mercoledì 12 luglio 2017

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)


Caro Scoiattolo
ho dovuto metterci una notte di riflessioni in mezzo...
Penso e ripenso a lupi e leoni e mi viene in mente che sia io (moltissimo) sia tu (un po' meno, forse) siamo animali sociali. Come sociali sono loro: i lupi, i leoni...
Ti dico questo perché nel lungo processo verso la costruzione di una propria identità gli altri contano un sacco. Da una parte, spesso sono i necessari destinatari di ciò che vogliamo essere. Si può essere gentili o sgarbati senza qualcuno con cui esserlo? Direi di no. Si può essere felici o belli senza qualcuno che sia lì ad attestarlo? Forse.
Dall'altra gli altri contano un sacco nella loro pretesa necessità di indirizzarci di qui o di là. L'educazione non è forse anche un po' mettere le briglie a un cavallo brado? Resti inteso, se all'interno del formicaio non ci fosse educazione e ruoli e regole, non potrebbe funzionare, tuttavia io stessa qualche volta avrei piacere a fare altro, assecondare il mio pensiero in assoluta autonomia.
Non mi riesce: siamo il risultato di natura e cultura, nel loro continuo condizionamento reciproco.
Ah, come sarebbe bello nascere da un prurito...niente lunga elica di DNA ma solo un fogliettino in tasca in cui trovi un paio di indicazioni di partenza (o di arrivo?)


Irrompere nella vita dal nulla e costruirsi da sé.
È capitato a un orso, un orso che non c'era e che poi ci fu.
Oren Lavie ne racconta la storia in un libro fulminante.1
Lo conosci certamente: nasce da un Prurito, diventa grattatina, si mette le mani in tasca, e ne estrae un pezzo di carta che contiene una domanda e tre utili indizi (chapeau! mister Lavie) Tu sei me? 1. Sono un orso molto gentile 2. sono un orso felice e 3. anche molto bello.
E con questo, che non è tutto, ma è già molto, parte. Partono le zampe e parte la sua testa a ragionare. Inanella una collana di bei pensieri, con l'intento di costruire se stesso nel mondo. Va da sé che senza tenere conto del mondo, sarebbe piuttosto complicato farlo. Ne convieni? Così dopo aver ragionato sulla crescita degli alberi e sul silenzio, fa già il suo primo incontro con l'altro da sé: un curioso insieme dato dalla Mucca Mollacciona e dal Ramarro Rilassato che la usa come divano. Per essere uno che arriva dal nulla, l'Orso ha già un bel po' di idee in merito; è come se i tre già si conoscessero da sempre...
La mia riflessione però è un'altra e ne voglio parlar con te per continuare a discutere di come si arrivi a essere quello che si è, coccodrillo che mangia gli scoiattoli o coccodrillo che mangia le banane?
Leone che è cacciatore di cacciatori? O leone che è cacciatore di leoni?
Il foglietto di carta nella sua tasca è un suo, seppur breve, DNA? O dobbiamo già parlare di libero arbitrio?
Una cosa è certa: l'Orso di Lavie una sua direzione l'ha già presa - chi non vorrebbe essere gentile felice e bello?
Meglio non dare per scontata questa risposta, vero?
Ma sia come sia, quell'orso nuovo al mondo, non può fare a meno degli altri per verificare la sua identità, almeno in parte. E se al prossimo giro di pagina gli venisse una gran fame e decidesse che per pranzo un bel brodo di tartaruga ci starebbe proprio bene? Oppure se la petulanza, ma soprattutto l'egoismo del Penultimo Pinguino lo esasperasse a tal punto da prendere la drastica decisione di sferrargli una bella zampata e chiudere così la loro chiacchierata?
Scusa la schiettezza, ma io credo che all'egoismo, ma soprattutto alla fame (che, ora che ci penso, spesso sono padre e figlia) vada trovato un rimedio.
Nella fattispecie, io di natura sarei piuttosto egoista, ma son formica e mi risulta complicato esserlo fino in fondo, tuttavia quando ho fame ho fame.
E adesso ho fame.
Vado a prendermi la mia razione. Ma, mi chiedo, non è mai festa nel nostro formicaio per aver la doppia dose?


Formica sull'orlo di una crisi di inedia

1O. Lavie, W. Erlbruch, L'orso che non c'era (trad. S. Manfredo), Edizioni E/O 2014


Cara Formica,

Mi parli di coccodrilli, Lupi, Orsi…tutta gente che vive dove l’uomo non è di casa. Eppure questo posto esiste in ognuno di noi. Esiste nei bambini, ed è per questo che i libri dedicati a loro pullulano di figure animali addomesticate e di istinti ricacciati nell’ombra, ed esiste anche dentro l’uomo stesso, anche se non lo tollera …dominato come è dall’illusione della razionalità non sopporta che vi siano delle correnti che, inconosciute, determinano la sua identità indebolendo la fiducia del libero arbitrio così come lo ha sempre conosciuto. Questo luogo è la foresta.



Ora io, da buon scoiattolo selvatico quale sono, mi sento di affermare che non vi sia luogo migliore per crescere.
E hai visto, cara Formica, che bella foresta ha fatto crescere il sapiente Wolf Erlbruch attorno al nostro Orso? La sua esistenza comincia qui, davanti ad arbusti meticolosamente riprodotti fino alla più recondita arborescenza, in mezzo a tratti di inchiostro sottilissimi ed insistenti, immersa in una frusciante abbondanza. Proprio mentre la osservavo seguendo con l’unghiolo bacche e foglie, mi è balenata (anche lei dal nulla come un prurito che c’era, e poi non c’era più, o viceversa) una possibile risposta alla tua domanda più interessante: come arriviamo ad essere ciò che siamo. Ecco, forse, cominciamo già contenendo tutta la nostra natura.
Prendi ad esempio le piante: una ghianda contiene già una quercia dentro di se, così come l’orso è già un orso ben prima di saperlo. Deve solo verificarlo, come dici tu.
E certo, il foglietto che tiene in mano è abbastanza enigmatico, ed anche s e so che avresti preferito delle indicazioni più adatti ad un orso selvatico e maestoso, ti faccio notare che probabilmente il punto nodale della narrazione si svolge un passo prima: non sono le definizioni piuttosto a buon mercato indicate sul foglietto che ci devono interessare, ma piuttosto la camminata che il nostro Orso intraprende, foglietto alla mano. E’ la camminata di un cucciolo, una prima esplorazione che (noi lo sappiamo) è solo un antefatto che conduce non sulla soglia della consapevolezza della propria natura, ma solo (!!!) al suo presupposto: la consapevolezza della propria esistenza. E sebbene sia esplosivo che un cucciolo faccia il suo viaggio tutto da solo, noi (non lui!) sappiamo che è un viaggio alla scoperta di qualcosa che è già tutta li. 

 
Come del resto già intere e perfettamente sviluppati sono i personaggi che lui incontra. Hai notato come sono caratterizzati? La precisa sensibilità di Erlbruch si fa notare nella scelta di ogni dettaglio: osserva le sopracciglia della Mucca Mollacciona, la grazia leziosa e campagnola delle sue zampe, guarda la spalluccia sufficiente del ramarro posto di tre quarti, la schiena rigida del Penultimo Pinguino , per non parlare della vertiginosa calata ad altezza tartaruga, in una boscaglia che improvvisamente ci cresce tutta attorno ed invade tutta la pagina…tutto concorre a raccontarci un bosco perfettamente formato, in cui siamo inermi (e inconsapevoli) spettatori, come se tutto esistesse già da molto tempo e noi invece lo rilevassimo per la prima volta…
Proprio come orso…
Come giustamente mi fai notare è una fiaba pensata da adulti sazi per bambini sazi, o semplicemente pensata per un momento dell’infanzia in cui è giusto che essi siano così: appagati, felici e contenti.
Ma temo che il discorso della fame, su come si diventa ciò che si è, sulla scoperta della natura che si nasconde sotto la natura così come la parte vitale del seme si nasconde sotto il duro guscio sia ancora tutta da fare.
E saranno domande.
E saranno grandi camminate nella foresta.

Scoiattolo









Nessun commento:

Posta un commento