"THE REST IS SILENCE."
Amleto, William
Shakespeare (Jan Hollm), Andrej Dugin
Salani 2014
ILLUSTRATO PER GRANDI (dai 10 anni)
"Lo spettro appare e scompare
più volte, e ogni volta cresce il panico tra i soldati. Infine,
malgrado la paura, questi osano chiedere allo spettro: 'chi sei e
perché ci appari?' Ma prima che possa rispondere, il gallo canta
annunciando il mattino. Nello stesso istante lo spettro del re
defunto svanisce nella nebbia tra lo stupore delle guardie."
"SOMETHING IS ROTTEN IN THE STATE
OF DENMARK". Il re di Danimarca è morto e un grave sospetto
aleggia sulla sua scomparsa: forse il morso di un serpente, o forse è
stato ucciso in una congiura di palazzo? Amleto, il figlio, lo piange
e sospetta più di altri lo zio che, immediatamente, si è
impossessato del trono vacante che sarebbe spettato all'erede
diretto.
Il repentino matrimonio con la regina Gertrude avvalora agli
occhi di Amleto il sospetto. La conferma arriva dopo il toccante
dialogo con lo spettro del padre che, inquieto, passeggia di notte
lungo le mura del castello e reclama vendetta.
Sopraffatto dalla situazione, Amleto
non trova la forza di vendicare il padre e ragiona sulla morte,
soprattutto sulla propria. Vive in uno stato di grande confusione
della mente che lo porta a rinnegare anche il suo amore per Ofelia,
la figlia di Polonio, consigliere del re.
Ma l'occasione per capire
dov'è davvero la verità arriva -come un deus ex machina- da una
compagnia di teatranti che mettono in scena per il nuovo re Claudio
L'assassinio di Gonzago, qui altrimenti detta La trappola per
topi. Il racconto fatto dallo spettro sulla mura è la trama di
questo dramma.
Un duello finale tra i due giovani, in
cui il veleno scorre nei calici e sul filo delle lame, porta al
trionfo della morte ma anche della verità.
Intrighi, fratricidi, bugie, assassini,
sotterfugi, vendette, guerre alle porte, veleni, sconvolgimenti e
pazzia sono tutti racchiusi entro le mura di un grigio castello sulla
riva del mare, che la nebbia nasconde per gran parte del tempo.
La lettura della tragedia
shakespeariana che Dugin ci dà è quella di un giovane che perde il
suo affetto più caro e si ritrova solo, sconfitto e tradito.
Fin dalla copertina tutto appare molto
chiaro: di spalle, con il capo abbassato, con la spada puntata verso
il suolo, assorto, Amleto pare un ragazzo triste, addirittura un bambino,che
tiene accanto a sé legato con un cordino rosso il suo giocattolo
inutilizzato: la trappola per topi.
Intorno a questa trappola, vero oggetto
simbolo dell'intera lettura figurativa di Dugin, ruotano i diversi
scenari dove essa, ogni volta in scala diversa, fa la sua inquietante
apparizione.
Un libro che brilla nonostante l'alto
contenuto di cupezza che la narrazione di Shakespeare ha in sé.
Brilla, ovviamente e in primo luogo,
perché è Shakespeare. Ma brilla anche per la riduzione del testo
fatta da Hollm (cui rende merito la bella traduzione di Alessandro Peroni)
che coraggiosamente lavora la materia come un abile tagliatore di
pietre, sfaccettando e asciugando senza mai togliere nulla a ritmo e
bellezza del testo shakespeariano. Questo talvolta compare citato
come a voler ribadire il legame con quelle precise parole che sono
all'origine di tutto questo.
Nella carrellata di ritratti dei
singoli personaggi salta immediato all'occhio il gioco, l'ennesimo,
che Dugin fa con l'osservatore: sono tutti volti moderni
'incastonati' in un contesto seicentesco accuratamente studiato e
riprodotto.
La sfida che Dugin accetta
nell'illustrare Amleto, in questa riduzione per piccoli, nasce da un
suo grande amore e rispetto per il teatro e per Shakespeare, in
particolare, e il libro nasce nella mente di Dugin proprio come se
fosse una messa in scena. Colto dominatore di una tecnica raffinatissima, già
vista in passato nel in due fiabe dei Grimm, Sartorello coraggioso
e Le penne del drago (entrambi per la collana Cavoli a merenda
di Adelphi, 2002), e ancora in Le avventure di Abdì
(Madonna, Feltrinelli 2004), sempre a fianco di Olga Dugina, in
questo omaggio alla tragedia di Shakespeare, Dugin è in grado di
creare, a livello figurativo (Hollm e il suo eccellente traduttore lo
fanno con il testo), un legame immediato che attraversa quasi
cinquecento anni di arte e di storia, come se niente fosse. Ma dietro
a tutto, non dimentichiamolo, c'è il Bardo.
Carla
Noterella al margine. Illuminanti gli studi, le
note e l'intervista a Dugin da parte di Ivan Canu che chiudono il libro.
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