LA GENTILEZZA
Storie di animali
per quattro stagioni, Toon Tellegen, Sylvia Weve
(trad. Laura Pignatti)
Sinnos 2018
ILLUSTRATI PER MEDI
(dai 7 anni)
"Una mattina
d'autunno lo scoiattolo era davanti alla finestra e guardava le
foglie che cadevano lentamente e intanto pensava a tutto quello che
doveva fare quel giorno. 'Devo comprarmi un cappotto caldo per
l'inverno', pensò.
Devo trovare un
regalo per il grillo che compie gli anni domani. Devo andare a
trovare il riccio e, se il riccio non è a casa o non mi apre, anche
la tartaruga.
Devo scrivere una
lettera, non so più a chi, ma devo scriverla."
La
lista delle cose da fare prosegue per una intera pagina. Sono cose
anche molto diverse tra loro, spazzolarsi la coda oppure dire al
coleottero che a volte anche lui è triste, ma che poi passa, senza
sapere perché.
A
chiudere questo lungo elenco, due doveri necessari: sapersi
accontentare e aprire la porta. Fatte entrambe le cose, lo scoiattolo
riconquista la propria libertà e il proprio armonico stare nel mondo
che lo circonda. Si arrampica sul ramo e tira un gran respiro,
dicendo a se stesso che la cosa sola che deve veramente fare è...
niente.
Nello
stesso bosco, qualche tana più in là, c'è l'oritteropo che
riflette sul nascondersi. Non lo ha mai fatto fino a oggi e
l'esperienza sembra interessante, anche se sconosciuta.
Contemporaneamente nella tana di orso, orso è lì che fa le
divisioni con le torte che ha preparato per gli altri, ma c'è sempre
qualcosa che non torna nei suoi conteggi. Questo capita anche al
millepiedi con i propri piedi. Il tasso, invece, ha i suoi problemi
con una casa troppo grande e dispersiva a tal punto da smarrire gli
invitati per il tè.
Anche
la talpa è molto ospitale e con il lombrico organizza una festa per
chi ha organizzato la festa: due invitati, ma molto divertimento.
Ricevere persone a casa è anche il tema che polarizza la giornata
del maggiolino. Il leone nella tana riflette sulla propria immagine
allo specchio e l'orsetto lavatore cerca solo di dormire.
All'aria
aperta invece che cosa succede? Uno scoiattolo è appena atterrato
sulla schiena di una balena, un rinoceronte e un ippopotamo discutono
su un ponte, una tartaruga si carica la schiena di animali e una
rondine organizza la sua festa aerea.
Gioia.
Ci sono autori senza i quali la vita terrena sarebbe peggiore.
A
ciascuno il proprio elenco, nel mio, Antonius
Otto Hermannus Tellegen
occupa il posto d'onore. Per almeno tre importanti ragioni. Ragioni che
trovano conferma anche in questo suo ultimo libro di racconti, nato
due anni fa in Olanda e portato in Italia con opera più che
meritoria da Sinnos, nella collana 'I tradotti'.
La
prima: Toon Tellegen è un creatore di mondi.
Un
mondo apparentemente conosciuto e riconoscibile - un bosco - ma
concepito secondo un ordine 'altro'. E in questo bosco 'diverso',
abitano e agiscono animali anch'essi conosciuti e riconoscibili -
rinoceronti ed effimere, lombrichi e leoni - che però della loro
natura conservano un nucleo primigenio, su cui si aggiunge un
pensiero e un'azione più complessa e stratificata. Che ha a che fare
molto di più con l'umanità (nel bene e nel male) che non con il
mondo animale, in senso stretto.
In
questa prospettiva, per esempio, l'orso non perde mai le sue
caratteristiche da orso che lo qualificano, ma a queste se ne
aggiungono altre che trovano la loro ragion d'essere esclusivamente
nel modo di essere degli umani.
Toon
Tellegen, al pari di altri creatori di mondi come Ponti o come la
Jansson, mette nelle tane delle talpe e degli scoiattoli teiere,
lampadari e divani. Attraversa il surreale e l'assurdo diventa
consuetudine.
Nel
contempo gli orsetti lavatori si addormentano sotto le foglie. Questo
continuo cambio di registro è una gioia per il nostro cervello che è
in all'erta costante, meraviglia dopo meraviglia, assurdità dopo
assurdità.
Questo
dialogo tra i due ambiti - animale e umano - ha una deflagrazione
ancora maggiore nella sfera del pensiero.
I
ragionamenti che Tellegen mette in testa e in bocca a un effimera che
non sa cos'è il domani, o a un oritteropo che sente il bisogno di
essere cercato da qualcuno hanno a che fare con la filosofia, in
senso stretto.
Ed
è questa la seconda ragione per amare questo autore e per
condividerlo con il maggior numero possibile di bambini e adulti.
Le
grandi domande, le questioni alla base del pensiero occidentale sono
tutte lì in quel bosco (o deserto, o mare) in cui i suoi animali
agiscono, pensano, riflettono e si addormentano. Un pozzo senza
fondo, una vertigine di questioni, che Tellegen tocca con la
delicatezza del saggio, che non ha bisogno di alzare la voce per
dimostrare e mostrare il proprio punto di vista.
Al
contrario, il più delle volte, dopo lungo riflettere, tutto si
chiude in un sonno ristoratore e la questione rimane aperta, come è
giusto che sia.
Quando
la risposta non viene, è da saggi arrendersi.
Gli
animali di Tellegen sono sapienti e la sapienza deriva dalla loro
consapevolezza di sé e dal grande rispetto che nutrono nei confronti
dell'altro.
In
tal senso si assiste, inevitabilmente a ogni fine di racconto, al
ristabilirsi di un'armonia diffusa che è una carezza per lo spirito.
Figlia
di questo modo di leggere il mondo è la terza ragione per amare
Tellegen, che declinerei con una parola conclusiva e rara, da non
svilire con alcuna spiegazione: gentilezza.
Carla
Noterella
al margine. La vivacità consueta di Sylvia Weve qui scende di
qualche tonalità, anche in senso cromatico, e si allinea alla
delicatezza poetica e surreale del testo. Nel turbinio delle immagini, negli azzardi di prospettiva dà una sua personalissima lettura del mondo geniale creato da Tellegen. Un ultimo pensierino è sul titolo che dal nederlandese all'italiano perde un poco della leggerezza sospesa di 'una mattina, al
principio dell'estate...'
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