mercoledì 26 luglio 2017

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


COME UN ALBERO COLPITO DA UN FULMINE


Capita che un albero colpito da un fulmine possa mostrare esternamente pochi segni dell'evento, pur essendo morto, dentro.
Questa metafora descrive bene la condizione di quei bambini-soldato che riescono a sfuggire alla morsa dei loro aguzzini.
Il bambino soldato. Storia vera di un ragazzo che è riuscito a salvarsi dalla guerra, di Keely Hutton, è il romanzo, pubblicato nella Contemporanea della Mondadori, che racconta la durissima vicenda di Ricky, ex bambino soldato nell'Uganda degli anni Novanta.
E' difficile parlare di libri di questo genere, che affondano le loro radici nella realtà, che sia della cronaca o della storia. Personalmente diffido delle storie a tema, in cui spesso prevale l'intento pedagogico nell'andamento del racconto. Ma ci sono eccezioni. Una è rappresentata, ad esempio, dal romanzo curato da Dave Eggers, Erano solo ragazzi in cammino, che ho spesso citato; un altro, I fantasmi di Portopalo, è il drammatico reportage giornalistico di Giovanni Maria Bellu su uno dei primi naufragi di migranti nella storia recente del Mediterraneo.
L'efficacia di queste storie nasce dalla capacità degli autori, di chi raccoglie le esperienze di vita dei protagonisti, di farci entrare completamente in una situazione apparentemente lontana, raccontandoci storie avvincenti come un thriller.
La storia di Ricky Richard Anywar è durissima, crudele, densa di violenza e di sopraffazioni. Racconta della modalità d'azione di uno dei tanti signori della guerra che seminano la morte in tante parti dell'Africa: razzie, uccisioni di massa, rapimento degli adolescenti, maschi e femmine: i primi per andare a ingrossare le fila di questi eserciti straccioni, le seconde per gli scopi che facilmente si immaginano, di 'conforto' dei capi. Ci sono due aspetti che balzano agli occhi: il ribollire di situazioni simili, laddove ci sono guerre civili, scontri fra clan ed etnie, differenze politiche e/o religiose, in territori che superficialmente e ingenuamente riteniamo lontani, e alieni al nostro modo di vivere. Ma ricordiamo la guerra dei Balcani? E la strage di Beslan? Europa, civilissima Europa, pochi decenni fa. L'altro aspetto, che è poi il centro di questo romanzo, è quello rappresentato da figure tragiche come quella del protagonista e i tanti altri le cui vite sono state spezzate. Tragiche perché riuniscono in sé il ruolo della vittima e del carnefice: spogliati di tutto, a cominciare dai legami familiari, vessati, affamati, umiliati, ridotti in sudditanza materiale e psicologica, questi ragazzini, a volte bambini, diventano attori di atrocità indescrivibili. L'annientamento della volontà, della memoria, dei legami affettivi è parte integrante dell'addestramento. Cosa si è disposti a fare per sopravvivere? E, soprattutto, se ne può uscire fuori? E' possibile il perdono, la riconciliazione?
Senza fare i conti con il passato è impossibile costruire il futuro, ma lo è anche se a vincere è lo spirito di vendetta.
Questa è la cruna dell'ago attraverso la quale è necessario passare.
Keely Hutton è una giornalista e questo le consente di avere uno stile asciutto, quasi distaccato nel raccontare l'inimmaginabile; ma non mancano momenti di poesia, come quando cita la fiaba africana, contenuta nella raccolta Le mie fiabe africane di Nelson Mandela (Donzelli, 2002), della Madre nella luna, le cui lacrime disperate inondano quelle terre martoriate.

Immagino senza difficoltà una miriade di obiezioni al proporre questa lettura a ragazzi e ragazze maturi, direi fra la fine delle medie e l'inizio delle superiori. E' indiscutibilmente un testo dal forte impatto emotivo, che credo abbia senso se alla lettura si possono affiancare spiegazioni, doverose, dei motivi storici economici e politici che queste situazioni creano e alimentano. Nello stesso tempo, questa storia rappresenta un'efficace e dolorosa finestra sul mondo reale, quello stesso mondo reale che spinge tanti disperati sulle nostre coste. Infine mi piacerebbe sapere cosa pensano i nostri ragazzi e ragazze della possibilità di redenzione, di cambiamento, di cui questo libro è testimonianza diretta. Il nostro Ricky, infatti, ex bambino soldato, ora si occupa del recupero dei bambini e dei ragazzi sfuggiti all'inferno.

Eleonora

“Il bambino soldato”, K. Hutton, traduzione di Stefano Andrea Cresti, copertina di K. Negley, Mondadori 2017






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