UNO SCUOLABUS GIU’ DAL CIELO
‘Tornando a casa’ di Jason Reynolds
è, secondo me, una delle migliori uscite di questa prima parte di
anno. Non è un romanzo , piuttosto una raccolta di racconti tessuti
insieme da un filo conduttore comune: il suono della campanella che
certifica la fine delle lezioni e autorizza i ragazzi e le ragazze a
tornare a casa. L’autore racconta dieci storie di giovani che
tornano a casa a piedi, disperdendosi nel quartiere.
Si tratta dunque di dieci ritratti di
undicenni, raccontati alla loro altezza, dal loro punto di vista.
C’è il lato schifoso, ci sono le
questioni esistenziali, i drammi familiare, i segreti, le furbizie,
le bravate, su tutto l’amicizia, la famiglia, i grandi e piccoli
dolori.
Difficile sintetizzare, ma posso dire
che alcune storie mi hanno colpito più di altre: il gruppo di teste
rasate, che beffa un paio di giocatori di biliardo per portare un
gelato alla mamma, malata, di uno di loro; oppure la ragazzina che
impone i suoi brevi show di barzellette alla classe per rendere
omaggio al nonno, che le barzellette non le può più raccontare a
causa dell’Alzeheimer; oppure la storia di due baci, uno dato per
caso, l’altro volutamente, che possono cambiare la vita di due
ragazzi. C’è chi corre all’impazzata per sfuggire a un cane,
chi trasforma una scopa in un cane per poi farlo diventare uno
scuolabus volante, chi invece vola sullo skateboard, diventato una
solida corazza.
Insomma dieci storie di ragazzini e
ragazzine, ancora lontani dall’adolescenza ma con le prime
pulsioni, le prime ribellioni identitarie.
Di questo libro colpiscono due cose:
l’adesione alla realtà della narrazione, che ci fa entrare nella
vita quotidiana, nelle case, ci fa camminare in quelle strade,
entrare nei negozi, come il negozio di caramelle di Ms CeeCee. Un
realismo partecipe, che ci porta a condividere timori, dubbi,
speranze di ragazzi che potrebbero essere quelli che abitualmente
frequentiamo.
L’altro aspetto rilevante è, secondo
me, la qualità di scrittura, lo stile che riesce ad adeguare
linguaggio e ritmo alle storie che racconta: paradigmatico, per me,
il racconto di Pia Foster, la ragazza con lo skate, oggetto di uno
scherzo da parte di un gruppo di bulli, in cui c’è anche Marcus,
che non avrebbe mai voluto che succedesse tutto questo e forse
avrebbe potuto impedirlo e poi spiegare a Pia che non voleva. Ecco,
questo racconto, che intreccia il reale e il possibile, è scritto
con un ritmo concitatissimo come fosse un rap, che fa volare il
lettore al finale che è, come nei concerti, un ultimo inevitabile
accordo. Davvero grande tecnica narrativa e grandi capacità anche
del traduttore, Francesco Gulizia, che è riuscito a rendere la
grande flessibilità linguistica di questo testo. La struttura
narrativa, poi, non è per niente dispersiva: i personaggi, con ruoli
diversi, passano da una storia all’altra, così i nomi delle
strade, che contraddistinguono i capitoli, e lo stesso scuolabus
volante che solo alla fine si svela.
Un ultimo aspetto, non secondario: sono
abbastanza convinta che un testo così non può non piacere ai
diretti interessati, i ragazzi e le ragazze nel pieno di quell’età
di mezzo, fra infanzia e adolescenza, così difficile da
gestire.
Lettura caldamente consigliata a ragazzi e ragazze dai dodici ai novantanove anni.
Lettura caldamente consigliata a ragazzi e ragazze dai dodici ai novantanove anni.
Eleonora
“Tornando a casa”, J. Reynolds,
Rizzoli 2020
Nessun commento:
Posta un commento