CAPPERI!
Una delle innumerevoli fortune che
comporta lavorare nella casa editrice orecchio acerbo è quella di
ricevere annualmente uno o più barattoli, con preziose etichette disegnate da grafici di chiara fama, di capperi panteschi (e anche
finocchietto selvatico e zibibbo).
I capperi a casa nostra sono molto
amati.
Il professore per esempio è stato visto spesso spalmare della
maionese su una fetta di pane e poi ancorarci sopre numerose palline
di cappero. E mangiarseli così.
Io non arrivo a tanto, ma le frittelle
di capperi ieri hanno allietato la mia temporanea solitudine.
Ingredienti
2 uova
1 pizzico di sale
150 g di farina 00
200 ml di latte
100 g di capperi in salamoia
due pizzichi di aneto secco (o un
rametto fresco)
150 g di patata bollita grattugiata
grossolanamente
olio di semi per friggere q.b
Per prima cosa mettete a lessare due
patate piccole e poi occupatevi delle uova: separate l'albume dai
tuorli che monterete con le fruste finché non raddoppiano il loro
volume (ci vuole un po' di tempo, e io fino all'ultimo ho dubitato
che fosse possibile).
A questo punto ai rossi 'maggiorati'
aggiungete il latte, la farina, l'aneto, la patata bollita
grattugiata alla meglio, i capperi e mescolate delicatamente.
Le chiare che avevate messo da parte
vanno adesso montate a neve ferma e poi aggiunte con la dovuta
delicatezza, mescolando con una spatola dall'alto in basso, a resto
del composto in modo che non si smontino.
Mettere in un padellino abbondante olio
per friggere e quando è caldo (ho imparato da Piccole ricette, fonte
inesauribile di saperi e anche di questa ricetta, che basta mettere
la punta di un bastoncino di legno per vedere la giusta temperatura:
se fa le bollicine intorno al legno vuol dire che l'olio è a
temperatura).
Con un cucchiaio versate un po' (un
cucchiaio colmo è la giusta dose) di composto morbido nell'olio. Non
mettete tante frittelle tutte insieme a friggere, ma solo poche per
volta. Vedrete che all'istante si gonfiano (credo per tutto quello
sbattimento procurato alle uova) e si dorano. Toglietele e mettetele
a scolare dell'olio in eccesso su carta assorbente e mangiatevele
ancora tiepide.
Il fatto che fossi da sola ha
comportato che io le mangiassi anche fredde e, come si dice, fritta è
buona anche una scarpa vecchia...
Carla
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