Il dottor De Soto,
William Steig (trad. Mara Pace)
Rizzoli 2020
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Essendo un topo, si rifiutava
di curare animali che fossero pericolosi per la sua specie, e lo
aveva scritto anche sull'insegna. Quando suonavano alla porta, lui e
sua moglie controllavano dalla finestra. Non avrebbero preso in cura
nemmeno il gatto più timido del mondo."
Il dottor De Soto fa il dentista e la
moglie è igienista. Per il suo tocco delicato è diventato molto
famoso e ha una clientela molto vasta. Usa guanti di gomma per essere
il più accurato possibile nei suoi interventi a bocca aperta. Per
gli animali più piccoli usa una normale poltrona da dentista, per
quelli più grandi è lui a raggiungere il campo operatorio con una
scala. Per quelli ancora più grandi ha progettato un complesso
sistema di carrucole che lo tengono sospeso davanti alle bocche da
curare.
La sua professione la esercita con
grande senso di responsabilità e accuratezza ed è per questo che il
giorno in cui suona al suo campanello una volpe dolorante, De Soto e
signora esitano.
Il dilemma è forte: non aprire per non
mettere a repentaglio la propria vita o, prestando fede al giuramento
a Ippocrate, aprire e curare quella povera volpe.
Prevale il senso di responsabilità e
la volpe viene fatta salire a farsi curare. Il dente è estratto e il
dentista è ancora vivo, sebbene la volpe sia stata a un passo dal
divorarlo.
Il dottor De Soto non lascia mai un
intervento a metà quindi fissa per il giorno dopo un secondo
appuntamento per impiantare il dente d'oro che sostituirà il
premolare cariato.
La notte è tormentata tanto per il
paziente quanto per i coniugi De Soto. Ma il giorno dopo tutti hanno
preso la loro decisione. La volpe ha stabilito che alla natura non si
comanda, e che si mangerà dentista e signora, mentre il dentista ha
in mente di concludere il lavoro, salvando la pelle e l'onore.
E poi c'è Steig. La sua grandezza
rende necessario mettere di nuovo tutto a registro: rivedere le valutazioni, i
giudizi, i riferimenti, i pregi, i difetti, i punti di forza e le
debolezze di tutti gli albi illustrati degni di questo nome,
considerati fin qui.
Fermarsi davanti a un gigante dell'albo illustrato e riconsiderare il proprio pensiero.
Non è proprio possibile non tenere
conto della sua opera qualora si voglia ragionare a vario titolo
sull'argomento.
I suoi libri sono mappe per orientarsi. E per questa ragione, potrebbe essere utile mettere a fuoco due o tre punti che lo rendono, si potrebbe dire, normativo.
I suoi libri sono mappe per orientarsi. E per questa ragione, potrebbe essere utile mettere a fuoco due o tre punti che lo rendono, si potrebbe dire, normativo.
Partiamo dalla parte più complicata:
il cosa.
Poi ci spostiamo al come.
E se ci riesce chiudiamo con il perché (o sarebbe più corretto scrivere il per chi?).
Poi ci spostiamo al come.
E se ci riesce chiudiamo con il perché (o sarebbe più corretto scrivere il per chi?).
Cercando di sintetizzare al massimo,
del 'cosa' fanno parte tutti gli elementi che in questo libro hanno a
che fare con la storia, ovvero con i suoi contenuti. Per esempio, la
natura e i comportamenti dei personaggi.
I primi sono i coniugi De Soto, marito e moglie, vera squadra in azione, coscienziosi professionisti, anche disponibili, ma non per questo sprovveduti. Decisamente generosi almeno quanto ingegnosi, determinati e molto coraggiosi.
I primi sono i coniugi De Soto, marito e moglie, vera squadra in azione, coscienziosi professionisti, anche disponibili, ma non per questo sprovveduti. Decisamente generosi almeno quanto ingegnosi, determinati e molto coraggiosi.
Poi c'è lei: la Volpe, disgustosamente
onesta e coerente con se stessa e con la sua indole di volpe. Tema
questo, il rispetto di se stessi, centrale e ricorrente in Steig che
ha collezionato nei suoi libri diverse volpi che facevano le volpi.
