LA VOCE CHE RITORNA
L'eco,
Alessandro Riccioni, David Pintor
Lapis 2013
C'era chi chiedeva con gentilezza, chi con arroganza, chi non sapeva ancora cosa chiedere.
L'eco
ascoltava tutto, anche il silenzio, perché sapeva leggere i pensieri
più segreti.Una domenica mattina, subito dopo le sette, vide arrivare un bambino con il suo papà.
L'eco riceve solo la domenica mattina dalle sette alle undici. I due,
saliti in bicicletta, sono lì puntuali e il papà comincia a
inoltrare le sue richieste per il suo bambino: un trenino ...ino
...ino, quindi un cappello ...ello ...ello ed infine un clarinetto
...etto ...etto. Ogni volta l'eco risponde e il bambino pensa a
tutti i desideri che in -ino, in -ello o in -etto finiscono. Un gioco
molto divertente. Ma adesso tocca a lui. La voce non esce forte, ma
flebile e un po' malinconica, ma il desiderio è talmente impellente
che l'eco lo sente e risponde A M M A e il bambino quella domenica
torna a casa con il papà, un grande sorriso sulla faccia e, dietro
di sé, il desiderio asaudito.
Devo essere onesta. Questo albo giaceva sul tavolo già da un bel
po'. Ci ho girato intorno per un po', ma non trovavo mai la molla che
mi facesse partire per ragionarci sopra. Di norma, quando questo
accade non è buon segno. Vuol dire che nel libro trovo qualcosa che
non mi convince del tutto. Di solito i libri che giacciono troppo a
lungo riprendono poi la strada verso gli scaffali della libreria
connivente. E io alla fine li dimentico.
Con
L'eco le cose sono
andate diversamente. Gli ho dato una seconda possibilità, ovvero
l'ho portato in libreria e l'ho letto con i bambini, per il nostro
ultimo incontro. Ho giocato con loro sui finali delle parole e ci
siamo molto divertiti, un alto tasso di allegria e di eccitazione
-una ventina di bambini che cercano parole nel loro bagaglio
lessicale (una bambina trova anche una rara assonanza tra cassetto e
bassotto!!)- cui ha fatto seguito lo stupore, nel giro di pagina e
nel cambio brusco di prospettiva che di corsa va verso il finale. La
faccia dei bambini era eloquente.E lì ho capito che questo libro è bello.
Così rimuovo rapidamente le remore che avevo rispetto alla 'semplificazione' del tema che mi era parso di leggervi. Sbagliavo.
Questo libro funziona: funziona la silenziosa intesa tra il papà e il bambino, funziona il contesto ventoso e terso in cui Pintor fa correre la bicicletta rossa. Funzionano i piccoli gesti: la presa salda alla tesa del cappello, il papà accucciato per guardare negli occhi il suo bambino. E poi quella mamma un po' beat, che porta il sorriso a quel bambino e al suo papà...
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