LA GRANDEZZA NASCOSTA
I
ricordi più recenti, e comunque lontani, consegnano l'immagine di
mia madre fragile, le mani così minute, gli occhi a tratti liquidi,
la delicatezze estrema di un corpo molto provato. Ma di lei oggi, a
venntanni dalla morte, voglio ricordare qualcos'altro, l'eredità non
quantificabile di chi ha scelto di vivere nell'ombra. Ma ricordare
senza retorica e senza violare l'intimità dei sentimenti è molto
difficile. Ancora di più lo è quando si vuole raccontare chi ha
scelto la vita familiare come luogo d'elezione della propria
esistenza.
Lei,
mia madre, era così, riservata, restia a qualsiasi manifestazione ed
esibizione pubblica. E nella luce della nostra casa mi ha iniziato
alla lettura. Lei, fine letterata ed instancabile lettrice ad alta voce,
portatrice di una cultura non accademica, fatta di studi e di letture
appassionate, che travalicavano gli steccati della tradizione. Lei
mi ha portato per mano facendomi perdere nel mondo delle fiabe prima
e poi immergendomi nei mari procellosi dei romanzi d'avventura; il
luogo era il lettone, e abbiamo passato lunghi pomeriggi a leggere ed
immaginare Sandokan e Yanez, Long John Silver, Buck e altri
personaggi memorabili.
Cresciuta,
ha cominciato a 'passarmi' i romanzi che di volta in volta sceglieva
dalla libreria di casa, la narrativa e il teatro americani, da
Steinbeck a Faulkner a Tennessee Williams. Passione cheancora
coltivo. E poi i grandi romanzi dell'ottocento, mentre cominciavo da
sola ad avventurarmi in pericolose escursioni personali, verso Pavese
e la letteratura sudamericana. Non disdegnavamo, e non disdegno
nemmeno ora, la narrativa di genere.
Di
libro in libro, di impressioni e commenti, citazioni, pescando dai
classici antichi fino all'ultimo romanzo del momento, il nostro
dialogo era soprattutto qui. Quando mi vedeva persa in un nuovo
libro, mi apostrofava così: Insomma, tanto s'immerse nelle sue
letture, che passava le nottate a leggere da un crepuscolo all'altro,
e le giornate dalla prima all'ultima luce; e così, dal poco dormire
e il molto leggere gli si inaridì il cervello in maniera che
perdette il giudizio (Don
Chisciotte della Mancia, M.
Cervantes, trad.V. Bodini, Einaudi 1957).
Nel
prendermi amorevolmente in giro, in fondo, disegnava un destino, una
vita passata fra le parole e le immagini dei libri.
Ad un
certo punto, quando ho fatto della lettura uno strumento del
mestiere, sono stata io a passarle dei libri da leggere, per avere la
sua opinione, sempre lucida e brillante.
Di
lei, della sua intelligenza, della sua cultura sappiamo solo noi, noi
figli, che l'abbiamo saccheggiata: lei che traduceva, ripeteva,
ascoltava, seguiva ogni passo dei nostri studi.
E lo
sapeva Gioriz, compagno di una vita intera, che si commuoveva
parlandone. E, io, adolescente con qualche vezzo di cinismo, mi
stupivo di tanta reciproca dedizione. Mi sembrava potesse appartenere
solo al mondo dorato e inconsistente delle fiabe.
Dopo
ventanni di silenzio e di ricordi, voglio ringraziarti:di questa
grandezza nascosta, di questa misurata riservatezza, di questa
intelligenza ironica e, nello stesso tempo, partecipe; dell'eleganza
originale e discreta; della forza e del coraggio di una vita
difficile, della sensibilità e anche della grande fragilità, che
ha segnato soprattutto gli ultimi anni della tua vita.
Eleonora
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