ovvero tutto quello che libro non è ma ci ronza intorno...
RATTI! e TOPINI GNUDI
"Hamelin è un villaggio in Germania,
nel Brunswick,
vicino a una città famosa, Hanover,
il fiume Weser , largo e profondo,
bagna a sud le sue mura;
un posto così bello non l'avete mai visto;
ma al tempo in cui comincia la mia storia,
verso la fine del milletrecento,
stringeva il cuore vedere gli abitanti
tormentati da un'orrida invasione.
Ratti!
Sfidavano i mastini, ammazzavano i gatti,
morsicavano i bimbi nelle culle,
col cacio delle trappole facevano merenda,
leccavano la zuppa dal mestolo dei cuochi,
forzavano e svuotavano i barili di aringhe,
nei cappelli più belli facevano la tana,
guastavano persino le ciarle delle donne,
annegando le loro confidenze
in un mare di fischi e di squittii
fitti, squillanti, flebili, stridenti."
(da Robert Browning, Il pifferaio magico di Hamelin, Topipittori 2007)
Tutto questo è preambolo roboante per parlarvi dei
TOPINI GNUDI (più mansueti dei precedenti)
Tutto ciò accade perché le pecore hanno smesso di allattare i loro agnelli e quindi circola di nuovo dell'ottima ricotta tra i miei compagni di GAS.
Un intraprendente signore sardo, dagli occhi inaspettatamente azzurrissimi, figlio di pastore sardo doc, nelle campagne intorno a Roma ha messo su già da parecchi anni una piccola azienda che produce ottimi formaggi di pecora, tra cui una ricotta strepitosa.
Quando arriva a casa il mastello da 2 chili, sono molteplici i modi in cui viene 'attaccato'. Ve ne elenco alcuni.
Montata con un pizzico di zucchero, e poi cosparsa di Saba di mosto cotto è un ottimo dolcino fine pasto che ha basso impatto su glicemie e trigliceridi controllati a vista. Oppure, a colazione spalmata sul pane, oppure infilata con marmellata di visciole dentro dei biscotti di frolla, oppure ancora utilizzata per avvolgere la pasticcona contro l'artrosi del mio vecchio e lento cane (la ricotta si attacca alla suddetta pasticcona e si attacca ancha alla lingua e così va giù che è un piacere...).
Ma il modo principe per utilizzarla sono i topini. In Toscana si chiamano gnudi o topini gnudi ed effettivamente un po' gli rassomigliano...
Facilissimi, velocissimi, buonissimi e soprattutto con la loro meravigliosa forma di pallina.
Vi do le dosi per sfamare 3/4 persone. Ma altri della mia famiglia ed io saremmo tranquillamente in grado di mangiarceli anche tutti in solitudine (persino da crudi).
400 gr. di ricotta di pecora (transeat se è di mucca)
160 gr di farina
80 gr di parmigiano grattugiato
1 uovo sbattuto
noce moscata, come se piovesse
sale e pepe
Mettete in una ciotola tutti gli ingredienti, mescolateli e con le mani - meglio se leggermente umide - fate delle palline grandi come noci e disponele in bell'ordine su un piatto.
Fate bollire in una pentola capiente l'acqua, salatela e quindi 'tuffateci' velocemente ma uno ad uno i topini gnudi (come fece il pifferaio ad Hamelin sulle sponde della Weser). Quando vengono a galla, vuol dire che sono cotti e li potete tirar su con una schiumarola (non li scolate come si farebbe con la pasta; devono avere lo stesso trattamento che riservate agli gnocchi).
Per condirli, a casa mia si usa l'amato burro e salvia, ma anche con il pesto son buoni o con la salsa di noci oppure con i carciofi o, extrema ratio, al pomodoro.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento