mercoledì 5 marzo 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SE SON FIORI, ROS(S)ERANNO

La lingua in fiamme, Fabian Negrin
Orecchio acerbo 2014


POESIA

Bellissimo.

Ho perso una scarpa.
È scomparso il cappello.
Non trovo la sciarpa.
Hai visto il mio ombrello?
Ho perso gli occhiali.
Avevo un cappotto?
Non trovo i miei guanti.
Vado nudo, mi son rotto.
Ma adesso che le guardo
ho bellissime ginocchia.
E belle sono anche
cosce, natiche e capocchia
Mamma mia quanto sono bello!
E tutti i passanti (adesso lo noto)
mi osservano proprio per quello.
Chi vuoi si renda conto
che non porta il cappello
un uomo tanto, tanto bello?


Bellissimo, come spesso accade, è l'ultimo libro di Fabian Negrin.
Sette poesie e una decina di nonsense, un unico colore per le illustrazioni sulle pagine avorio, il rosso, quello stesso rosso delle pagine con i testi.
Il rosso che, dato a brevi pennellate riassuntive, come se fossero timbri esausti, sembra alludere alle sanguigne rinascimentali, sfumate il più delle volte al fine di conferire l'effetto di non finito.
Il rosso che nasce da una lingua in fiamme.
Un lingua, l'italiano, nelle mani di un argentino d'importazione. E questo è il raffinato risultato. Un'ironia sottile di chi ha guardato la lingua italiana nelle sue pieghe più nascoste e ha saputo coglierne, con occhio scaltro, i doppi significati -e penso ad anche oppure a porci o a Marina che marina la scuola- o ancora i cambi di accento di un capitano cui capitano cose, mentre la nave affonda, o ancora i cambi di vocale tra fretta e frutta, tra segno e sogno gli anagrammi su gli sciacalli in chiusura, o quelle stelle che parevano amore e invece ora somigliano semplicemente a more...
Negrin si è divertito negli anni a raccogliere in un cassetto giochi di parole e nonsense che a Edward Lear e a Toti Scialoja fanno subito pensare, ma accanto a questo materiale, si sono aggiunte anche sette poesie. 
 

Sul filo dell'assurdo, piene di meraviglia, le sette poesie solleticano il nostro immaginario e raccontano tra parole e immagini la passeggiata di un vanesio, la noia di un bambino che aspetta qualcuno che lo venga a chiamare per giocare, l'attesa della moglie del mare, il cui arrivo si annuncia ogni sera con quell'acqua che filtra sotto la soglia. E poi c'è Marina, che va a scuola (colta l'ironia?) e, come in un gioco di scatole cinesi, entra in una poesia che contiene una ragazzina proprio come lei che entra in una poesia che contiene ancora un'altra ragazzina...per poi svanire.
Ma su ogni cosa vince il guizzo crudele di quella bimbetta, marilyn, capace di baciare un ragazzino e tenerne un altro per mano, cotto di lei che la guarda inebetito, con un fiore in dono, e aspetta...


DIAMANTI POCHI DI AMANTI TANTI!

Qui c'è tutto il mio Negrin preferito.

Carla

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