QUANDO LA VOLPE FECE TESTAMENTO
Ti ricordi ancora, Zoran Drvenkar, Jutta Bauer
(trad. Anna Patrucco Becchi)
Terre di Mezzo Editore 2017Ti ricordi ancora, Zoran Drvenkar, Jutta Bauer
(trad. Anna Patrucco Becchi)
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"Ti ricordi quando le nuvole si sono messe a confabulare e di colpo si è fatto buio e ha cominciato a piovere? Allora abbiamo cercato riparo e abbiamo visto un albero che aveva allargato le braccia come un portiere in attesa del pallone. Ci siamo messi sotto l'albero e abbiamo ascoltato lo scrosciare della pioggia. E a volte le gocce scivolavano tra le foglie e le acchiappavamo con la lingua. E una sapeva di menta e un'altra di pietra fredda. Una era dolce come limonata e un'altra salata come le lacrime."
Forse seduti in un caffè due vecchi amici ricordano pezzi importanti della loro infanzia trascorsa insieme. Condivise le avventure - chi ha paura delle avventure può restarsene a casa - con gnomi in bici che parlano una lingua piuttosto astrusa, capre che disdegnano le mele e giocano a carte, soli da spostare, cani che apprezzano la musica, gocce di pioggia che sembrano diamanti, talpe in cerca di scrittori (poi lo hanno trovato) e volpi che fanno testamento, mandrie di mucche che scuotono persino la Tour Eiffel. E poi la pelle d'oca intorno alle lucciole.
E, per chiudere la giornata, il ritorno a casa dove ci si addormenta, non prima di essersi messi naso contro naso ed essersi promessi l'un l'altra di tornare presto ad altre avventure. E deve essere proprio andata così se, ora da vecchi, son lì a ricordare...
Ricordo per ricordo: esattamente quindici anni fa mi innamorai di Jutta Bauer. Complice Urlo di mamma. Lo regalai immediatamente a mia figlia con una dedica lapidaria: 'SCUSA! (da leggere urlando)' e ricordo di essermi divertita moltissimo a seguire il dibattito che il libro aveva suscitato con quell'urlo materno che faceva a pezzi il piccolo. A onor del vero, i singoli frammenti sono poi ricuciti con cura dalla medesima che conclude chiedendo scusa...Ma tant'è: molti scudi si sollevarono e lo 'bandirono' dalle buone letture per i più piccoli.
A me il dibattito parve subito inconsistente di fronte alla bellezza del disegno e alla autenticità del racconto. Quindi lo ignorai e continuai ad amare in modo incondizionato Jutta Bauer. Poi amai la Pecora Selma, poi amai Emma che ride e che mangia poi mi tolsi il cappello davanti al genio de Il libro delle cose reali e fantastiche. E ancora oggi devo constatare che la Bauer mi pare grandissima nella sua semplicità e leggerezza di segno. Il testo di Zoran Drvenkar, un crescendo dell'immaginazione che tocca vette di non sense notevoli, le ha dato lo spunto per ricorrere ancora una volta al suo naturale ammortizzatore che ha il pregio attutire ogni eccesso per renderlo 'normale', quotidiano.
Nelle grandi tavole a colori che
occupano di solito la pagina destra (talvolta si espandono anche a
sinistra), in una sorta di naturale equilibrio con il molto testo, la
Bauer tranquillizza il suo lettore, lo accarezza con piccoli
accorgimenti: un orso di peluche, frequenti gesti di intesa e di
affetto fra i personaggi, abbracci, corpi piccoli e tondeggianti nei
loro profili sempre vicini e spesso speculari l'uno all'altra.
Pochissimi tratti di grande efficacia per renderli entrambi
immediatamente riconoscibili: lui biondo e riccio, lei con capelli
lisci e scuri. Caratteri che ritroviamo, mutatis mutandis, nei
meravigliosi schizzi a matita che sono il contrappunto attuale di ciò
che il testo racconta essere accaduto nel passato remoto. Ti ricordi
quando...? Come se esistesse un sottile filo che lega il passato al
presente. E noi siamo lì a testimoniarlo.
Certo la sostanza di questa storia sta nella potenza del ricordo, ma io andrei anche un passo oltre, notando come il ricordo talvolta abbia il pregio di distorcersi nella nostra mente, allontanandosi di fatto dalla realtà e mantenendo di sé non tanto i fatti accaduti, ma i sapori, gli odori e i colori. Ed è in questo quid il bello di quanto raccontano Zoran Drvenkar e Jutta Bauer nella commistione di vero e immaginato, di esagerato e normale, di racconto assurdo narrato con una pacatezza testuale che è dovuta anche a una sensibile traduzione.
È di nuovo un fatto di delicato
equilibrio. Raggiunto.
Carla
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