LETTERATURA SENZA AGGETTIVI
Clara e l'uomo
alla finestra, María Teresa Andruetto, Martina Trach
(trad. Lorenza Pozzi)
Uovonero 2019
ILLUSTRATI PER MEDI
(dai 7 anni)
"'Porta questi
panni al signore della casa grande.'
Non ti distrarre.
Stai attenta.
Che non si
sporchino.
Il signore lascia i
soldi sulla porta, sotto lo zerbino."
Villaggio
di poche case sparse nella pianura argentina. Un po' più lontana, la
casa grande dove lasciare la biancheria pulita. Fuori dalla porta, sullo
stesso zerbino che nasconde i soldi che spettano alla madre di Clara, la lavandaia.
Clara
l'aiuta e come una piccola Cappuccetto Rosso argentina, parte con il
cesto; nella testa riecheggiano le parole dette, le raccomandazioni.
Lasciato
il cesto, raccoglie le poche monete. La tenda si scosta e la bambina
incrocia lo sguardo di quel signore. Nulla di più.
Clara,
sulla strada del ritorno, si ripete nella testa ciò che ha sentito
di quella persona: non esce di casa, non può vedere la luce....
Fino
alla volta successiva, quando la tenda della casa grande si scosta
ancora di più e il signore dagli occhi tristi batte sul vetro per
chiamarla.
Uno
scambio di poche parole, due sole domande. Alle parole di Clara,
perché vivi rinchiuso?, lui risponde con un'altra domanda, sai
leggere?
Un
libro rosso, come le sue scarpe, l'aspetta sotto lo zerbino la volta
successiva. A ogni nuova consegna di panni ci sono nuove storie che
l'aspettano.
Fino
al giorno in cui la porta si apre e Clara entra.
Quando
un bambino entra in una casa, entra in una vita altrui, qualcosa di
quel luogo, di quell'esistenza cambia.
E
così quelle stanze, piene di ricordi, piene di solitudine, piene di
libri ascoltano, dopo tanto silenzio, il dialogo tra due voci. Poche
parole per spiegare e per capire.
Bastano
semplici gesti per far nascere tra loro un'intesa, per riaccendere un
desiderio, per trovare il coraggio e la voglia di tenere aperta una
porta, addirittura di varcarne la soglia.
I
bambini, in questo, sono passpartout pressoché infallibili.
Per
una letteratura senza aggettivi. Si può partire da qui per fare
due ragionamenti su Clara e l'uomo alla finestra.
Una storia che racconta di come la madre di María Teresa conobbe i
libri e di come il suo amico Juan uscì alla luce del sole.
Un
albo illustrato che, per come è concepito, attesta una volta di più
che la missione della letteratura è quella di raccontare belle
storie: María Teresa Andruetto, premio Andersen 2012, lo sostiene da sempre (Per una letteratura senza aggettivi, Equilibri 2014).
E le belle storie sono per tutti, ovvero sono lì a
testimoniare che scrivere per l'infanzia non sia mestiere diverso, o
addirittura più semplice, dello scrivere per grandi. Quindi,
letteratura e basta.
Ed
è da questa sana prospettiva che Andruetto riesce a raccontare nel
contempo una storia singola e una storia universale, ovvero quella
che riguarda il piacere di quella bambina verso i libri e la lettura
e il diritto dell'infanzia di avere buona qualità nelle storie,
sufficienti luoghi e occasioni di incontro con esse, buona quantità
di titoli sugli scaffali.
La
casa di Juan, per tornare alla storia singola, sembra essere il luogo
ideale perché tutto questo accada.
Ma
anche la storia personale di quel signore, Juan, a ben vedere, nel
racconto della Tere Andruetto, da storia singola si fa storia
universale e il passaggio dall'una all'altra è così naturale, che
riempie il cuore di speranza.
Poche e
calibrate parole, studiate in forma di dialogo o di monologo
interiore, sono l'ordito solido e sapientemente 'traforato', su cui
Martina Trach intreccia la sua trama figurativa.
La
leggerezza del testo si specchia nei grandi spazi liberi, nel disegno
volutamente non finito, nello zoom cinematografico, nell'aria aperta
che Clara attraversa. La precisione delle parole si riverbera nei
dettagli a matita, negli inserti a collage, nelle trasparenze di
pattern a stampa per copertine di libri o tessuti, nella cura degli
interni raccontati con precisione da carta millimetrata. Lo scorrere
del tempo e dello spazio lo si coglie nel movimento che si moltiplica
per seguire linee di direzione sempre differenti e nella
stratificazione dei piani, sottolineati da tecniche anch'esse sempre
diverse.
Il colore stesso è voce narrante,
al pari della parola.
Martina Trach, poco più di trent'anni, ha cose da dire.
Carla
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