domenica 1 gennaio 2017

ECCEZION FATTA!

I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
PER FARE MERAVIGLIA 
E PER FARE FESTA


Il meglio di...
un anno di libri, un anno di ragionamenti,  
un anno di recensioni su Lettura candita
Per ogni libro, il nostro perché

(BUM!)



Gennaio 2016

perché:
"Troppo crudele? Troppo esplicito? Troppo politicamente scorretto per i bambini nostrani? Eppure il suo segno appare nel solco di autori molto amati, come Solotareff, in ogni caso pienamente in quella tradizione francese che è una costante presenza nel panorama degli albi illustrati tradotti in Italia. Ma, anche nel disegno, con un quid che lo rende 'pericoloso' e 'dissacrante' agli occhi dei più tradizionalisti. Tuttavia, sebbene anche il disegno prenda direzioni inaspettate, come per esempio quel bel sedere a cuore che corona l'ultima tavola di questo libro, sono piuttosto convinta che la remora che ci ha privato di Mets finora dipenda principalmente da cosa scrive e da come lo scrive.


perché:
"Più è contenuto il segno e più il segno ha contenuto.
Dov'è lo zoo? si muove nella medesima direzione. Nulla di esornativo e di superfluo, solo poco rosso e molto nero, distribuiti tra disegno e testo,una sequenza ordinata e ripetuta di quest'ultimo, quasi un ritornello, un ordine altrettanto preciso nella disposizione degli animali nella pagina di sinistra che vanno accumulandosi fino ad arrivare a riempire quasi del tutto lo specchio della pagina conclusiva con il gufo sul ramo
A seguire, il colpo di teatro finale, preannunciato in verità già dalla copertina e nei risguardi, in cui il rosso entra con prepotenza e il nero pieno si stempera nei toni acquarellati di grigio.
Il vero colpo di coda finale, tuttavia, arriva ancora dopo. Gli animali sono spariti, forse hanno fatto propria la lezione del gufo o forse hanno tristemente e semplicemente abbandonato la ribalta. Al loro posto è comparsa la frase che segna la svolta, ovvero lo scarto che un pensiero divergente genera sul lettore intelligente."

Febbraio 2016

perché: 
"Man mano che ci si avvicina al momento clou della narrazione, il tono perde la sua leggerezza e l'aura di beata incoscienza che permea i primi capitoli. E si finisce col chiedersi come dei bravi ragazzi possano diventare dei piccoli mostri. Salvo poi redimersi, perché siamo pur sempre in un libro per ragazzi. E' sicuramente la parte più originale ed incisiva di tutto il racconto, con la descrizione precisa del meccanismo mentale che porta un gruppo di persone ad avere comportamenti che i singoli non avrebbero mai.
Bella materia di riflessione, descritta in modo non moralistico, al contrario molto aderente alla realtà psicologica dei gruppi di ragazze o ragazzi: l'esclusione e l'inclusione, il farsi trascinare in situazioni sbagliate, il senso di colpa e, perché no?, la presa di coscienza, che può essere il passaggio al diventare grandi."


perché:
"Bello, intelligente, poetico.
La prima cosa che colpisce è la cura formale che gli ha dedicato Amy Nielander, al suo primo albo. La sua formazione da designer affiora in ogni dettaglio: centinaia di coccinelle, disegnate con precisione assoluta, tanto che ognuna di esse ha sul foglio l'esatta misura reale. Il secondo elemento è il punto di osservazione, zenitale rispetto alla pagina. Tutte disegnate in scala 1:1, le coccinelle creano una macchia di colore che attraversa il foglio, che da questo viene 'mangiata', per poi ricomparire in forme geometriche che, come in una stop motion, ricordano le figure stupefacenti che fanno gli stormi di storni nei cieli delle città o le riprese dall'elicottero che sorvola le grandi maratone.
L'effetto visivo è stupefacente e permette all'occhio di 'muoversi' da una visione d'insieme, che altro non è che una forma geometrica multicolore costruita da molti puntini diversi, coleotteri come pixel, a una visione del dettaglio in cui ogni livrea raffigura caso a sé (d'altronde le coccinelle si suddividono in più di 6000 specie diverse).
L'intelligenza, suo secondo pregio, risiede ovviamente nelle idee che il libro contiene. Per prima cosa l'effetto sorpresa che esso crea nel lettore quando dal piano 'narrativo', ovvero dal racconto senza parole di una gara tra piccoli insetti, si passa ad un linguaggio che si occupa della forma. Della forma del libro in sé."