A partire dal suo primo libro, Roland
the Ministrel Pig, del 1968.
Il politicamente corretto non c'è, non c'è neanche la piaggeria nei confronti del lettore, non ci sono strizzatine d'occhio.
Niente di tutto questo, lui va dritto al punto, in cerca della verità: un nocciolo della questione, come sempre poetico e filosofico, di certo originale e soprattutto autentico.
Il politicamente corretto non c'è, non c'è neanche la piaggeria nei confronti del lettore, non ci sono strizzatine d'occhio.
Niente di tutto questo, lui va dritto al punto, in cerca della verità: un nocciolo della questione, come sempre poetico e filosofico, di certo originale e soprattutto autentico.
Ed è per questo che, se si è lettori, intorno a tutto
questo 'cosa' dovrebbe essere interessante poter dialogare e confrontarsi.
Di certo, ragionarci.
Di certo, ragionarci.
E, se si è autori, si dovrebbe
prendere tutto questo come canone per provare a scrivere belle
storie.
Ora il 'come'. Ovvero tutto ciò che
attiene a come Steig utilizzi i due codici che si è scelto - parole
e figure - per raccontarci la sua storia.
Sulla lingua di Steig sono state
scritte pagine, libri interi.
E anche tra queste mura, modestamente, certe caratteristiche sono state messe in evidenza.
E anche tra queste mura, modestamente, certe caratteristiche sono state messe in evidenza.
Ricercato ed esatto nell'uso delle
parole (Mara Pace lo traduce con la dovuta cura): la fascia di
flanella, carie al premolare, anestetico, argano, dentina. Cose così.
Evocativo, per esempio nel brevissimo
dialogo tra moglie e marito alla prima citofonata della volpe in cui
è possibile già intuire i caratteri di entrambi: "Quella
povera volpe..." sussurrò alla moglie. "Che cosa
facciamo?" "Corriamo il rischio!" esclamò la signora
De Soto. Premette il pulsante del citofono e lasciò entrare la
volpe." Oppure nello
scambio notturno, a letto entrambi trepidanti, dove tutto si
riconferma in perfetta coerenza con l'idea che ci siamo fatti di quei
due.
Geniale, in quei piccoli colpi da maestro, che parlano una lingua universale che può essere apprezzata tanto dai piccoli quanto dai grandi in una lettura condivisa: "Quando prendo in cura un paziente [...] vado fino in fondo. Anche mio padre era fatto così."
E questa stessa
capacità di essere esatto, evocativo e comunicativo la si ritrova
pari pari nel disegno: lo studio con le varie sale adibite a
clientele diverse, i marchingegni per salire ad altezza bocca e la
strumentazione tutta, gli scorci di strada newyorkese, forse il Bronx
dove Steig è cresciuto e dove ha ambientato chilometri di strisce e
copertine per il New Yorker, bozzetti di vita familiare con la
signora De Soto alla mola e il dottore in giacca da camera...
E poi c'è il suo grande lavoro sull'espressività. È lui stesso che racconta che ogni sua tavola parte da uno sguardo, sorta di centro di gravitazione in cui poi tutto il resto ruota.
E poi c'è il suo grande lavoro sull'espressività. È lui stesso che racconta che ogni sua tavola parte da uno sguardo, sorta di centro di gravitazione in cui poi tutto il resto ruota.
Ora solo due parole
sul 'perché' o sul 'per chi'.
Il 'per chi': per
tutti quei bambini e quelle bambine (e ci metterei anche per quegli
adulti) che hanno voglia di leggere una bella storia e sono in cerca di verità. E come per
incanto, da questo amore per la verità, ne deriva anche il
perché, che scaturisce dal grande rispetto che Steig ha sempre
portato nei confronti dei suoi piccoli e grandi lettori, in nome e
per conto di detta verità. E tutto poi diventa bellezza.
Chapeau!
Chapeau!
Carla
Noterella al margine. A chi fosse interessato, il prossimo incontro di Foto di gruppo con autore, dopo quelli già in programma su Eric Carle e su Tomi Ungerer, sarà dedicato all'arte di William Steig.
Nessun commento:
Posta un commento