IL CANTO DI TOMI
Non stop,
Tomi Ungerer (trad. Damiano Abeni)
Orecchio acerbo 2020
ILLUSTRATI
"Uccelli,
farfalle e topi: tutti spariti.
L’erba e le foglie
erano avvizzite.
I fiori s’erano
trasformati in ricordi.
Le strade e i
palazzi erano deserti.
Erano andati tutti
sulla luna.
Rimasto indietro,
Vasco attraversava senza meta solitudini desolate, seguendo la sua
ombra.
Di punto in bianco
l’ombra lo esortò a DARSELA A GAMBE dietro l’angolo.
Appena in tempo!"
All'angolo,
proprio dove un secondo prima era Vasco, c'è una esplosione che
squassa il marciapiede. Vasco continua a girovagare per la città
quando è di nuovo la sua ombra a intimargli di attraversare la
strada immediatamente. Anche adesso si salva appena in tempo dai
palazzi che crollano al suolo.
L'ombra
indica a Vasco una grande scritta sul muro - NON SPERARE RESISTI - e
lo conduce in salvo fino a un muro dal quale vede una strana creatura
di nome Niente che gli affida una lettera per la moglie, senza
indirizzo. Alle perplessità di Vasco, Niente lo rassicura: quella
lettera troverà la sua strada.
Sempre
dietro la sua ombra, ora attraversa strade inondate, su una nave solca il mare andando alla deriva, dentro una botte approda su
una spiaggia deserta e si rifugia in un ospedale abbandonato, dove
-unica superstite- c'è una donna che, in lacrime, dopo aver letto la
lettera, gli affida il suo piccolino, di nome Poco.
Appena in tempo,
pensa Vasco: ora ho qualcuno del quale prendermi cura.
Insieme,
con l'ombra come guida, attraversano mari di ghiaccio, boschi di
alberi senza rami, camminano sulla terra che scotta, che trema, si
infilano nelle tubature, attraversano raffinerie tra magma che
ribolle. Entrano ed escono da labirinti, appena in tempo prima che
tutto si sciolga. Fronteggiano carri armati, salgono su treni che
attraversano il buio e poi si fermano in mezzo a un deserto. L'ombra
indica a Vasco qualcosa in lontananza...
La
sua missione volge al termine, in quella luce soffusa scompare, come
tutte le ombre. Ma non sarà per sempre.
"Vasco e Poco
non si annoiarono mai."
Aria
Ungerer, sua figlia, di questo libro dice: "Non stop è il suo
canto del cigno. Gli ha dedicato gli ultimi dieci anni della
vita". E poi aggiunge: "Non ci sono parole che lo possano
raccontare, perché tanto Tomi lo fa meglio".
Da
calendario editoriale questo libro esce nelle librerie italiane il 27
febbraio del 2020.
Dopo
una settimana esatta, all'Italia si chiede di chiudersi in casa fino a
data da destinarsi e quello che era un addio alle
scene diventa all'istante un libro utile, adatto alla circostanza.
Eppure...
Per tutta la durata del confinamento, le persone cercano di non
ammalarsi, si isolano e cominciano a fare una vita totalmente diversa
da quella di prima.
Mentre
questo accade, trovano sbocco in rete tutta una serie di più o meno
condivisibili letture ad alta voce di albi illustrati, all'urlo di: i
bambini, dobbiamo intrattenere i bambini e le bambine.
Tuttavia,
nessuno, che io sappia, si assume l'onere di dare voce a questo albo
illustrato, così adatto, così utile, nuovissimo e bellissimo, che
ha un testo che è musica, nella traduzione magnifica di Abeni.
Nessuno,
che io sappia, ha il coraggio di attraversarlo, per arrivare a quel
finale pieno di futuro, di luce, di dolcezza e di speranza. Nessuno
ha la forza di dire a voce alta quello che Ungerer disegna sul muro:
Non sperare resisti: Don't hope cope!
Eppure...
Sarebbe l'unica frase che dovremmo dirci reciprocamente, che dovrebbe
echeggiare dai balconi (magari al posto del 'Andrà tutto bene'
un po' troppo assolutorio e,
alla resa dei conti, anche un po' falso) e che dovremmo condividere
anche con bambini e bambine, sistemati davanti a quei monitor con le
figure dei libri un po' sfuocate e del tutto irraggiungibili.
Dovremmo
onestamente dir loro di resistere, invece di credere che andrà tutto
bene.
Onestamente;
onestà, attitudine che manca spesso e volentieri nelle relazioni
tra adulti e infanzia.
Interroghiamoci
su quanto e quante volte da adulti riusciamo a essere onesti fino in
fondo con i bambini e le bambine?
Se
il prezzo è alto - e spesso onestà e verità lo impongono - i grandi
si defilano, si nascondono, addolciscono la storia. E aspettano che
vada tutto bene.
Ungerer,
lui no. Non lo ha mai fatto.
A
maggior ragione, non lo fa nel suo canto del cigno.
Ed
è per questo che nei suoi quasi novant'anni trascorsi su questo
pianeta, è sempre stato in una posizione 'scomoda'.
Criticato,
cacciato, escluso, odiato per aver sempre detto la verità, per
averlo fatto in modo diretto, urticante ma maledettamente onesto.
Lo
ha fatto e lo ha teorizzato in tutte le sue espressioni, compresa la
sua attività di autore per l'infanzia. Non c'è suo libro che si
possa definire men che radicalmente onesto nei confronti dei suoi
lettori.
A
partire dalla lingua, che a suo dire deve essere esatta e mai banale
(perché scrivere mazzolino di fiori e non invece mazzolino di
fiordalisi, se sono i fiordalisi a cui penso? perché carro e non
calesse se di calesse si tratta?).
Ma
anche il messaggio, di cui ogni suo libro è portatore, deve apparire
sempre molto chiaro, magari attraversato dalla magia (canguri
volanti, piogge di regali, serpenti alfabetizzati...) o dalla
metafora, tuttavia espresso e disegnato con la trasparenza di un
cristallo.
In
un mondo in decadenza accelerata e definitiva, come quello raccontato
in Non stop, il
messaggio è lì a lettere cubitali su un muro, sotto gli occhi di
tutti: non mollare, resisti. Vai avanti.
Ed
è esattamente quello che Vasco fa. Tiene duro. Attraversa tutte le
bruttezze, le difficoltà e le calamità del mondo - dai carri armati alle
raffinerie, dai labirinti agli tsunami e ai terremoti, con una creatura in braccio.
Guidato
da un'ombra che, come fa il nostro spirito, ci segue ovunque, se
vogliamo dargli ascolto.
Ungerer
vola sempre alto e la sua voce parla a tutti. Sta parlando a grandi e
piccoli.
In
questo senso, Vasco rappresenta il prototipo di una umanità che il
vecchio Tomi, fino al suo ultimo respiro, ha desiderato esistesse:
una umanità che sappia fare resistenza, che si opponga con coraggio,
avendo cura di chi ha bisogno. Fragili, piccoli, poveri, ultimi...
Il
canto del cigno è quindi anche il canto di un uomo giusto, rivolto
ai bambini e alle bambine, agli uomini e alle donne.
Un
canto che, oggi più di ieri, si dovrebbe avere il coraggio di
cantare.
Ma
si sa, Ungerer è scomodo e forse è più facile andare a dire in
giro che andrà tutto bene.
Carla
Noterella al margine. Neanche una parola sulle immagini perché alla complessità di questo gigante dell'albo illustrato saranno dedicati alcuni incontri di Foto di gruppo con autore in giro per l'Italia.
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