EL DUENDE, O DELL'INQUIETUDINE
Il catalogo dei
giorni, Luca Tortolini, Daniela Tieni
Kite Edizioni 2017
ILLUSTRATI DA GRANDI
(dai 12 anni)
"Ci sono i
giorni in cui aspetti.
Una risposta, un
risultato medico,
che l'autobus
arrivi.
Non fai caso a molto
altro.
Vai veloce e vuoi
che un altro giorno inizi.
Ci sono i giorni
felici e i giorni tristi."
Come si può
immaginare, in questi giorni le decisioni vengono su da sole. Poi ci
sono i giorni che non ti aspetti, quelli che vengono fuori dai
ricordi, quelli che ti vedono in solitudine e con un gran freddo
addosso, mentre il resto del mondo smania dal caldo. Giorni in cui ci
si sente colpiti, feriti e si vorrebbe ferire per vendetta, ma poi
passa e si rimane lì a chiedersi, ne sarebbe valsa la pena?
E poi ci sono le
giornate stupide oppure confuse in cui si dà inizio a mille cose e
neanche una se ne porta a termine.
E poi ci sono quei
giorni fatali in cui prendi una decisione che sembra un taglio, un
confine da non valicare più. E così deve essere e così è.
Niente paura, ci sono
anche i giorni in cui si ama e in questi non fai altro che viverli. E osi, finalmente, vivere.
Ci sono autori che
della forma catalogo hanno fatto, più o meno consapevolmente, la
loro sigla espressiva ideale.
Luca Tortolini mi pare
uno di loro. L'altra è la geniale Susanna Mattiangeli.
Nei libri di Tortolini
che conosco meglio - Le case degli altri bambini (con le tavole di Claudia Palmarucci, Orecchio Acerbo 2015), che ha vinto come
Opera Prima a Bologna lo scorso anno e L'inconnu (con le tavole di Daniela Iride Murgia, Notari, 2016)- la costruzione
avviene per giustapposizione di scabri elementi singoli che poi,
assemblati, danno un quadro d'insieme su un tema voluto: abitare,
essere un bambino.
Il catalogo dei
giorni questa cifra la dichiara già dal titolo. E altrettanto
presto ci si rende conto che si è in un libro 'da grandi'. Quello
speciale gruppo di 'grandi' che è lì a macerarsi in mille dubbi
esistenziali, che vive tutto attraverso grandi emozioni, che vive
l'imperfezione come una macchia visibile e indelebile, che ama
isolarsi ma anche essere cercato...insomma, gli adolescenti.
Io non so dire se Luca
Tortolini lo abbia scritto, guardando loro o più probabilmente la
propria adolescenza, ma tanta inquieta catena di situazioni io la
ascrivo a chi sta cercando un proprio posto nel mondo.
E
l'adolescenza è il momento per cominciare a farlo.
La forma quasi poetica
che Luca imprime a questa intima e spesso malinconica riflessione
sull'avvicendarsi dei giorni e delle emozioni mi pare distante anni
luce dal catalogo ideale delle giornate di un bambinetto o di una bambinetta di 6 o 7 anni.
Per contrasto è perfetta, nella scelta di poche frasi dal tono
universale nella loro indeterminatezza, per accendere la riflessione
di uomini e donne in erba.
Se è lontana
dall'infanzia è invece puntuale nel descrivere una giovane donna che
aspetta l'esito, forse, di un test di gravidanza, o una figlia che
ricorda, forse, la propria madre nell'infanzia, o un giovane uomo, forse, ferito
nell'orgoglio e anche un po' nell'apparenza, o ancora adulti che con
tragica consapevolezza indossano una maschera pur non volendolo. Senza forse.
Il dialogo silenzioso e
intenso che le illustrazioni creano con il testo è l'altro elemento
che mi conferma una complessità di riflessione piuttosto adulta. E il registro che esse hanno -più spesso 'lunare' e talvolta 'solare' con una sorta di duende che le attraversa- si adegua al tono intimo delle riflessioni di Tortolini.
Kite, peraltro, non mi
sembra nuova a questo 'utilizzo' della forma e del linguaggio
dell'albo anche per un pubblico ben più cresciuto.
E allora ben vengano le
interpretazioni simboliche e anche molto terrene di Daniela Tieni,
che in più di un caso sa raccontare uno stato d'animo collocandolo
in un contesto riconoscibile, dandogli però allo stesso tempo quel
carattere di simbolo universale. I soli su una coperta che deve
togliere un freddo di solitudine ne sono il paradigma.
La tavola conclusiva
vale tutto il resto del libro.
E brava Daniela Tieni, così tanto
cresciuta nella consapevolezza del colore e dello spazio in generale,
e del bianco della pagina in particolare, rispetto a Confesso che
ho desiderato.
Detto che un catalogo
lavora per accumulazione, giustapposizione di immagini e/o parole per
fornire in fondo una visione unica, d'insieme, resta da chiedersi
quale sia l'oggetto di detta visione. Io credo di saperlo, dall'alto
dei miei 57 anni: è la vita.
Carla
Noterella al margine.
Un dettaglio mi ha colpito, l'uso alternato -nell'incipit pressoché
sempre identico a se stesso- dell'articolo determinativo che arriva
felicemente e poi tristemente scompare...chissà. Continuo a
pensarci.
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