IBOY
Lo spunto originale del romanzo di
Kevin Brooks, brillante autore inglese che ha già firmato romanzi
come Bunker Diary e L’estate del coniglio nero, colpisce di sicuro
l’immaginario del giovane lettore o lettrice. L’idea di un iPhone
lanciato dal trentesimo piano e che colpisce in testa il giovane
protagonista, Tom, provocandogli qualcosa di più permanente di una
ferita in testa, è sicuramente originale. I frammenti del chip del
cellulare, in qualche modo, si fondono con il cervello del ragazzo,
trasformandolo in un essere del tutto nuovo, capace di connettersi al
mondo con il pensiero, di creare campi elettrici potentissimi, di
affrontare la banda di teppisti che hanno stuprato l’amica del
cuore, Lucy.
Già, perché quel cellulare è stato
scaraventato fuori dalla finestra durante l’aggressione nei
confronti di due fratelli, Ben e Lucy, dando il via ad una serie
incontrollata di eventi.
Quando Tom si riprende, del tutto
inconsapevole, ma per poco, dei suoi nuovi poteri, viene a sapere del
dramma di Lucy, che dal giorno dell’aggressione non esce più di
casa, non vuole vedere nessuno. Parallelamente alla presa di
coscienza di ciò che è diventato, cresce in Tom il desiderio di
fare giustizia, o di praticare la via pericolosa della vendetta.
Connettendosi ai cellulari altrui riesce a recuperare il filmato
dello stupro e a riconoscere gli aggressori, cui darà la caccia,
trasformandosi in una sorta di ‘Terminator’.
Ma non mancano i colpi di scena, fino
ad un finale che lascia aperta la strada a sviluppi futuri, perché
il super cattivo, il capo dei della banda criminale che imperversa
nel complesso popolare di Crow Lane riesce a cavarsela, nel
pirotecnico scontro finale.
Come si vede, questo romanzo, dal ritmo
stringente e dalle tematiche ‘pesanti’, attinge a piene mani ai
miti della fantascienza classica, quella che, con altro spessore,
indagava i confini fra umano e non umano, e a quelli dei super eroi
dei fumetti, anche loro dotati di poteri estremi e di missioni di
giustizia. Kevin Brooks attinge a questo repertorio con sapienza e
mestiere, cogliendo le tendenze e i temi della letteratura Y.A.
(Young Adult), con i connessi miti legati alla tecnologia, allo
straniamento urbano, alla violenza ritualizzata dei video giochi, ma
anche all’amore adolescenziale.
L’impressione che ho avuto, leggendo
questo romanzo, è proprio che alla violenza estrema delle situazioni
descritte, coerente con la descrizione dell’ambiente degradato in
cui si attua, non corrispondesse una equivalente tensione emotiva. Mi
è sembrato di leggere l’eccellente sceneggiatura di un video
gioco, in cui il giocatore deve annientare i nemici di turno, che
siano zombie o malvagi stupratori, in fondo è lo stesso. Non è un
caso che da questo libro sia stato tratto un film da parte di Netlix.
Non voglio con questo togliere niente alle capacità narrative di
Brooks, che resta un grande costruttore di storie ‘nere’, ma
sicuramente questo romanzo non mi sembra, dal punto di vista
letterario, all’altezza dei precedenti, nonostante abbia apprezzato
l’accurata, dolente descrizione del grande desolato quartiere
popolare, in cui dettano legge le bande criminali.
E’ un romanzo pensato per i teenager,
troppo crudo per essere proposto a ragazze e ragazzi al di sotto dei
quattordici anni, anche se già a quella età di uccisioni
ritualizzate attraverso i video games sono già più che esperti. Può
essere proposto come valido romanzo ‘di genere’, un’escursione
adrenalinica nel territorio della fantascienza al tempo degli iPhone.
Eleonora
“iBoy”, K. Brooks, Piemme 2017
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