 Marzo 2016
perché:
"Quest'opera di Selznick, forse la più bella, è tante cose contemporaneamente, che meriterebbero tutte di essere approfondite: è un atto d'amore nei confronti del teatro, della sua storia, delle sue leggende; è un atto d'amore nei confronti della città di Londra e delle sue memorie; è un'apologia dell'amore, capace di sopravvivere al tempo e alle ingiurie della malattia. Un amore comunque declinato, fatto di condivisione profonda, di sogni comuni e di grande generosità.
Questo romanzo vale più di decine di storie 'politicamente corrette', volte a rappresentare le diverse facce dell'amore. Più di tutto valgono le testimonianze di vita, talvolta più sorprendenti di qualsiasi invenzione."

perché:
"Irresistibile e necessario. Per vari motivi. Il primo, il più evidente, il disegno dell'architettura e degli interni. Protagonista discreta ma sempre presente, una cittadina del Nord Europa con le sue case viste da fuori e viste da dentro (veri volumi che contengono il quotidiano), probabilmente case di un quartiere popolare, ritratte in alcune giornate con il cielo terso attraversato da una luce tagliente. La luce è infatti la seconda grande protagonista, come testimonia una storia a lei totalmente dedicata. Terzo elemento è il tono che attraversa il racconto: un tono che, già notato, è spiazzante. In una trama costruita sulla assoluta quotidianità, sulla più ovvia normalità, si inseriscono vere e proprie scosse di follia: fulmini a ciel sereno. E' la libertà fatta pensiero che poi diventa narrazione."

 Aprile 2016
"Ci pare di poter cogliere un senso ulteriore che tutta la storia ha in sé. Questo continuo fraintendimento di parole tra gli adulti e il bambino che attraversa l'intera vicenda in cerca di una cena per suo padre non è solo un esercizio di stile, ma piuttosto una spia di una diffusa incomprensione, forse vera e propria incomunicabilità tra i due mondi. Un continuo e ripetuto errore di 'ricezione' che tanto mi ricorda Rodari quando, sul diretto Capranica-Viterbo, raccontava di un uomo vecchio con un orecchio acerbo, che serviva a facilitare una comunicazione tra grandi e piccoli. 
Il cerchio potrebbe chiudersi qui.   
Così facendo, però, non si metterebbe in luce la qualità altissima del disegno, il raffinato gioco finale che fa chiudere in bonaccia la altrimenti turbinosa vicenda. 
Con il crescere della forza del vento, è l'immagine stessa a deformarsi. Prospettive di visione sempre più ardite, con lesine, punteruoli e trincetti che si inclinano sul fondo della pagina, tessuti che si alzano o che si incollano ai corpi, giocattoli che fluttuano, viali alberati che diventano gallerie del vento in cui è impossibile non decollare..."


perché: 
"Possiamo divertirci un mondo con Il libro degli insetti, raffinata produzione inglese firmata da Yuval Zommer e pubblicata in Italia da Electa Kids: serissime tavole, affollate da insetti ed altri invertebrati, che descrivono in estrema sintesi api, formiche, farfalle, blatte, coccinelle, ma non dimenticando altri abitatori del microcosmo come ragni, lumache e lombrichi.
Le descrizioni sono chiare e precise, l'autore si è avvalso della consulenza scientifica di Barbara Taylor, le schede contengono i dati essenziali, ma sopra tutto c'è la qualità dell'illustrazione, precisa senza essere pedante, l'impaginazione movimentata, che impedisce la noia, la presenza del gioco, con un piccolo cerca & trova sparpagliato fra le pagine, che incentiva le già sviluppate capacità di osservazione dei nostri pargoli. Sarà un libro sicuramente apprezzato dai piccoli scienziati/e a partire dai sette anni, ma può essere utilizzato anche prima."
[continua]

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