La conferenza degli uccelli, Peter Sís
Adelphi, 2013
"Una bella mattina,
al risveglio da un sogno
agitato,
il poeta Attar si accorse
di essere un'upupa..."
E, da upupa, convocò tutti gli uccelli per parlar loro e farli riflettere sulle tante afflizioni del mondo: rivolte, poca acqua e poco cibo, infelicità. Solo un re che abbia tutte le risposte potrà salvarli e l'upupa che conosce molti segreti e ha visto il mondo sa dove trovarlo. Si chiama Simurg e vive sulla montagna di Kaf, aldilà di sette valli.
Il loro lungo e pericoloso
viaggio comincia. Dall'alto, dai quattro angoli della Terra, ogni
cosa pare loro minuscola: i pianeti sono lentiggini, le montagne fili
di perle, i deserti granelli di sabbia, i mari gocce di pioggia.
Come in ogni percorso di
viaggio iniziatico, non tutti gli uccelli arriveranno alla meta,
almeno non nello stesso momento.
Dopo aver attraversato le sette valli, ognuna generatrice di una domanda interiore, di un dubbio esistenziale, solo trenta uccelli dell'intera moltitudine, giunti al loro traguardo, capiranno che il viaggio in realtà sta cominciando solo ora e che le risposte non vanno cercate negli altri, in un altrove esterno, ma sono sempre frutto di un percorso interiore.
Dal poema di Farid ad-Din Attar, poeta sufi della fine del secolo dodicesimo, uno dei principali mistici iraniani, Peter Sís parte a sua volta per un suo personale viaggio iniziatico che lo vede all'opera nel realizzare tavole di una complessità insolita anche per lui.
La complessità del testo ha una rispondenza simmetrica nell'illustrazione che, in alcune tavole, sembra addirittura voler rendere omaggio all'arte persiana, radice prima del libro.
Il senso più profondo del poema e del riadattamento di Sís mi pare possa essere condiviso al pari da un pubblico di lettori in crescita come pure da un pubblico di lettori cresciuti.
Il viaggio meraviglioso e terribile, cui si sottopongono gli uccelli in cerca di risposte e di soluzioni al loro malessere, non mi pare poi troppo diverso o distante dal percorso che ogni adolescente ha di fronte a sé nel naturale passaggio da un'età all'altra.
Ancora di più, la rivelazione finale di Farid ad-Din Attar mi sembra condivisibile e spendibile di fronte a ragazzi che sono in cerca di coordinate sicure per la loro personale rotta di viaggio.
Quindi ben venga la scelta coraggiosa di Adelphi di pubblicarlo nella collana Cavoli a merenda.
Due parole vanno dette sulla qualità editoriale di questo libro. Proprio una settimana fa Roberto Calasso, nel presentare il suo ultimo libro L'impronta dell'editore, ragionava di libri ed editoria. Ogni singolo libro è parte di un tutto. Proprio come ogni singolo uccello è parte di un tutto che lo comprende.
Strabilianti affinità tra libri.
I libri Adelphi, e questo non fa eccezione, si possono considerare capitoli singoli di un libro unico che li comprenda tutti; vale a dire che ogni libro pubblicato va a combinarsi in senso armonico con tutti quelli che lo hanno preceduto e questo dà alla casa editrice una propria 'forma'.
Non tutti la hanno, ma quella di Adelphi da cinquant'anni è sotto gli occhi di tutti.
Carla
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