LUCILLA DEL FARO
‘Lucilla’, romanzo d’esordio
della nederlandese Annet Schaap, finora conosciuta come
illustratrice, è un interessante mix di elementi realistici e
fantastici.
Al centro della narrazione una bambina,
Lucilla, ‘esiliata’ per punizione nella misteriosa casa
dell’Ammiraglio, ed Edward, il bambino-pesce.
Lucilla, che si chiama in realtà
Emilia, come la mamma deceduta tempo prima, vive con il padre in un
faro; è lei ad accenderlo tutte le sere, perché il padre, privo di
una gamba, non riesce a salire le ripide scale. Lo fa tutte le sere,
tranne una: si dimentica fatalmente di andare a comprare gli
zolfanelli in una cupa sera di tempesta. Il risultato è il naufragio
di un vascello: il padre viene rinchiuso nel faro, condannato a
svolgere le sue funzioni senza potersi mai allontanare, la bambina
viene mandata ‘a servizio’ nella lugubre casa dell’Ammiraglio.
Vi arriva mentre è in corso un
funerale e tutto appare spaventoso; si parla di un mostro pericoloso,
rinchiuso in una stanza del piano superiore della villa.
Lucilla è una bambina testarda, che
riesce comunque a conquistarsi la fiducia della burbera Martha e del
figlio di lei, Lenny, un ragazzone non proprio brillante. La bambina
si introduce nella stanza proibita, in realtà per cercare di vedere
dalla finestra il faro in cui è rinchiuso il padre; lì incontra
Edward, un ragazzino con una strana e fiabesca malformazione: un semi
pesce, dai capelli verde alga e una coda che gli impedisce,
ovviamente, di camminare. E’ il figlio del borioso Ammiraglio,
tenuto nascosto e cresciuto da un fedele maggiordomo, il cui funerale
è nei primi capitoli. Ora nessuno vuole avere a che fare con il
giovane Edward, impaurito e rabbioso.
Il rapporto fra i due bambini, prima
segnato dalla reciproca diffidenza, poi dall’amicizia e l’affetto,
occupa tutta la terza parte del libro: la vicinanza di Lucille
consente a Edward di riconquistare la sua vita, una sua libertà,
fino a uscire dai limiti della proprietà paterna per incontrare
quella che forse è la sua vera natura.
Qui il romanzo vira decisamente verso
il fiabesco e innesta il processo che porta nel finale, al ritorno
dell’odioso Ammiraglio, alla fuga e alla scoperta di una nuova vita
per entrambi i protagonisti.
Le ultime parti del romanzo abbandonano
la chiave realistica, se pur avvolta nel mistero, e il romanzo si
popola di personaggi al limite: dai fenomeni da circo, ai pirati che
aiutano il padre di Lucille a fuggire, alla stessa metamorfosi di
Edward, tutto converge per creare quella atmosfera incantata, che
può dare una svolta positiva alla narrazione.
Se nella prima parte la componente
fantastica si insinua fra i dettagli, con gli elementi naturali che
prendono voce, il dialogo mentale fra madre e figlia, tutti elementi
che hanno molto a che fare con l’infanzia e la sua percezione della
realtà, nella seconda parte entriamo proprio in un’altra
dimensione, che abbandona i solidi ancoraggi alla realtà e diventa
una fiaba attualizzata di ribellione e di libertà.
Mi sembra che questo dualismo, fra
narrazione fantastica e realistica, non sia del tutto risolto e che
in qualche modo penalizzi il romanzo, per altri versi scorrevole e
avvincente, con accurate ricostruzioni d’ambiente.
Al di là dei personaggi, di sicuro il
più riuscito quello della tenace Lucille, protagonista assoluto è
il mare, con la sua potenza e le sue leggende e ancor di più come
simbolo della libertà di andare oltre i confini, così come fanno i
corsari.
Nonostante le trecentocinquanta pagine
e più, consiglierei la lettura a giovani avventurosi/e a partire dai
dodici anni.
Eleonora
“Lucilla”, A. Schaap, La Nuova
Frontiera junior 2019
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