SOTTO IL VULCANO
Storia piccola, Cristina
Bellemo, Alicia Baladan
Topipittori 2015
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"'UAAAAAA!' urlò la sua
meraviglia al mondo.
Reginamamma e Repapà scoppiavano di
gioia
e ordinarono che si suonassero
trombe e tamburi e pifferi
e campane e pentole coi cucchiai
e pavimenti con le suole delle
scarpe.
E le cucine reali sfornarono mille e
due volte mille
torte al cioccolato, e frittate coi
funghi
e il formaggio, per fare festa."
Bisogna festeggiare
la nascita di principe Beniamino.
Nato in un
castello, sopra una collina ai piedi di un vulcano, Beniamino arrivò
in un giorno di primavera.
Passò il tempo e Beniamino disse la sua
prima parola MAMMAEPAPÀ, poi disse IO, quindi disse SETE e furono
costruite in ogni dove e per ognuno fontane, in modo che ciascuno
potesse dissetarsi nel nome di Beniamino. Una notte, poi, urlò PAURA
e suo padre sull'orlo di una guerra, non partì e dormì con lui
abbracciato. Poi Beniamino disse PIETRO e si spalancarono le porte e
le finestre del castello per fare entrare mille persone e mille cose,
e anche Pietro. La parola che arrivò per quinta fu LONTANO quando
Beniamino scoprì le cose immaginate, i sogni, i desideri. Quella
bella sera, dalla gioia, mamma e papà convinsero i grilli a tenere
un concerto fuori programma. E così fu.
L'ultima parola che
sentirono di Beniamino fu ARRIVEDERCI. Per l'emozione si agghindarono
a dovere, cacciarono per quel giorno gli attaccabrighe e ordinarono
che si suonassero trombe e tamburi e pifferi e che i cuochi
preparassero torte al cioccolato, frittata coi funghi e il formaggio.
Per fare festa.
Poi, da bravi
genitori quali loro si erano dimostrati, fecero la cosa giusta.
Da me si dice,
squadra che vince non si cambia. Gli immaginari sconfinati di
Bellemo e Baladan li ho già visti in ottima sintonia in un altro
libro illustrato che ho tanto amato, La leggerezza perduta (Topipittori, 2013). Perché non intrecciarli nuovamente per
raccontare la 'piccola storia' di Beniamino?
Con l'incedere di
una poesia e l'atmosfera di una fiaba, questa Storia piccola contiene
in sé un nocciolo di senso che radica in un tema universale, la
relazione tra genitori e figli.
In un modo così tanto originale, per
parole chiave e disegni metafisici che 'misurano' l'infinito,
racconta delle scoperte quotidiane di una creatura in crescita e
della gioia totalizzante di un padre e di una madre nel constatarle.
Racconta dell'improrogabilità del bisogno che un piccolo avverte e
della cura che un grande deve metterci nel soddisfarlo. Racconta dei
desideri e dei sogni che nascono in un cuore nuovo e dell'accoglienza
positiva dei grandi nel favorirli. Racconta delle curiosità e delle
rinnovate sfide che un giovane ha davanti a sé e della soddisfazione
di un genitore nel vederlo cimentarsi.
Racconta di quel baldanzoso
andare alla scoperta e di quel saggio fermarsi sulla soglia e stare a
guardare....
Insomma un tema
enorme che si riduce, è vero, a storia piccola nel suo essere
quotidiano: ciò accade, o forse dovrei dire dovrebbe accadere, in
ogni angolo del mondo, da sempre.
La mia 'piccola
storia', cominciata nell'estremo autunno di 23 anni fa, è andata più
o meno così: con i miei limiti ho accudito, ho accontentato, ho
accolto, ho gioito, mi sono inorgoglita e ora sono ferma sulla soglia
e sto a guardare...non avrei saputo fare diversamente.
Se ho saputo
capirlo, questo grande nocciolo di senso di cui il libro è portatore
bolle, come il vulcano sullo sfondo. Un adulto mediamente normodotato
lo 'capisce', ma che effetto fa su un bambino questo magma
incandescente che cova la montagna, il senso ultimo di questa storia
di tutti i giorni?
È questa la grande
domanda a cui tento di dare la mia personale 'risposta piccola' di
lettrice ostinata.
Caro bambino,
io questa storia te
la leggo perché suona bene,
sembra una poesia,
ed è saggia come
una fiaba,
te la leggo perché
ha disegni immaginifici,
che raccontano il
minuscolo e l'infinito,
perché dice cose
vere, anche se difficili per un piccolino.
Te la leggo per
ragionarci assieme,
per poterti
spiegare chi son io.
Per poter
immaginare chi potresti essere tu.
Te la leggo per
offrirti un seme che forse un giorno attecchirà.
Te la leggo perché
io sono un grande e tu sei un bambino.
Ecco perché.
Carla
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