lunedì 10 agosto 2020

IL RIPOSTIGLIO (libri belli e impolverati)


IL CANTO DI TOMI

Non stop, Tomi Ungerer (trad. Damiano Abeni)
Orecchio acerbo 2020


ILLUSTRATI

"Uccelli, farfalle e topi: tutti spariti.
L’erba e le foglie erano avvizzite.
I fiori s’erano trasformati in ricordi.
Le strade e i palazzi erano deserti.
Erano andati tutti sulla luna.
Rimasto indietro, Vasco attraversava senza meta solitudini desolate, seguendo la sua ombra.
Di punto in bianco l’ombra lo esortò a DARSELA A GAMBE dietro l’angolo.
Appena in tempo!"


All'angolo, proprio dove un secondo prima era Vasco, c'è una esplosione che squassa il marciapiede. Vasco continua a girovagare per la città quando è di nuovo la sua ombra a intimargli di attraversare la strada immediatamente. Anche adesso si salva appena in tempo dai palazzi che crollano al suolo.
L'ombra indica a Vasco una grande scritta sul muro - NON SPERARE RESISTI - e lo conduce in salvo fino a un muro dal quale vede una strana creatura di nome Niente che gli affida una lettera per la moglie, senza indirizzo. Alle perplessità di Vasco, Niente lo rassicura: quella lettera troverà la sua strada.
Sempre dietro la sua ombra, ora attraversa strade inondate, su una nave solca il mare andando alla deriva, dentro una botte approda su una spiaggia deserta e si rifugia in un ospedale abbandonato, dove -unica superstite- c'è una donna che, in lacrime, dopo aver letto la lettera, gli affida il suo piccolino, di nome Poco. 
Appena in tempo, pensa Vasco: ora ho qualcuno del quale prendermi cura.


Insieme, con l'ombra come guida, attraversano mari di ghiaccio, boschi di alberi senza rami, camminano sulla terra che scotta, che trema, si infilano nelle tubature, attraversano raffinerie tra magma che ribolle. Entrano ed escono da labirinti, appena in tempo prima che tutto si sciolga. Fronteggiano carri armati, salgono su treni che attraversano il buio e poi si fermano in mezzo a un deserto. L'ombra indica a Vasco qualcosa in lontananza...
La sua missione volge al termine, in quella luce soffusa scompare, come tutte le ombre. Ma non sarà per sempre.
"Vasco e Poco non si annoiarono mai."

Aria Ungerer, sua figlia, di questo libro dice: "Non stop è il suo canto del cigno. Gli ha dedicato gli ultimi dieci anni della vita". E poi aggiunge: "Non ci sono parole che lo possano raccontare, perché tanto Tomi lo fa meglio".
Da calendario editoriale questo libro esce nelle librerie italiane il 27 febbraio del 2020.
Dopo una settimana esatta, all'Italia si chiede di chiudersi in casa fino a data da destinarsi e quello che era un addio alle scene diventa all'istante un libro utile, adatto alla circostanza.
Eppure... Per tutta la durata del confinamento, le persone cercano di non ammalarsi, si isolano e cominciano a fare una vita totalmente diversa da quella di prima.
Mentre questo accade, trovano sbocco in rete tutta una serie di più o meno condivisibili letture ad alta voce di albi illustrati, all'urlo di: i bambini, dobbiamo intrattenere i bambini e le bambine. 

 
Tuttavia, nessuno, che io sappia, si assume l'onere di dare voce a questo albo illustrato, così adatto, così utile, nuovissimo e bellissimo, che ha un testo che è musica, nella traduzione magnifica di Abeni.
Nessuno, che io sappia, ha il coraggio di attraversarlo, per arrivare a quel finale pieno di futuro, di luce, di dolcezza e di speranza. Nessuno ha la forza di dire a voce alta quello che Ungerer disegna sul muro: Non sperare resisti: Don't hope cope!

 
Eppure... Sarebbe l'unica frase che dovremmo dirci reciprocamente, che dovrebbe echeggiare dai balconi (magari al posto del 'Andrà tutto bene' un po' troppo assolutorio e, alla resa dei conti, anche un po' falso) e che dovremmo condividere anche con bambini e bambine, sistemati davanti a quei monitor con le figure dei libri un po' sfuocate e del tutto irraggiungibili.
Dovremmo onestamente dir loro di resistere, invece di credere che andrà tutto bene.
Onestamente; onestà, attitudine che manca spesso e volentieri nelle relazioni tra adulti e infanzia.
Interroghiamoci su quanto e quante volte da adulti riusciamo a essere onesti fino in fondo con i bambini e le bambine?
Se il prezzo è alto - e spesso onestà e verità lo impongono - i grandi si defilano, si nascondono, addolciscono la storia. E aspettano che vada tutto bene.
Ungerer, lui no. Non lo ha mai fatto.
A maggior ragione, non lo fa nel suo canto del cigno.
Ed è per questo che nei suoi quasi novant'anni trascorsi su questo pianeta, è sempre stato in una posizione 'scomoda'. 

 
Criticato, cacciato, escluso, odiato per aver sempre detto la verità, per averlo fatto in modo diretto, urticante ma maledettamente onesto.
Lo ha fatto e lo ha teorizzato in tutte le sue espressioni, compresa la sua attività di autore per l'infanzia. Non c'è suo libro che si possa definire men che radicalmente onesto nei confronti dei suoi lettori.
A partire dalla lingua, che a suo dire deve essere esatta e mai banale (perché scrivere mazzolino di fiori e non invece mazzolino di fiordalisi, se sono i fiordalisi a cui penso? perché carro e non calesse se di calesse si tratta?).
Ma anche il messaggio, di cui ogni suo libro è portatore, deve apparire sempre molto chiaro, magari attraversato dalla magia (canguri volanti, piogge di regali, serpenti alfabetizzati...) o dalla metafora, tuttavia espresso e disegnato con la trasparenza di un cristallo.


In un mondo in decadenza accelerata e definitiva, come quello raccontato in Non stop, il messaggio è lì a lettere cubitali su un muro, sotto gli occhi di tutti: non mollare, resisti. Vai avanti.
Ed è esattamente quello che Vasco fa. Tiene duro. Attraversa tutte le bruttezze, le difficoltà  e le calamità del mondo - dai carri armati alle raffinerie, dai labirinti agli tsunami e ai terremoti, con una creatura in braccio.
Guidato da un'ombra che, come fa il nostro spirito, ci segue ovunque, se vogliamo dargli ascolto.


Ungerer vola sempre alto e la sua voce parla a tutti. Sta parlando a grandi e piccoli.
In questo senso, Vasco rappresenta il prototipo di una umanità che il vecchio Tomi, fino al suo ultimo respiro, ha desiderato esistesse: una umanità che sappia fare resistenza, che si opponga con coraggio, avendo cura di chi ha bisogno. Fragili, piccoli, poveri, ultimi...
Il canto del cigno è quindi anche il canto di un uomo giusto, rivolto ai bambini e alle bambine, agli uomini e alle donne. 
Un canto che, oggi più di ieri, si dovrebbe avere il coraggio di cantare.

 
Ma si sa, Ungerer è scomodo e forse è più facile andare a dire in giro che andrà tutto bene.

Carla

Noterella al margine. Neanche una parola sulle immagini perché alla complessità di questo gigante dell'albo illustrato saranno dedicati alcuni incontri di Foto di gruppo con autore in giro per l'Italia.

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