venerdì 31 luglio 2020

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

UNO SCUOLABUS GIU’ DAL CIELO


‘Tornando a casa’ di Jason Reynolds è, secondo me, una delle migliori uscite di questa prima parte di anno. Non è un romanzo , piuttosto una raccolta di racconti tessuti insieme da un filo conduttore comune: il suono della campanella che certifica la fine delle lezioni e autorizza i ragazzi e le ragazze a tornare a casa. L’autore racconta dieci storie di giovani che tornano a casa a piedi, disperdendosi nel quartiere.
Si tratta dunque di dieci ritratti di undicenni, raccontati alla loro altezza, dal loro punto di vista.
C’è il lato schifoso, ci sono le questioni esistenziali, i drammi familiare, i segreti, le furbizie, le bravate, su tutto l’amicizia, la famiglia, i grandi e piccoli dolori.
Difficile sintetizzare, ma posso dire che alcune storie mi hanno colpito più di altre: il gruppo di teste rasate, che beffa un paio di giocatori di biliardo per portare un gelato alla mamma, malata, di uno di loro; oppure la ragazzina che impone i suoi brevi show di barzellette alla classe per rendere omaggio al nonno, che le barzellette non le può più raccontare a causa dell’Alzeheimer; oppure la storia di due baci, uno dato per caso, l’altro volutamente, che possono cambiare la vita di due ragazzi. C’è chi corre all’impazzata per sfuggire a un cane, chi trasforma una scopa in un cane per poi farlo diventare uno scuolabus volante, chi invece vola sullo skateboard, diventato una solida corazza.
Insomma dieci storie di ragazzini e ragazzine, ancora lontani dall’adolescenza ma con le prime pulsioni, le prime ribellioni identitarie.
Di questo libro colpiscono due cose: l’adesione alla realtà della narrazione, che ci fa entrare nella vita quotidiana, nelle case, ci fa camminare in quelle strade, entrare nei negozi, come il negozio di caramelle di Ms CeeCee. Un realismo partecipe, che ci porta a condividere timori, dubbi, speranze di ragazzi che potrebbero essere quelli che abitualmente frequentiamo.
L’altro aspetto rilevante è, secondo me, la qualità di scrittura, lo stile che riesce ad adeguare linguaggio e ritmo alle storie che racconta: paradigmatico, per me, il racconto di Pia Foster, la ragazza con lo skate, oggetto di uno scherzo da parte di un gruppo di bulli, in cui c’è anche Marcus, che non avrebbe mai voluto che succedesse tutto questo e forse avrebbe potuto impedirlo e poi spiegare a Pia che non voleva. Ecco, questo racconto, che intreccia il reale e il possibile, è scritto con un ritmo concitatissimo come fosse un rap, che fa volare il lettore al finale che è, come nei concerti, un ultimo inevitabile accordo. Davvero grande tecnica narrativa e grandi capacità anche del traduttore, Francesco Gulizia, che è riuscito a rendere la grande flessibilità linguistica di questo testo. La struttura narrativa, poi, non è per niente dispersiva: i personaggi, con ruoli diversi, passano da una storia all’altra, così i nomi delle strade, che contraddistinguono i capitoli, e lo stesso scuolabus volante che solo alla fine si svela.
Un ultimo aspetto, non secondario: sono abbastanza convinta che un testo così non può non piacere ai diretti interessati, i ragazzi e le ragazze nel pieno di quell’età di mezzo, fra infanzia e adolescenza, così difficile da gestire.
Lettura caldamente consigliata a ragazzi e ragazze dai dodici ai novantanove anni.

Eleonora

“Tornando a casa”, J. Reynolds, Rizzoli 2020


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