Sai fischiare
Johanna? Ulf Stark, Olof Landström
(trad. Laura Cangemi)
(trad. Laura Cangemi)
Iperborea 2017
NARRATIVA PER MEDI (dai
7 anni)
"'Vorrei avere
anch'io un nonno', mormora. 'Cosa fanno i nonni, tipo?'
'Vediamo', rispondo.
'Ti offrono il caffè e poi mangiano i piedini di maiale in gelatina.
E qualche volta ti portano a pescare sul lago.' 'E perché io non ce
l'ho un nonno?' chiede Berra. 'Non saprei', rispondo. 'Però so dove
puoi trovarne uno.'"
Altalena
fatta in casa con un'asse e un bidone al centro: da un lato Berra
(all'anagrafe Bertil) e dall'altro Ulf. In due fanno quattordici
anni, sette a testa. Ulf sta per andare a casa a farsi bello per
andare a far visita a suo nonno, che compie gli anni. Il regalo per
lui è un grande sigaro, ma Ulf sa che anche il nonno avrà qualcosa
in serbo per lui, le cinque corone che ogni volta che si vedono il
nonno elargisce. I nonni son così.
Il
mattino seguente è il momento di andare a cercare un nonno anche per
Berra. E quale luogo più ricco c'è in fatto di vecchietti e
vecchiette se non la casa di riposo? Berra, in ghingheri per
l'occasione, ha rubato un fiore per il suo futuro nonno che trova al
di là di una porta socchiusa alla fine del corridoio dell'ospizio.
Si
sa che quando l'aspettativa è alta, si tende a bruciare i
preliminari e le tappe intermedie: così Berra davanti a quel
vecchietto che sta facendo il suo solitario non esita neanche un
secondo e, nel porgergli la calendula rubata, esordisce con un
semplice 'Tieni, nonno!'. Gli anziani sono sempre un po' in dubbio su
quel che gli capita, così anche Nils, il nuovo nonno di Berra, è
perplesso, ma a vedere tanta sicurezza in quel bambinetto, smette di
dubitare e abbraccia felice il suo nipotino, nuovo di zecca.
E
così comincia questo bellissimo legame tra due che fino a ieri non
si conoscevano neppure: un bambino e un vecchietto della casa di
riposo. Tanto forte e autentico quanto improvviso e inaspettato.
Accomunati da un cerotto sul mento, questi due sono subito nonno e
nipote e, come tali, fanno insieme un mucchio di cose. La più bella
di tutte: la costruzione di un aquilone con il foulard di seta della
cara Johanna, l'amata moglie perduta.
Bisogna
aspettare il vento per farlo volare.
I giorni passano, si festeggia un compleanno segreto, ci si rade, si rimugina, ci si riposa, ci si arrampica su un ciliegio a mangiar ciliegie, ma soprattutto Berra si esercita a fischiare come Nils gli ha insegnato.
Soffia,
sbuffa, sibila, prova e riprova per intere settimane, fino al giorno
in cui si sente pronto.
Della
canzone Sai fischiare Johanna?
il piccolo Berra non sbaglia una nota, lì in piedi, davanti alla
bara di Nils.
Il
vento è arrivato finalmente e ora l'aquilone può volare!
L'allegra marcetta Sai fischiare Johanna, un foxtrot degli anni Trenta, cantato a due voci, è la miglior colonna sonora per questa piccola storia piena di tenerezza che Iperborea ha (ri)pubblicato nella sua nuova collana I miniborei che si distingue per ottimi scelte e per eleganza.
Attraversata
dalla consueta lieve vena di follia che caratterizza i racconti di
Ulf Stark, ancora una volta costruita intorno a un vecchio e a un
bambino, come a voler dimostrare che le due categorie umane hanno
parecchio da dirsi, anche Sai fischiare Johanna? lascia dietro di sé
una scia di aria fresca e tersa, come spesso accade con la narrativa
scandinava per l'infanzia.
Scevra
da ogni sentimentalismo, racconta con serenità la storia di due
ragazzini e di un nonno trovato.
A
passo sicuro, con i disegni 'perfetti' di Olof Landström, il
racconto va verso la prevedibile fine del vecchietto, non prima però
di aver consolidato le singole relazioni umane, attraverso alcuni
passaggi imprescindibili: dalla parte dei piccoli, la cura e dalla
parte del vecchio, l'insegnamento.
Messo
al sicuro questo snodo, la storia può in tutta tranquillità andare
incontro alla separazione di nonno e nipote che, però, non ha nulla
di doloroso, nella sua ineluttabilità. Al contrario, si caratterizza
per leggerezza, la stessa che assume quel foulard di seta, affettuoso
ricordo di un amore, quando si alza nel cielo per il suo primo volo.
Carla
Noterella
al margine. Curiose connessioni tra il volo di un aquilone e la morte
si possono stabilire con due oggetti diversissimi tra loro: da un
lato gli endecasillabi di Pascoli (L'aquilone del 1897) e dall'altro
le immagini di un ulteriore libro scandinavo in cui è di nuovo un
aquilone ad accompagnare una partenza definitiva (B.
Oskarsson, The Flat Rabbit, Owlkids Books 2014).
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