SOPRAVVIVERE E' UN'ARTE
La
leggerezza è dote rara, soprattutto se diventa la cifra stilistica
nel raccontare le complicate vicende della vita: la morte di una
persona vicina, la malattia, la fatica di crescere e di assumersi
delle responsabilità.
Maestra in questo è Marie-Aude Murail, ma non
le è da meno Sjoerd Kuyper, scrittore olandese, in Hotel Grande
A, pubblicato da La Nuova Frontiera junior.
In
questo romanzo ci potrebbero essere tutti gli ingredienti del
feuilletton: così come ce la
racconta Kos, il giovane protagonista, la vita della sua famiglia è
decisamente complicata. Non solo è morta la mamma, di cui tutti
sentono la mancanza; anche il padre è doppiamente nei guai,
essendosi ammalato gravemente proprio mentre l'albergo che dà da
vivere a tutti è in grave difficoltà.
Mentre lui è ricoverato in
ospedale, tocca ai quattro figli provare a sbrogliare la matassa di
debiti che si accumulano, clienti che se ne vanno e creditori che si
presentano minacciosi alla porta.
Kos
e le sorelle hanno un'età che a mala pena si affaccia, per la più
grande, all'adolescenza; non hanno una grande conoscenza del mondo, e
se questo non bastasse, ci si mettono i guai sentimentali. Libbie
vive le sue prime maldestre esperienze di sesso con un malinconico
ospite fisso dell'albergo, Briek attraversa un'inquietante fase dark,
salvo innamorarsi di un atleta dell'isola di Tuvalu, e la piccola Pel
ama talmente tanto gli animali da passare la notte in riva al mare
insieme a una foca grigia. Ovviamente il cuore di Kos batte
all'impazzata per la bella Isabel, che interviene qua e là nella
narrazione, per raccontare la goffaggine del protagonista, del tutto
inesperto di sentimenti e di relazioni con l'altro sesso.
Il
cuore del racconto, che ha l'aspetto di una registrazione su nastro,
è la descrizione dei tentativi di racimolare i soldi necessari per
non far chiudere l'albergo.
Le soluzioni sono improbabili e sono lo
spunto per un susseguirsi concitato di situazioni esilaranti.
E
qui sta proprio la grande capacità dell'autore di raccontare un
intreccio complesso, e con aspetti anche drammatici, con grande
ironia, sfruttando il punto di vista 'ingenuo' del suo protagonista.
Ci si diverte moltissimo leggendo le pagine fitte di colpi di scena e
di trovate, partenze, tradimenti e ritorni.
La
situazione raccontata, ragazzini che all'improvviso sono costretti ad
affrontare da soli le difficoltà della vita, mi ha ricordato Quindici giorni senza testa, romanzo troppo presto dimenticato di Dave Cousins. In quello però
mancava completamente l'aspetto sentimentale, che invece qui è
centrale.
Posso
immaginare le perplessità di qualche mamma per le poche, pudiche
pagine in cui si accenna agli approcci vagamente erotici fra i
personaggi; ricordo a tutte, però, che fra i best sellers in voga
fra le ragazzine (e intendo dai dodici anni in poi) ci sono dei
romanzi che sono nei fatti una sorta di kamasutra per principianti.
Al contrario, trovo sia felice, in questo romanzo, la descrizione,
delicata ed ironica, dei primi approcci all'amore. Nello stesso tempo
mi sembra particolarmente calzante il ritratto dei rapporti
familiari, oscillanti fra affetto e incomprensioni, legami e gelosie:
il groviglio di sentimenti che segna ciascuna famiglia, a modo suo.
Si
legge questo romanzo scanzonato, e nello stesso tempo molto serio,
con grande facilità, con quel respiro ampio che hanno le belle
storie; lo consiglio, quindi a lettrici e lettori maturi, a partire
dai tredici anni.
Eleonora
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