venerdì 8 febbraio 2013

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


ALTROVE

Prima di entrare nel merito dei romanzi che vorrei proporvi, devo fare una premessa. C’è un ambito, nella letteratura per ragazzi, che sta acquistando sempre maggiore attenzione, anche da parte degli editori: si tratta della narrativa per la fascia d’età fra i quattordici e i sedici anni, la fascia d’età dei teenager. La proposta fin qui si è essenzialmente identificata con la cosiddetta narrativa ‘di genere’ soprattutto fantasy, gotico-romantico, romanzi d’amore. Da qualche anno a questa parte si sono affacciati editori, come Feltrinelli, San Paolo, Salani, Rizzoli, con proposte diverse e spesso esplicitamente rivolte a questo segmento di mercato, pessimo termine, ma efficace; libri di difficile collocazione in libreria e in biblioteca, perché non sono per adulti, ma nemmeno per ragazzi in senso stretto, non appartengono ad alcun genere definito. Qui vi parlerò di due romanzi che appartengono a questa categoria, ovvero indirizzati a ragazzi con più di quattordici anni; le storie che raccontano sono accomunate dal riferimento ad un altrove, contiguo al nostro mondo, specchio deformato dei nostri lati peggiori.


Il primo, Il pianeta di Standish di Sally Gardner, racconta di un luogo, molto simile alla Terra, in cui dominano gli alieni, dall’aspetto di afidi verdi, il cui potere è esercitato attraverso dei collaboratori umani: chi non si piega viene confinato nella zona sette, priva di tutto e nei fatti ultimo passaggio prima di essere deportati e uccisi. Qui vive Standish, con il nonno e con la famiglia di Hector, il suo unico amico; lui è un diverso, ha le iridi di colori differenti, non sa scrivere nonostante abbia quindici anni, ma ha una grande memoria e altrettanto coraggio. Ovviamente c’è una parte del pianeta che non è assoggettato e per piegarlo, la Madrepatria mette in scena un finto allunaggio per accreditare la propria potenza. Smascherare questo inganno è l’unico modo per fermare l’avanzata degli occupanti e sarà la missione d Standish e del Nonno. Come si può ben vedere ci sono molti richiami alla storia del novecento, all’universo concentrazionario: il rifiuto del diverso, l’isolamento e la segregazione, la miseria, il controllo del comportamento delle masse, l’eliminazione fisica degli oppositori. Inutile dire che gli scherani della Madrepatria, le spie che devono scovare i dissidenti, vestono lunghi cappotti di pelle nera e portano occhiali scuri, potrebbero essere delle SS o del Kgb, l’immagine è quella. Tematiche molto presenti, e ancor più angosciose, nella sf del secondo dopoguerra. I fantasmi del nostro recente passato agitano ancora, e con ragione, i pensieri dei più accorti, perché ciò che è stato può ritornare.

Un’ambientazione così cupa è alleggerita dalla dimensione quasi infantile del protagonista, che con il suo amico Hector, nella miseria più totale, si costruisce un’astronave di latta, con il sogno di poter fuggire. Standish è un bel personaggio, che commuove con la sua ingenuità e che conforta per il suo coraggio. Riuscirà, infatti, anche se a costo della vita, a smascherare il plateale inganno dell’allunaggio, strumento di propaganda globale, ridando speranza a quella parte di mondo che non si è ancora assoggettata.



In Terrestre, di Jean-Caude Mourlevat, l’altrove è un mondo parallelo, comunicante col nostro attraverso una sorta di strada che non tutti vedono. Nel mondo parallelo gli umani sono asettici, detestano tutto ciò che è legato alla vita, dal concepimento ‘impuro’ all’alimentazione, al semplice atto di respirare. In quel mondo, tutto è sintetico, pulito e soprattutto privo di emozioni; ma alcuni gerarchi amano rapire le donne umane e tenerle con sé, ovviamente drogate, fino a che non partoriscono; i figli di queste unioni, gli ibridi, sono i soldati che devono compiere le incursioni nella nostra terra per rapire altre fanciulle giovani e belle.
La protagonista, Anne Collodi, il nome non è l’unico riferimento alle fiabe, riceve la richiesta d’aiuto da parte della sorella, ovviamente rapita nell’altro mondo. Trova il passaggio per l’altrove e cerca disperatamente di rintracciarla. Impara a respirare impercettibilmente e a passare quasi inosservata. Ma questo non basta: è necessario capire dov’è la prigioniera. Quindi Anne chiede aiuto prima ad un incauto anziano scrittore, che pagherà caro il suo coinvolgimento in questa avventura, poi a Bran, un ibrido che ha partecipato alla cattura di Gabrielle, ma che si è innamorato della giovane sorella.
Molti passaggi al di là e al di qua del confine, sfiorando più volte la morte, consentiranno di salvare Gabrielle e così Anne e Bran convoleranno giuste nozze. Ma il passaggio con l’altro mondo non si è chiuso…
Di mondi paralleli, di quarte dimensioni, di viaggi nel tempo che mettono in contatto mondi diversi è piena la letteratura fantastica o la sf e qui non troviamo niente di particolarmente originale, se non una versione moderna della fiaba di Barbablù. Non originale anche l’immaginare il mondo ‘altro’ come sterile e perfetto, contrapposto alla meravigliosa imperfezione non solo del nostro mondo, ma anche di noi stessi, fragili e potenti nei nostri sentimenti; ma chi non conosce il Signor Spock di Star Trek, il confronto fra il freddo vulcaniano e il passionale terrestre? La morale, piuttosto prevedibile, è che è meglio restare sporchi ed emotivamente fragili, piuttosto che precipitare in un universo privo di qualsiasi sorpresa e di qualsiasi emozione. L’intreccio, l’avventura riescono a sostenere la lunghezza della narrazione, anche se ci sono sfilacciature e uscite di scena un po’ troppo repentine: il personaggio con cui si apre la storia, il vecchio scrittore annoiato che decide di aiutare Anne e che racconta in prima persona la prima parte della storia viene velocemente ‘defenestrato’ senza una vera necessità narrativa. Mi sembra, in sostanza, un’occasione mancata di allargare ulteriormente gli orizzonti della narrativa per i più giovani.

Eleonora



“Il Pianeta di Stardish”, S. Gardner, Feltrinelli kids 2013
“Terrestre”, J.C. Mourlevat, Rizzoli 2012


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