo che mettono in
contatto mondi diversi è piena la letteratura fantastica o la sf e
qui non troviamo niente di particolarmente originale, se non una
versione moderna della fiaba di Barbablù. Non originale anche
l’immaginare il mondo ‘altro’ come sterile e perfetto,
contrapposto alla meravigliosa imperfezione non solo del nostro
mondo, ma anche di noi stessi, fragili e potenti nei nostri
sentimenti; ma chi non conosce il Signor Spock di Star Trek,
il confronto fra il freddo vulcaniano e il passionale terrestre? La
morale, piuttosto prevedibile, è che è meglio restare sporchi ed
emotivamente fragili, piuttosto che precipitare in un universo privo
di qualsiasi sorpresa e di qualsiasi emozione. L’intreccio,
l’avventura riescono a sostenere la lunghezza della narrazione,
anche se ci sono sfilacciature e uscite di scena un po’ troppo
repentine: il personaggio con cui si apre la storia, il vecchio
scrittore annoiato che decide di aiutare Anne e che racconta in prima
persona la prima parte della storia viene velocemente ‘defenestrato’
senza una vera necessità narrativa. Mi sembra, in sostanza,
un’occasione mancata di allargare ulteriormente gli orizzonti della
narrativa per i più giovani.
Eleonora
“Il
Pianeta di Stardish”, S. Gardner, Feltrinelli kids 2013
“Terrestre”,
J.C. Mourlevat, Rizzoli 2012
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