Chissà
cosa penserete su quello che sto per scrivervi, con tutta probabilità
che dimostro tutti gli anni che ho e che sono decisamente antica.
Comunque, in tutta umiltà, vi propongo una perorazione in favore
delle lingue antiche, quelle in cui hanno scritto alcuni dei
principali artefici del nostro modo di pensare e sentire
In
generale non amo le riduzioni e le riscritture, anche quelle dedicate
ai ragazzi, perché inevitabilmente rappresentano delle parzialità
delle opere da cui si originano; con alcune valide eccezioni, come la
collana dei classici riscritti da noti scrittori, pubblicata
dall’editoriale L’Espresso, quella per intenderci, con I
Promessi Sposi raccontati da Umberto Eco; progetto editoriale che
ha il pregio di rendere fruibili anche ai più giovani testi di
grande complessità, pur mantenendo un buon livello
letterario.
Altra eccezione è data da Le Metamorfosi, dall’originale latino di Ovidio, ridotto e raccontato da Roberto Mussapi. Il grande patrimonio mitologico della cultura classica, nella meravigliosa versione dell’autore latino, diventa un gigantesco e complesso gioco a incastri in cui una storia entra nell’altra o ne è lo sviluppo, in un susseguirsi d’immagini fantasiose e poetiche. Mussapi prova a dipanare l’intricata matassa e ad estrapolare una serie di storie, partendo da Orfeo, il padre della poesia, dal suo canto e dal suo amore impossibile per Euridice, persa due volte forse proprio a causa del suo troppo amore. Orfeo, infatti, riesce a convincere le divinità degli inferi a restituirgli la sposa tanto amata. Lei può seguirlo nel mondo dei vivi, a patto che lui non si volti ma indietro a guardarla; ‘Orfeo sapeva che lei lo stava seguendo, ma all’improvviso ebbe paura di perderla, non riuscì a tenersi, si voltò per fermarla e lei subito, lentamente, riscivolò all’indietro, tendendo le braccia allo sposo per aggrapparsi ed essere riafferrata, ma non strinse altro che aria sfuggente’. Questo testo, ripreso dalla mirabile edizione Einaudi degli anni ’80, è ricco di storie d’amore declinato in tutti i modi possibili, dagli amori violenti degli dei invaghiti di qualche ninfa o di qualche mortale, amori disperati, come quello, struggente, di Eco per Narciso, di amori coniugali, di amori eterni. Di amore che va oltre la morte parla l’ultimo episodio che Mussapi racconta, quello di Alcione e Ceice. Costui, sposo amatissimo da Alcione, parte per mare e muore in un naufragio. Lei lo vede in sogno e ne comprende la fine; pazza di dolore si getta in mare, proprio quando riaffiora dalle onde il corpo dello sposo; gli dei, commossi da tanto inestinguibile dolore, la trasformano in uccello, che volando sul fiore dell’onda riesce a risvegliare Ceice, anche lui trasformato in uccello; e da allora volano insieme. Mito raccontato da una delle più belle poesie del greco Alcmane.
letterario.
Altra eccezione è data da Le Metamorfosi, dall’originale latino di Ovidio, ridotto e raccontato da Roberto Mussapi. Il grande patrimonio mitologico della cultura classica, nella meravigliosa versione dell’autore latino, diventa un gigantesco e complesso gioco a incastri in cui una storia entra nell’altra o ne è lo sviluppo, in un susseguirsi d’immagini fantasiose e poetiche. Mussapi prova a dipanare l’intricata matassa e ad estrapolare una serie di storie, partendo da Orfeo, il padre della poesia, dal suo canto e dal suo amore impossibile per Euridice, persa due volte forse proprio a causa del suo troppo amore. Orfeo, infatti, riesce a convincere le divinità degli inferi a restituirgli la sposa tanto amata. Lei può seguirlo nel mondo dei vivi, a patto che lui non si volti ma indietro a guardarla; ‘Orfeo sapeva che lei lo stava seguendo, ma all’improvviso ebbe paura di perderla, non riuscì a tenersi, si voltò per fermarla e lei subito, lentamente, riscivolò all’indietro, tendendo le braccia allo sposo per aggrapparsi ed essere riafferrata, ma non strinse altro che aria sfuggente’. Questo testo, ripreso dalla mirabile edizione Einaudi degli anni ’80, è ricco di storie d’amore declinato in tutti i modi possibili, dagli amori violenti degli dei invaghiti di qualche ninfa o di qualche mortale, amori disperati, come quello, struggente, di Eco per Narciso, di amori coniugali, di amori eterni. Di amore che va oltre la morte parla l’ultimo episodio che Mussapi racconta, quello di Alcione e Ceice. Costui, sposo amatissimo da Alcione, parte per mare e muore in un naufragio. Lei lo vede in sogno e ne comprende la fine; pazza di dolore si getta in mare, proprio quando riaffiora dalle onde il corpo dello sposo; gli dei, commossi da tanto inestinguibile dolore, la trasformano in uccello, che volando sul fiore dell’onda riesce a risvegliare Ceice, anche lui trasformato in uccello; e da allora volano insieme. Mito raccontato da una delle più belle poesie del greco Alcmane.
Non
so se un testo del genere, e meno che mai le mie parole, possa
rendere la magia della poesia classica; spero che comunque faccia
nascere qualche curiosità e spinga qualche lettore o lettrice
appassionata ad andare alla fonte, spingendosi, da lì, magari in
territorio latino: leggere il testo originale è un’altra cosa, il
ritmo e la musicalità della poesia un po’ si perdono nella
trasposizione in prosa; ditelo ai vostri ragazzi, studiare il greco e
il latino, cosa assai lontana dai loro pensieri, serve ad aprire lo
scrigno di testi meravigliosi e vivissimi, che ci parlano di noi
anche descrivendo gli amori stravaganti di divinità dimenticate.
Al
di là della bellezza poetica, evocata dal testo di Mussapi, Le
Metamorfosi è un testo da ragazzi già grandicelli, dai tredici
anni in poi, per la complessità del testo e dei riferimenti, e per
la cruda descrizione degli amori umani e celesti. Se si vuole un
testo più semplice, che comunque renda l’idea dell’immaginosa
costruzione del testo latino, si può sempre sfogliare l’illustrato
di qualche anno fa, scritto da Laura Russo per La Nuova Frontiera.
Anche qui una selezione di storie, alcune conosciutissime, come il
rapimento di Proserpina, o il carro di Fetonte; anche qui quella
straordinaria commistione, perno dell’opera classica, fra umano e
divino, fra divino e natura, che svela i suoi segreti attraverso il
racconto mitico.
Come
si capisce, la lettura delle Metamorfosi, spesso frammentaria e
incostante, mi accompagna dalla giovinezza, regalandomi ancora un po’
di stupore.
Eleonora
“Le
Metamorfosi”, R. Mussapi con 18 tavole di Mimmo Paladino, Salani
2012
“Le
Metamorfosi. Storie di uomini e dei”, I. Russo e E. Mantoni, La
Nuova Frontiera, 2003
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