ERA IL MIGLIORE DEI TEMPI,
ERA IL PEGGIORE DEI TEMPI
IL GATTO DEL VECCHIO FORMAGGIO,
Carmen Agra Deedy, Randall Wright, Barry Moser
Rizzoli, 2012
NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)
"'A me piace il formaggio'. Il
senso di meraviglia che scaturì da quella confessione era
spaventoso. anni e anni a recitare la parte del rissoso gatto di
strada tutto schiamazzi, e la sua maschera veniva strappata da
quell'insignificante roditore, capace di mettere a nudo la sua vera
identità. Doveva ammetterlo, però: come gatto non era mai stato
davvero gattoso.
'In effetti, io adoro il formaggio',
rettificò.
'E chi non lo farebbe', squittì
Pip."
In effetti, anch'io adoro il formaggio
e insieme al formaggio adoro le belle storie. E questa lo è.
Un gatto di strada anomalo che viene
'stipendiato' dal padrone della locanda di Londra dove si degusta il
miglior formaggio di tutta l'Inghilterra perchè allontani i topi
dalle sue cantine. Il popolo dei topi che brulica in questo libro, e
che imperversa in ogni angolo recondito del Ye Olde Cheshire
Cheese, è guidato da un topo anch'esso piuttosto anomalo. Forse
per il nome che porta, di dickensiana memoria, Pip è infatti un fine
letterato e un grande sapiente. Intorno ai due protagonisti
principali, entrambi pazzi per il formaggio, la complessa storia si
snoda con ritmo incalzante, colpi di scena, atmosfere un po' sordide
di una Londra vittoriana, narrata sullo sfondo. Davanti ai nostri
occhi sfrecciano gatti sanguinari, topine intraprendenti, corvi
regali, cuoche sopraffine, cameriere intriganti, persino una regina
in incognito per una notte e, sopra ogni cosa, lui, un romanziere in
cerca di ispirazione, il migliore fra tutti: Dickens. Dalla sua
posizione defilata osserva ogni cosa e annota. Lui capisce e riesce
a cogliere amicizie improbabili fra un gatto e i topi e i sotterfugi
della servitù e di un altro gatto, assetato di vendetta.
Il gatto del Vecchio Formaggio è
un romanzo esemplare in cui lealtà, amicizia, consapevolezza,
fierezza si contrappongono a vigliaccheria, pochezza d'animo,
rancore.
Il libro è molto ben scritto e ancor
meglio illustrato ed è davvero molto gradevole la lettura che ha
ritmi e registri linguistici sempre diversi e inaspettati. Non ha lo
spessore del romanzo inglese dell'Ottocento, va da sé, ma personaggi
e luoghi ne riecheggiano degnamente molte caratteristiche e i topoi
dickensiani ci sono tutti: la povertà, l'oppressione, il riscatto,
la nobiltà d'animo, il sacrificio, il Bene e il Male che vanno a braccetto.
Che il libro sia stato scritto da due
Yankee (loro stessi si compiacciono di definirsi così) lo si
percepisce per esempio nel continuo contrapporsi tra Buoni e Cattivi,
secondo uno schema un po' troppo manicheo. Gli americani sono
'maestri' insuperati in questo cliché e tu lettore alla fine non
puoi sottrarti al loro gioco e non puoi non parteggiare per il gatto
'vegetariano' che ha fatto outing e per il suo amico topo che legge e
scrive, anche se un po' troppo lentamente.
E sia.
Ma, attenti, è Dickens il fondamento:
Era il tempo migliore e il
tempo peggiore,
la stagione della saggezza e la stagione della follia,
l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità;
il periodo della luce, e il periodo delle tenebre,
la primavera della speranza e l’inverno della disperazione.
Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi;
eravamo tutti diretti al cielo, eravamo tutti diretti a quell’altra parte.
A farla breve,
gli anni erano così simili ai nostri,
che alcuni che li conoscevano profondamente
sostenevano che, in bene o in male,
se ne potesse parlare soltanto al superlativo.
Le due città
Charles Dickens
la stagione della saggezza e la stagione della follia,
l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità;
il periodo della luce, e il periodo delle tenebre,
la primavera della speranza e l’inverno della disperazione.
Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi;
eravamo tutti diretti al cielo, eravamo tutti diretti a quell’altra parte.
A farla breve,
gli anni erano così simili ai nostri,
che alcuni che li conoscevano profondamente
sostenevano che, in bene o in male,
se ne potesse parlare soltanto al superlativo.
Le due città
Charles Dickens
Carla
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