...E PARLIAMO ANCHE DI VIOLETTA!
Se
per ipotesi aveste dato un'occhiata alla classifica settimanale di
TTL di un paio di settimane fa, avreste avuto un sussulto, fra lo
stupore e l'orrore. Fra i primi dieci titoli più venduti nelle
librerie d'Italia figurava un titolo di Peppa Pig, tipo gioca e
colora con Peppa, e Il mio diario. Violetta, testo che fa battere
il cuore alle bambine e alle ragazzine dai sette anni ai quattordici
anni.
Fenomeno
'culturale' fra i più tristi, che riesce a far sembrare i libri di
Stilton degni di un Nobel, gareggia in pochezza con i prodotti della
linea top model, che almeno non fanno nemmeno finta di essere
libri.
Il
meccanismo di emulazione che spinge tante ragazzine ad acquistare un
libro inutile, cucito su un personaggio di un telefilm pomeridiano,
fatto di canti balli e ancheggiamenti, è il frutto di un sapiente
lavoro di marketing che espone le ragazzine all'influenza di un
modello sub culturale. Ancora una volta è il palcoscenico ad essere
protagonista ed in esso si muovono personaggi adolescenti in cerca di
successo; non riesco a spiegarmi fino in fondo il meccanismo di
identificazione che rende così accattivanti queste storie, per altro
esilissime, in cui l'unica aspirazione è riuscire ad entrare nel
mondo dello spettacolo. E quale spettacolo! Come se, davvero, non ci
fossero altre aspirazioni possibili.
Dice
lo psicoanalista Pietropolli Charmet: 'il tema centrale della babele
dei linguaggi afferisce al narcisismo, al successo, alla notorietà,
alla popolarità, in una parola alla bellezza.(...) l'obiettivo
centrale della televisione commerciale e dell'universo pubblicitario
è spingere ad acquisire i beni e i mezzi per divenire belli.(...) la
sottocultura del narcisismo stabilisce i canoni cui è necessario
adeguarsi...'.
Dunque,
siamo di nuovo qui, a combattere l'eterna battaglia contro
l'omologazione massiccia a modelli, estetici e non, di natura
commerciale, con la conseguente riduzione dei ragazzi, e dei bambini,
a consumatori inconsapevoli. Con l'aggiunta della triste
contraddizione che questi prodotti, anche editoriali, consentono alle
librerie di vendere forse un po' di più, ma certamente non aiutano a
costruire lettori, perché il pensiero critico, figlio delle
molteplici letture, è nemico mortale dei luoghi comuni e
dell'acquiescenza.
Non
è tanto il fatto che così tante bambine sentano il bisogno di
possedere un sogno, peraltro brutto, in versione cartacea; è la
palese e disarmante adesione a quel modello di giovinezza che questi
prodotti commerciali trasmettono; occhi luccicanti, ansia di non
trovare il libro, sguardo sognante quando si chiede loro che avrà
mai di speciale questa Violetta. Ma non temete, non abbiamo ancora
deposto le armi e, complice una ristampa, abbiamo provato ad
instillare gocce di antidoti in dosi omeopatiche.
Fra
questi, per le ragazzine più grandi può essere proposto L'estate
in cui caddero le stelle, di Cristina Brambilla, in cui la
protagonista, guarda un po', sogna di diventare fisica o astrofisica,
a scelta, grazie al fortunoso incontro con uno scienziato dalle
origini misteriose, inseguito dai servizi segreti di oscuri paesi.
Tutti,
in questa storia, hanno qualcosa da nascondere e nemici da
affrontare. L'impianto narrativo ruota intorno ad un'estate in cui i
diversi destini s'intrecciano e si determinano scelte irreversibili.
Al di là della piacevolezza della narrazione, si apprezzano dei
personaggi femminili diversi dal solito: la protagonista, scienziata
in erba e ciclista provetta, la sua amica del cuore, figlia di una
signora dai dubbi costumi, che aspira a diventare stilista, le
rispettive madri,in fuga da mariti violenti e pregiudizi.
Non
poteva mancare una prefazione di Margherita Hack, prototipo di
meravigliosa 'cattiva ragazza'.
Eleonora
“Il
mio diario. Violetta”, Walt Disney Company Italia 2013
“L'estate
in cui caddero le stelle”, C. Brambilla, Mondadori 2013
novità,
narrativa, consumismo, grandi, grandi temi, modelli femminili.
Nessun commento:
Posta un commento