sabato 13 aprile 2013


NON TUTTE LE CIAMBELLE 
riescono con il buco...

 
Ho acquistato un libro della serie 'Scuola di cucina SlowFood' sui biscotti e piccola pasticceria e lì vi ho trovato la ricetta dei Bùslanéin, tipiche ciambelle piacentine, dicevano.
Dato che benché venuta da altrove, vivo da vent'anni in terra piacentina mi sono stupita di non averle mai incontrate e ho anche fatto riflessioni a partire da qui sugli strani percorsi in cui incontriamo le informazioni.
Non da un contatto diretto, come sarebbe stato logico ma attraverso un testo redatto da persone che sono passate di qua. Un lungo giro per tornare alla base. Peraltro è una cosa comune ormai dato il livello di connessione tra i luoghi del mondo.
Visto che in tutto questo mi mancava l'oggetto concreto mi sono messa a farle, anche perché mi incuriosiva molto il passaggio della ricetta in cui si dice che i biscotti vanno 'scottati in acqua bollente' come i gnocchi.
Il passaggio in acqua in effetti mi ha lasciato un po' perplessa perché si sono molto rammolliti però alla fine il risultato sono stati dei biscotti secchi (le mie non si può certo chiamarle ciambelle) buoni soprattutto bagnati nel latte o nel vino dolce.
Però volevo sapere se erano venuti come dovevano anche perché la ricetta non era corredata da foto e allora ho chiesto ad un paio di vere piacentine. La prima mi ha risposto che non le conosceva, la seconda che il nome bùslanéin lo conosceva ma non rispondeva al biscotto che le stavo facendo assaggiare, senza però darmi informazioni più precise.
A questo punto non mi restava che la ricerca in internet dove ho capito che i veri bùslanéin hanno origini antiche, sono ciambelle del peso esatto di 10 gr, sono tipiche della Val d'Arda e/o Valtidone, ed un tempo venivano infilate in cordoncini di nastro colorato che andavano a comporre una collana che le ragazze del paese indossavano insieme all’abito tradizionale, nel giorno di sagra e/o venivano regalate dai padrini ai cresimandi.
Sulla formula della ricetta ho trovato però un dibattito aperto: sì/no al passaggio in acqua calda che però non deve essere bollente, lisci o rugosi, con o senza farina e/o zucchero sopra. Niente di definitivo.


Quindi vi riporto la mia esperienza a partire dalla ricetta di SlowFood e lasciamo che per altri percorsi arrivi o meno quella vera.

Ingredienti (per 20 pz)
200 gr di farina
90 gr di zucchero
50 gr di burro
1 uovo
8 gr di lievito per dolci
la scorza di 1 limone
sale

Ho disposto la farina a fontana e ho messo al centro il burro a pezzetti, lo zucchero e poi l'uovo, il lievito, la scorza grattugiata di limone e il sale. Ho poi impastato aggiungendo acqua sufficiente ad ottenere un impasto morbido ma consistente.
Da qui ho ricavato delle biscioline di 10 cm circa di lunghezza e un dito di spessore che ho chiuso bene a ciambella.


E qui viene il tuffo in acqua. La ricetta diceva di buttarle in acqua bollente e tirarle fuori appena venivano a galla. E così ho fatto. Il passaggio ha prodotto una schiumosità superficiale interessante, ma le ha rese anche molto fragili e mollicce, il che mi ha impedito di rotolarle nella farina come invece veniva indicato. Ho solo fatto scolare il più possibile l'acqua, le ho disposte su una placca da forno un po' distanziate in previsione della lievitazione e le ho cotte a 180° per circa 20 minuti, fino a che non sono state ben dorate, come raccomandato.
Il risultato lo potete vedere nella foto: biscottoni un po' piatti e molto rugosi leggermente aromatizzati al limone ottimi come già detto per la colazione o il vino dolce.



Gabriella











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